“No Wash”: Esce allo Scoperto l’Ultima Follia Ambientalista

di Diego Fusaro
La trovata assurda a cui nessuno poteva pensare…
“No wash” è il buffo nome della nuova tendenza del solito ambientalismo neo-liberale. Quell’ambientalismo che non a caso piace all’ordine del discorso dominante sulla plancia di comando. No wash è la tendenza di quegli ambientalisti che ritengono che si debbano ridurre il lavaggio degli indumenti e di sé stessi, magari anche nella prospettiva di non lavarsi mai più.
Lo si potrebbe definire l’ambientalismo “puzzone” per distinguerlo dalle altre molteplici figure che hanno preso piede negli ultimi anni come l’ambientalismo puerile alla Greta Thunberg. Difficile trattenere una risata quando si tratta di queste figure. Un ambientalismo che puzza e ciò non solo in relazione all’odore che è destinato ad emanare ma in relazione al fatto che si tratta del solito ambientalismo che “puzza” di ordine dominante…

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L’Insospettabile Cavallo di Troia: scatta l’Inganno del Panem et Circenses, cade l’ultima Maschera?

di Diego Fusaro
Di importanza vitale e strategica per il modo della produzione capitalistico contemporaneo, è una categoria specifica che, con il lessico dei mercati, definirò la “coolness”, l’essere cool a tutti i costi. Il divertirsi e il vivere la vita come se fosse un happy hour permanente.
Insomma vivere in maniera neo-edonistica, secondo il più perfetto sogno di felicità a buon mercato che il capitalismo rende quotidianamente disponibile per tutti o per quelli che possano permetterselo.
Nel quadro del turbo-capitalismo post borghese che ha preso forma dopo la caduta del Muro di Berlino, l’addomesticamento di ogni pulsione rivoluzionaria anti-sistema avviene tramite la coolness, la variante post-moderna del panem et circenses già noto a Giovenale.
Del resto Pascal ci ha insegnato che divertirsi significa questo: distrarsi pensando ad altro. È chiara la funzione governamentale del divertimento dal punto di vista del potere, anzi il potere più precisamente usa le due leve del divertimento come distrazione o della paura come metodo di assoggettamento…

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Il “Messia” venuto a salvarci e il Tramonto della politica (e della Democrazia)

di Fabrizio Marchi
L’incarico a Draghi ufficializza e, anzi, faremmo meglio a dire, consacra, la fine della politica e della democrazia sostanziale.
La “politica al tramonto” è il titolo di un bel libro del filosofo della politica, Mario Tronti. Mai titolo (ma vale anche per il libro) fu più attuale per descrivere il presente. L’incarico a Draghi ufficializza e, anzi, faremmo meglio a dire, consacra, la fine della politica e della democrazia sostanziale. Perché un conto è il liberalismo e un altro la democrazia. Sono due concetti ben diversi che sono stati unificati per un certo periodo storico – diciamo dalla fine della seconda guerra mondiale fino al crollo del blocco sovietico e alla nascita dell’UE – e che ora tornano a separarsi.
E il bello (si fa per dire…) è che tutte le forze politiche hanno sostanzialmente plaudito alla “scesa in campo del Salvatore”, da quelle tradizionalmente di governo (PD e Forza Italia) a quelle che millantavano di essere “anti-sistema”, cioè la Lega e il M5S…

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Dentro i carrelli vuoti dell’Esselunga

Che nella pandemia Covid 19 non fossimo tutti sulla stessa barca era chiaro dall’inizio.
Ma che dopo tre mesi di lockdown gli unici a guadagnare fossero le catene della grande distribuzione organizzata, di fronte a milioni di persone improvvisamente ritrovatesi a fare i conti con gli stenti dalla mancanza di cassa integrazione o a stipendio ridotto, rappresenta un vero e proprio pugno nello stomaco.
Il governo Conte a marzo vara un decreto con il quale consegna 400 milioni di euro per buoni spesa e pacchi alimentari, che non riescono a sfamare neanche la metà dei richiedenti, ma in compenso quelle risorse pubbliche finiscono in tasca ai supermercati, che beneficiano della quarantena forzata anche aumentando vertiginosamente i prezzi delle merci che “tirano”: frutta e verdura, ma anche prodotti dell’igiene intima e per la pulizia domestica (vedi alcol).
Gli incassi salgono del 20 per cento a livello nazionale. E il “popolo” che fa? Aspetta che l’Inps dia un segno di vita, si stressa telefonando centinaia di volte agli uffici pubblici per fare domande per i bonus, fruga gli ultimi risparmi, si indebita con amici e parenti. Ma soprattutto “rinuncia”…

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Come il Capitalismo sta sfruttando il Cambiamento climatico per fare soldi

di Silvia Granziero
La Groenlandia sarà sempre di più un punto nevralgico nei commerci mondiali tra Europa e Asia, lungo le rotte del Polo Nord. Ancora una volta, l’avidità di un ristretto gruppo di persone – investitori, mossi solo dalle possibilità di guadagno a breve termine – sta condannando il futuro di tutto il Pianeta e dei suoi sette miliardi di abitanti.

Il 2019 è stato il secondo anno più caldo mai registrato nella storia. Più ci si avvicina ai Poli e più gli effetti sono drammatici: al Circolo Polare Artico, il livello di surriscaldamento può essere anche doppio rispetto alle nostre latitudini, perché senza neve solo il 5% dell’energia solare viene riflessa, contro il normale 85-95%.
Le immagini satellitari della Groenlandia raccolte tra il 1992 e il 2018, hanno evidenziato un ritmo di scioglimento dei ghiacci nella regione di molto superiore alle previsioni. Nella finestra temporale considerata, la Groenlandia ha perso circa 3.800 miliardi di tonnellate di ghiacciai – riporta uno studio pubblicato su Nature – con un conseguente innalzamento globale del livello dei mari di circa 10 millimetri…

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Il Capitalismo si è rotto… a spese della collettività

di Valentina Neri
I nostri sistemi economici sono dominati da una Finanza indifferente al bene del pianeta e delle persone.
Ma siamo ancora in tempo per cambiare. Lo sostiene l’economista Mariana Mazzucato nella sua critica al capitalismo.
L’eredità della Crisi finanziaria globale
“Muore il mercato per autoconsunzione”, cantavano i Baustelle. Era il 2008, mancavano solo pochi mesi alla crisi finanziaria che avrebbe sconquassato alle radici un sistema economico globale apparentemente infallibile. A distanza di più di dieci anni, queste parole appaiono profetiche. Il “buco nero” che si è aperto simbolicamente con il fallimento di Lehman Brothers, ha trascinato giù con sé prima l’economia statunitense e poi quella europea, che ha risposto soprattutto a suon di austerity, cioè tagliando la spesa pubblica per riportare in ordine i conti e riconquistare la fiducia dei mercati.
Piano piano le nostre economie si sono lasciate questa tempesta alle spalle, imboccando la strada della ripresa. Ma osservando la “big picture”, il quadro generale, cos’è cambiato? I paesi avanzati sono riusciti a imparare la lezione e virare verso un nuovo modello di sviluppo? Purtroppo, secondo molti analisti, la risposta è no…

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30 anni di Maastricht hanno distrutto l’Italia…

di Thomas Fazi
La Recessione italiana può considerarsi una conseguenza del nuovo regime economico post-Maastricht, adottato dall’Italia a partire dai primi anni Novanta.
In un paper appena pubblicato, il noto economista olandese Servaas Storm, tutt’altro che radicale, si occupa delle cause della “lunga crisi” italiana. La sua conclusione è lapidaria: “Nello studio, dimostro empiricamente come la recessione italiana debba considerarsi una conseguenza del nuovo regime economico post-Maastricht, adottato dall’Italia a partire dai primi anni Novanta”.
Storm nota come fino ai primi anni Novanta l’Italia abbia goduto di trent’anni di robusta crescita economica, durante i quali è riuscita a raggiungere il Pil pro capite delle altre nazioni principali della futura zona euro (soprattutto Francia e Germania).
Da allora, però, “è iniziato un costante declino che ha letteralmente cancellato trent’anni di convergenza”

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Il pesce puzza sempre dalla Casta

di Aristoteles
“Siamo passati dalla cultura della vergogna alla cultura del “vergognaaaaa!” urlato scompostamente in ogni occasione utile. “Vergogna” e “dignità” sono le parole d’ordine di questo momento storico. Urli “vergogna” e reclami “dignità”. È un misto di catarsi e autoassoluzione, che punta inevitabilmente verso il nulla”. Svart Jugend
Una lotta simbolica contro corrotti e corruttori, politici privilegiati ed amministratori disonesti, condotta da un popolo buono e vittima. La casta ci ossessiona, in Italia. A partire dalla pubblicazione del libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, “La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili”, una di quelle opere che, nel loro piccolo, hanno rappresentato lo spirito del tempo. Ormai viviamo nella bolla dell’anticasta come unica forma di critica possibile al sistema esistente.
Poiché però il pensiero critico non si accontenta di questo sterile deserto, di questo dibattito da curva ultrà, vogliamo chiederci: qual è il significato della retorica che si scaglia contro i privilegi del ceto politico? E ancora, a quale uso essa si presta negli attuali rapporti di forza? Andiamo con ordine…

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Si stampano 60 (80) miliardi al mese per le banche, invece di darli a chi inventa lavoro

L’economia dovrebbe essere al servizio della Comunità e se questa ha bisogno di inventare lavoro dignitoso per tutti, l’economia dovrebbe stampare i soldi per arrivare a questo obiettivo.

Tutte le banche mondiali hanno stampato soldi e lo hanno immesso sul mercato, ognuno a modo proprio con formule più o meno diverse e come ritenuto opportuno, ma nessuna banca centrale ha stampato soldi e li ha dati a chi inventa un lavoro dignitoso.

Il fatto di stampare soldi e darli direttamente a chi costruisce lavoro non ha sfiorato minimamente il pensiero di questi esperti e responsabili di grandi decisioni. Si sono scervellati per fare arrivare questi soldi alle banche, che a loro volta, come sta accadendo in Europa, con il “Quantitative Easing” di 60 miliardi al mese, (sì… 60…

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La “putrefazione” politica della Sinistra

Come regalare altri milioni di consensi e voti all’odiato “populismo”, e come al contempo riuscire nell’ardita impresa di farsi odiare visceralmente da quel “popolo” con cui non si hanno più relazioni, né umane né tantomeno politiche?
Ce lo sta mostrando in questi giorni la “sinistra”, o almeno una parte rilevante di questa, intruppatasi a difesa dei Benetton e del capitalismo privato. Le immagini e le parole nauseabonde urtano ogni sensibilità popolare, collaborando col nemico pur di salvaguardare la propria rendita intellettuale messa in crisi dal populismo di governo.

Michele Prospero (foto sotto), ad esempio, ovvero il prototipo più conseguente del baronismo universitario, legato mani e piedi al regime “democratico” post-comunista, così scrive dalle colonne del…

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