Il Limite dei 30 all’Ora e l’Impossibile Certezza di Evitare la Morte

di Rodolfo Casadei 
Commento filosofico-psicanalitico al nuovo limite di velocità introdotto dal sindaco di Bologna Matteo Lepore, perfetta conseguenza politica dello spirito moderno.
Chiamato a giustificare in tivù la decisione di imporre il limite di velocità di 30 km/h nella maggior parte della rete stradale comunale, il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha evocato alcuni recenti casi di incidenti in cui pedoni avevano perso la vita sulle stesse strade dove ora viene imposto il nuovo obbligo. Col recente provvedimento l’amministrazione bolognese intende ridurre il numero e la gravità degli incidenti stradali con conseguenze mortali o altamente invalidanti, ed è sicura di ottenere tale risultato, perché le statistiche dei luoghi del mondo dove la limitazione ai 30 kmh per i veicoli è già in vigore da tempo, mostrano una flessione nel numero dei decessi da incidente stradale.
Sui social i favorevoli al provvedimento portano l’argomentazione all’estremo: anche se dovesse salvare una sola vita umana, il divieto dei 30 km/h è giustificato, perché una singola vita umana vale più di qualunque altra cosa…

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India: Come, ancora una volta, Disinformazione e Paura producono Isteria di massa

di Gabriele Sannino
Stiamo vivendo uno dei più grandi inganni della storia. Come al solito, si approfitta dell’ignoranza per scatenare paura e quindi controllo.
I media di Regime stanno ora sfruttando la carta “India”, approfittando degli usi e dei costumi degli induisti, che non tutti gli occidentali (ovviamente) conoscono. Stanno letteralmente inventando – per esempio – che gli indiani muoiono per strada, quando in realtà moltissimi indiani sono soliti schiacciare pisolini per strada (per loro è normale, ve lo può confermare chiunque sia stato in quel paese!) per non parlare del fatto che lì la gente è talmente povera che, per pochi dollari, può inscenare qualsiasi cosa…

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Per paura di Morire… abbiamo smesso di Vivere!

di Davide Gionco
Non siamo dei vegetali che devono sopravvivere, ma delle persone che desiderano vivere, riempire la propria esistenza di esperienze piacevoli che rendano la vita degna di essere vissuta.
La perdurante campagna di terrorismo mediatico intorno alla pandemia del covid-19 (perché se fosse informazione corretta, sarebbe un’altra cosa) fa leva sul nostro istinto di sopravvivenza: se so che una certa azione comporta dei rischi per la mia incolumità, la evito.
Si tratta di un atteggiamento che funziona bene nel caso di un pericolo immediato, come il rischio di un incidente stradale, ma che non sempre porta dei vantaggi nel caso di situazioni che perdurano nel tempo. Un esempio classico è quello del fumo: tutti sanno che fumare fa male e che riduce la speranza di vita, tuttavia molti fumano (per la cronaca: non sono un fumatore), perché ritengono che fumare sia un “piacere della vita”, che la rende più piacevole, anche se forse più breve…

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Lord Sumption: “Se continua così, la Cura sarà la minaccia più pericolosa per l’Umanità

di Lord Sumption
Secondo un rispettato ex giudice della corte suprema britannica, gli scienziati possono aiutare a valutare le conseguenze cliniche dei diversi modi di contenere il coronavirus, ma non sono qualificati per dire se valga la pena di mettere sottosopra il mondo e di infliggergli gravi danni a lungo termine, come sta avvenendo.
Il Sunday Times ha ospitato un commento di Lord Sumption, un rispettato ex giudice della Corte Suprema del Regno Unito, che offre una prospettiva diversa sulle gravi conseguenze delle politiche adottate per contrastare il coronavirus.

“L’unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa, un terrore senza nome, irragionevole, ingiustificato, che paralizza gli sforzi necessari per convertire la ritirata in progresso”. Le parole sono di Franklin D Roosevelt. La sua sfida era la recessione, non la malattia, ma le sue parole hanno una risonanza più ampia…

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Francesco Oliviero, pneumologo e psichiatra: “Perché nel 2019 con 8 mila persone morte non c’è stata nessuna psicosi? Erano forse morti di serie B?”

Vi consigliamo di ascoltare con molta attenzione questa intervista radio di Marcello Pamio al dottor Francesco Oliviero, medico con specializzazione in psichiatria e pneumologia. Le due specificità più importanti per capire quello che sta accadendo oggi.
“Noi siamo non solo un corpo fisico, ma abbiamo una mente, abbiamo emozioni e a livello più profondo siamo anche delle anime. Tutto questo e siamo collegati con l’ambiente e le informazioni che diamo e riceviamo”. E così, prosegue il dott. Oliviero, “quando si riceve una diagnosi di Covid 19 oggi, si instaurano tutta una serie di meccanismi legati a conflitti biologici personali, il più grave è il conflitto di morte che si va a scaricare su un organo bersaglio che è il polmone. Per questo mi sono arrivate informazioni da reparti di ospedali di Bergamo e Brescia con persone che arrivano in ospedale con sintomologia di influenza, ma subito dopo aver accertato la positività al tampone covid-19, il caso clinico si aggrava in pochissimo tempo e diventa polmonite interstiziale nell’arco di 12-24 ore. Non c’era prima”

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Coronavirus: quello che la paura ci ha ricordato e quello che dobbiamo recuperare

di Andrea Viola
Ormai la nostra vita è cambiata completamente: tutte le nostre certezze e abitudini giornaliere si stanno modificando velocemente a causa del Coronavirus. Certo, non sappiamo dove arriveremo con le precauzioni e le limitazioni, ma qualcosa di positivo forse dovremmo coglierla.
Da ogni difficoltà si possono trarre importanti spunti di riflessione. Per prima cosa vanno ringraziati tutti i medici e tutto il personale ospedaliero. Oltre al massimo rispetto per le persone decedute dopo aver contratto il coronavirus. Fatta questa doverosa premessa, forse una lezione da questa pandemia dovremmo impararla. Il nostro correre veloce quotidiano dando tutto per scontato, oggi pian piano rallenta e ci riporta indietro nel tempo e ai nostri valori primordiali dimenticati. Si perché forse ci siamo dimenticati del valore e della bellezza della nostra vita…

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Ed ora cosa faccio? Scegli di smettere di aver Paura!

di Claudio Guarini
Prima o poi ci arriviamo tutti qui…
Fidarmi di me stesso, fidarmi dell’invisibile, fidarmi dell’energia dell’universo che vede e provvede? Fidarsi di chi? Fidarsi della vita stessa che ti sta dando esattamente ciò che ti serve, ma soprattutto ciò che tu hai chiesto. Forse non sai quando o… forse sì. Forse non sai di preciso cosa o… forse sì. Forse non sai come o… forse sì.
Sta di fatto che ti trovi davanti ad un bivio, perchè al bivio precedente avevi scelto di percorrere la strada che più sentivi in cuor tuo di intraprendere. Forse poteva essere la strada più difficile, ma “difficile” è solo un’idea basata sul concetto di ciò che è duale. Le cose sono quelle che sono. Prendile dall’alto cercando di non farti trascinare emotivamente e dominare da una mente predisposta a preservare se stessa, condannata, purtroppo, dalla paura della sopravvivenza, da una logica di “attacco, premeditazione e difesa”. La paura è tutto ciò che domina chi ha dimenticato chi egli stesso è. Devi, quindi, ricordarti chi sei…

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Il senso di fragilità personale: l’Ipocondria

di Simona Chiari
Cos’è l’ipocondria? L’ipocondria è un disturbo legato all’idea o al timore di avere una grave malattia, a volte anche mortale. Le persone che soffrono di questo disagio, tengono costantemente sotto controllo il loro organismo, verificando di continuo la presenza di eventuali segni di malattia.
La conoscenza produce forza, ma anche preoccupazione. I continui progressi della medicina scientifica ci hanno resi  più consapevoli dei mali che potrebbero colpirci, nel corpo e nell’anima. A dimostrazione di una cultura del presente che è però antica, in occidente siamo diventati ipocondriaci da almeno un paio di millenni: Ippocrate descrisse il concetto di ipocondria nel “Male degli ipocondrici”, come un disordine della mente e dello stomaco, che procurava problemi digestivi, grave melanconia e paura di morire. La connessione di stomaco e tristezza non ci sorprende: i greci pensavano, infatti, che nell’addome fosse situata la sede dei sentimenti e delle passioni umane…

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Insegnava a non avere paura, per questo fu ucciso Osho

Arresto di Osho nel 1985

Osho Rajneesh, faceva paura perché insegnava a non avere paura. Fu assassinato dalla Cia mediante avvelenamento da tallio e morì il 19 gennaio 1990, all’età di 60 anni.
La morte, scrisse, va accolta con gioia: è come “addormentarsi in Dio”. «Che fu assassinato non lo dice un complottista come me», scrive Paolo Franceschetti. «Lo dice lui stesso, lo dicono i suoi allievi, e la storia del suo assassinio è narrata nel libro “Operazione Socrate” di Ida Porta e Majid Valcarenghi, che spiega anche le ragioni per cui venne avvelenato».
Negli anni ‘80, i media lo presentavano come un guru spirituale così anomalo da viaggiare in Rolls Royce, a capo di un clan di appassionati di orge e fumatori di hashish. E lui non faceva nulla per allontanare da sé l’immagine di personaggio incongruente. Secondo Gianfranco Carpeoro, esoterista e studioso di simbologia, il guru indiano emigrato negli Usa aveva capito perfettamente di essere sotto tiro, in pericolo di morte: aveva un enorme ascendente su milioni di giovani, e non voleva fare la fine di John Lennon. Meglio rischiare quindi di passare per ciarlatano, pur di evitare l’omicidio?…

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Sul Morire

Considerazioni sulla morte

di Jiddu Krishnamurti
“… per poter sperimentare la morte mentre siamo ancora vivi, dobbiamo abbandonare ogni sotterfugio mentale, ovvero, tutto ciò che c’impedisce un’esperienza diretta. Siamo plasmati dal passato, dalle abitudini, dalla tradizione, dagli schemi di vita; siamo invidia, gioia, angoscia, zelo, godimento; ognuno di noi è tutto questo, ovvero il processo di continuità… ognuno è attaccato alle proprie opinioni, al proprio modo di pensare ed ha paura che senza i suoi attaccamenti, non sarebbe nulla; allora s’identifica con la casa, la famiglia, il lavoro, gli ideali… ma quanti sono quelli capaci di porre fine a tale attaccamento e realizzare il distacco?…

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