Futuro senza figli… Italia senza futuro

di Mario Bozzi Sentieri
Crisi economica e andamento demografico sono inscindibilmente collegati: se la popolazione non cresce, il paese si impoverisce, venendo a decrescere il prodotto interno lordo.
Intorno a questo rapporto Ettore Gotti Tedeschi, economista di area cattolica, da anni ha costruito le sue analisi sulla crisi italiana, arrivando a denunciare l’ideologia della denatalità e l’ambientalismo neomalthusiano, secondo cui  l’uomo sarebbe il cancro della natura e bisognerebbe ridurne la crescita.
Sulla stessa linea il premio Nobel, nel 1971, per l’economia Simon Kuznets, che ha studiato – già dagli anni Sessanta del ‘900 – il legame tra dinamica della popolazione e crescita economica. Ancora prima era stato un guru dell’economia del XX Secolo, John Maynard Keynes, a mettere in rapporto andamento del Pil e andamento demografico…

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Italia 2020: Quale Identità? Una nazione tra sovranismo, globalizzazione e Unione europea

di Roberto Bonuglia
Italia 2020. Una nazione tra sovranismo, globalizzazione e Unione europea. La nostra identità? Una Nazione ci vuole eccome checché ne dicano i globalisti. Come il Covid-19 ha rimesso in discussione gran parte delle nostre certezze.
La pandemia da Covid-19 ha rimesso “in discussione gran parte delle certezze che fino al giorno prima erano state considerate come dei veri e propri dogmi, sacri e imprescindibili”. Ciò trascende ogni ipotesi “complottistica” imponendo di spostare su un piano meta-politico l’analisi delle conseguenze del coronavirus. Poiché esse vanno approfondite per porsi nuove domande e rinvenire possibili risposte ad una crisi che – indipendentemente dal modo col quale si è originata – rimane “il fatto” che ha mutato profondamente i ménage quotidiani di tutti, rendendo necessario un ripensamento del contesto economico-politico entro il quale si svolgono le nostre esistenze in questa “fase solo apparentemente di caos a cavallo tra un mondo che muore ed un mondo nuovo che nasce”

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Francia: Renaud Camus condannato per aver criticato l’Immigrazione

di Roberto Vivaldelli
Renaud Camus è stato condannato a due mesi di prigione con la condizionale e a risarcire con 1.800 euro due associazioni antirazziste. Motivo? Ha criticato l’immigrazione.
Nuovi guai per lo scrittore francese Renaud Camus. Dopo essere stato condannato per “incitamento all’odio razziale” nel 2014, il fondatore del Parti de l’In-nocence, autore della “Grande Sostituzione” (Le Grand Remplacement), cioè la colonizzazione della Francia (e più in generale dell’Europa) da parte di migranti islamici, come riporta La Verità, è stato nuovamente condannato a due mesi di prigione con la condizionale e a risarcire con 1.800 euro ciascuna delle due associazioni antirazziste costituitesi parti civili, Sos Racisme e La Licra. I giudici gli hanno contestato il reato di”incitazione pubblica all’odio o alla violenza in ragione dell’origine, dell’etnia, della nazione, della razza o della religione tramite parole, scritti, immagini o mezzi di comunicazione pubblici per via elettronica

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Costituzione, significa anche limitare l’Immigrazione indiscriminata

di Davide Mura
Molti, forse troppi, e in ogni caso una minoranza, usano la nostra Costituzione per attaccare le politiche migratorie dell’attuale Governo, che magari non sono il massimo, ma comunque si pongono – pur nei loro limiti – nel solco della difesa delle frontiere e della tenuta sociale del nostro paese.
Costoro infatti si servono di quanto stabilisce la nostra Carta agli artt. 2 e 10, per trasformare il territorio italiano in una sorta di “porto franco” per l’immigrazione di massa. Cosa affatto possibile, poiché, seppure sia vero che l’art. 2 e l’art. 10 pongano una serie di tutele per lo straniero, in quanto persona e in quanto immigrato, è anche vero che la lettura di queste norme non può, né deve essere fatta, a prescindere e addirittura contro l’interesse nazionale e la tenuta sociale ed economica del nostro paese…

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Alexander Dugin: “l’Italia è l’inizio della grande Rivoluzione Populista che cambierà il mondo”

di Dario Ronzoni
Questo non è un momento storico come gli altri. Questo è il momento in cui ha inizio la “grande rivoluzione anti-liberale”: quella del popolo contro le élite, del diritto del cittadino contro il diritto dell’uomo, dell’identità nazionale contro la non-identità globale.
In altre parole, come spiega il filosofo russo Alexander Dugin, controverso ma notevole personaggio dell’estrema destra russa, è l’ennesimo scontro tra “civiltà di mare” (mercantile, dinamica) e “civiltà di terra” (statica, tradizionale). Scontro che in questo caso cambierà le sorti dell’Europa e, si immagina, del mondo intero.
Alexander Dugin è arrivato a Milano per presentare insieme al filosofo Diego Fusaro il suo ultimo libro “Putin contro Putin”, edito dalla casa editrice Aga. Dugin è noto per aver elaborato una “Quarta Teoria Politica” (che supera fascismo, comunismo e liberalismo) ma soprattutto per la sua vicinanza al presidente russo Vladimir Putin (“Non tanto mia – precisa – quanto alle mie idee”). E sono idee piuttosto chiare, in paricolare in geopolitica: “per l’Europa questo è il momento migliore, perché oggi ha la possibilità di ritrovare la sua sovranità, il suo ruolo nel mondo. Può ancora ritornare libera – ma, come è intuibile, non liberale – proprio grazie all’aiuto della Russia”

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Diego Fusaro: “Viviamo in un Totalitarismo Glamour”

di Alessandro Sansoni  
Diego Fusaro, 35 anni, docente all’Istituto Alti Studi Strategici e Politici (IASSP), è un filosofo che ha fatto del “pensare altrimenti e ostinatamente contro” il fondamento della sua riflessione, riuscendo però a scardinare il muro di gomma del pensiero unico imperante e del politicamente corretto.
La ragione c’è, ci spiega. Il sistema mediatico si configura come totalitarismo glamour, tratto tipico della società dei consumi, e deve dunque presentarsi ospitale per essere più convincente e, di conseguenza, tende ad accogliere tutti. Ha sempre funzionato così…

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Dite ai globalisti che gli italiani non vogliono lo Ius Soli

di Alessandro Catto
Davvero risibile il tentativo, visto negli ultimi giorni, di far approvare culturalmente ancor prima che politicamente, l’approvazione dello Ius Soli. Fa ridere quest’opera di pressing, messa in atto dalla solita porzione di sinistra dirittocivilista, antifascista, antirazzista, antipopulista… ma guardacaso mai anticapitalista.
Fa ridere il furbesco tentativo di delegittimare l’opinione popolare e le scelte di un parlamento che, in teoria, sarebbe deputato a rappresentarne le decisioni e non a operare secondo una idea astratta di “giustizia”, produzione propria di una classe di agiati della globalizzazione, di moralisti da ateneo universitario, di cantori della società globale al frequente riparo nella burocrazia statale, che quasi mai vivono le numerose controindicazioni, per italiani e migranti, causate dall’immigrazione…

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Il regime mondialista e i suoi “tragicomici cagnolini da guardia”

Servi del politically correct

di Paolo Sizzi
State certi che più uno si dirà aperto, tollerante e democratico più questo sarà fazioso, arrogante e liberticida, poiché ricolmo di quella classica prepotenza da vigliacchi che promana dalla sicumera degli antifascisti (rigorosamente in assenza di fascismo).
Costoro, a parole, sembrerebbero i tizi più pacati, moderati e disponibili al dialogo del pianeta, salvo poi rivelarsi per quello che sono: pupazzi, utili idioti manovrati dall’alto e usati per spargere come untori i veleni della plutocrazia mondialista, camuffata da progressismo illuminato. Diffidate, dunque, di questi personaggi perché più si atteggeranno da paladini della giustizia e della libertà, più puzzeranno di agenda da dittatoriale pensiero unico…

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Sveglia… il Novecento è finito!

Manipolazione mass-media

di Giampiero Venturi
“Alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena, potete stare a galla…” cantava Battiato negli anni ’80. Più che elitaria o provocatoria, la citazione era attualissima per l’epoca e al tempo stesso antesignana per i tempi a venire.
Se in questi giorni prevalga più la stupidità o la cattiva informazione è difficile a dirsi. Dalla prima, nessuno di noi è immune da millenni; sulla seconda varrebbe la pena riflettere, soprattutto in un’epoca che fa della comunicazione di massa la sua essenza.
Uno spunto ce lo offrono le presidenziali francesi, arrivate all’epilogo già previsto. Dopo un anno di dibattiti sintomatici di come vengano diffuse e percepite le cose, l’aria che si respira sa di riciclo. Tutto sembra già visto o per dirlo in tema, déjà vu

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