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Prof. Franco Berrino: “Ci vogliono tristi e ammalati per far salire il Pil”

“Ci vogliono tristi e ammalati per far salire il Pil. Chi è felice, infatti, non consuma, non cerca cibo o abiti di cui non ha bisogno”.
L’epidemiologo Franco Berrino intervistato dal Corriere della Sera: “C’è bisogno della consapevolezza di non avere bisogno di consumare in eccesso, a dispetto dell’economia”. “Ci vogliono tristi per far salire il Pil. Ma io vi spiego come essere felici”, dice Franco Berrino, 75 anni, medico di lungo corso e epidemiologo, che per molti anni ha lavorato all’Istituto Nazionale Tumori di Milano.
Oggi Berrino promuove la corretta alimentazione, come prezioso strumento per prevenire le malattie e mantenersi in salute. In occasione dell’uscita del suo libro “La via della leggerezza” (Mondadori), il medico è stato intervistato dal Corriere della Sera…

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Il Tempo è denaro o vita? Accelerazione e alienazione nella società moderna

di Paolo Ermani 
Siamo sempre più staccati e sganciati dal ‘tempo’ e dallo ‘spazio’ della nostra vita.
Consiglio ai lettori un libro che inquadra in maniera eccezionale e pienamente centrata, la percezione diffusa che il tempo non ci basti mai. Il titolo è “Accelerazione e alienazione”, l’autore è un sociologo tedesco, Hartmut Rosa.
Ecco alcuni passi tratti dal libro:
«Forse l’aspetto più sorprendente e inaspettato dell’accelerazione sociale, è la spettacolare e contagiosa “carestia di tempo” delle società (occidentali) moderne. Nella modernità, gli attori sociali hanno sempre più l’impressione che il tempo stia loro sfuggendo, che sia troppo breve. Sembra che il tempo sia percepito come una materia prima da consumare al pari del petrolio e che, come questo, sta diventando sempre più caro e costoso»…

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Come funziona il mondo? O ti fai Sfruttare… o non Mangi!

La schiavitù non è stata abolita, è stata solo ridotta ad 8 (o anche più e non pagate) ore al giorno!
Miliardi di esseri umani che si alzano al mattino senza averne alcuna voglia, forzando membra e psiche, ammalandosi di stress ed esaurimenti nervosi, per andare a fare un lavoro del cavolo che li renderà ancora più malati, debilitati nel cervello e nel fisico, e che arricchirà soltanto quel qualcuno che da questo ricatto (o ti fai sfruttare o non mangi), spacciato per diritto, ne ricava ogni privilegio.
In democrazia, quel qualcuno privilegiato viene pure scelto dagli schiavi. Ma cosa vuole di più il capitalismo? Ve lo dico io cosa vuole di più: uno stato sempre più efficiente, con il servo sempre più deficiente! E ci riesce!…

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“L’uomo nuovo” e asservito, è ormai una realtà

di Marco Cedolin
Globalizzazione: la strada più veloce per ottenere l’asservimento dei popoli.
Quando intorno alla metà del secolo scorso, l’elite mondialista che di fatto gestisce le sorti del pianeta e dei suoi abitanti, iniziò a strutturare le basi per la costruzione di un Nuovo Ordine Mondiale o comunque lo si voglia chiamare, di una nuova società che potesse risultare funzionale ai propri interessi, comprese immediatamente come la globalizzazione fosse la strada migliore da percorrere per ottenere il risultato voluto.
Al termine di tutto questo percorso… o meglio all’apice, oggi, l’uomo nuovo e asservito che ne è scaturito, è ormai diventato una realtà concreta, che risulta del tutto aderente al disegno che l’elite mondialista aveva in mente, quando più di mezzo secolo fa iniziò a costruirlo con pazienza…

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Scarsità creata artificialmente

Scarsità creata artificialmente

La creazione e la perpetuazione della scarsità, è un pre-requisito per il mantenimento dei sistemi dittatoriali. È in gran parte attraverso la produzione di scarsità che questo sistema si mantiene, utilizzando la paura del dolore come principale motivatore per il suo funzionamento.
Certo, le condizioni ambientali o altri fattori possono portare a scarsità reali, ma la scarsità artificiale viene costantemente creata dalla classe politica e dall’economia attraverso il consumo eccessivo, lo spreco, lo sfruttamento, la guerra o la preparazione alla guerra, il saccheggio ambientale e l’incapacità di investire in capitale umano di alta qualità, non dando valore alla cura e all’assistenza…

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Consumismo e precarietà… siamo solo merci in scadenza

Consumismo

di Diego Fusaro
Entro i confini alienati della civiltà dei consumi si realizza la profezia che, su basi aristoteliche, già Dante modulava, in merito alla dinamica intrinsecamente smisurata dell’accumulo di ricchezze: “Promettono le false traditrici sempre, in certo numero adunate, rendere lo raunatore pieno d’ogni appagamento; e con questa promissione conducono l’umana volontade in vizio d’avarizia” (Convivio, IV, 12, 4).
Nuovo oppio del popolo, la religione consumista postmoderna, libertaria e sans frontiéres come stadio supremo del capitalismo nella sua fase assoluta, si fonda essa stessa sulla precarietà e sull’instabilità, sulla flessibilità e sulla destrutturazione di tutto ciò che è fisso. Infatti, la solidità etica e la stabilità in ogni sua forma (emotiva, lavorativa, sentimentale, esistenziale, ecc.) costituiscono un impedimento alla sua “liturgia”, alla sua circolarità funesta che tutto dinamizza e trasforma, di modo che si mantenga e sempre si intensifichi l’orizzonte della società di mercato…

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Vivere la Vita o… consumare la Vita?

Vivere la Vita

di Rosario Surace
Quanto caos abbiamo nella nostra mente? Eppure l’universo non è caotico, la creazione avviene in armonia, ogni cellula, ogni molecola, ogni atomo, ogni elettrone o particella subatomica, collabora in armonia e in omeostasi con le altre, in un tutt’uno nell’universo quantico.
Armonia, equilibrio e collaborazione: nell’universo non esiste separazione, non esiste resistenza, non esiste difficoltà, la creazione avviene con facilità e semplicità. La nostra società è povera spiritualmente, abbiamo molta difficoltà nel distinguere il senso della nostra vita, per il motivo che non sappiamo di essere vivi, quindi difficilmente, nel corso della nostra esistenza, capiamo cos’è la vita.
La grande contraddizione umana consiste nel fatto che siamo vivi e non possiamo separarci dalla vita, ma non sappiamo vivere. Ma cosa vuol dire vivere la vita? Wiston Churchill descriveva la storia dell’uomo come… “una dannata cosa dietro l’altra”; in sintesi, noi viviamo una vita dannata senza rendercene conto, viviamo nel caos, viviamo nella vita ma non siamo vivi, siamo abituati a consumare la vita senza viverla pienamente…

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Fast Fashion: l’impatto ambientale della moda

Fast fashion

di Paolo Amato
Il settore della moda e del tessile rappresenta la seconda industria più inquinante del mondo, seconda soltanto a quella del petrolio.
Dall’acquisizione delle materie prime, passando per la produzione tessile, fino ad arrivare allo smaltimento del prodotto, l’impatto ambientale della fast fashion e del ciclo produttivo dei prodotti della moda è molto alto.
Sostanze chimiche ed inquinanti legati ai prodotti della moda
Secondo il Fashion Danish Institute, un quarto di tutte le sostanze chimiche prodotte in tutto il mondo sono utilizzate nel settore tessile. Molte di queste si presentano sotto forma di poliestere e altre fibre sintetiche che richiedono grandi quantità di petrolio grezzo. E non è finita: nomi complicati quali ftalati e formaldeide nascondono una subdola minaccia anche per la nostra salute…

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Appartieni a quell’1% della popolazione che spazzerà via le Elite globali?

light dark

Quando parliamo di Elite Globale pensiamo a quell’1% più ricco del mondo, che prospera grazie al consumismo globale.
A costoro non importa del risultato delle proprie azioni, fintanto che esse portano un enorme profitto. Hanno in programma la creazione di un Nuovo Ordine Mondiale, con consumatori ipnotizzati che vivono in un governo mondiale. In questo modo possono rimanere al potere (il che significa che potranno continuare a portare avanti la loro attività) ed i loro consumatori saranno “soddisfatti” (dipendenti) dai loro prodotti, senza rendersi conto dei danni che potranno subire dal consumarli.
Tuttavia, in questo massiccio 99% della popolazione mondiale c’è un minuscolo 1% che potrebbe essere la chiave per ripristinare l’equilibrio del mondo 

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Siamo tutti figli della pubblicità

Manipolazione mediatica

di Paolo Ermani
La pubblicità fa a tutti il lavaggio del cervello, fin da piccoli… quasi nessuno riesce a sfuggire. Siamo bombardati, ci uniformiamo, cresciamo già condizionati.
Ma è ora di dire basta e recuperare relazioni sincere; soprattutto bisogna ricostruire la società secondo valori diversi da quelli per cui vali se compri e se appari. La pubblicità sembrerebbe essere ormai qualcosa che fa parte di noi e forse non si considera abbastanza, quanto la nostra formazione come persone sia influenzata dai suoi parametri, veicolati soprattutto dalla televisione ma anche attraverso una…

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