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Avanti tutta, la scogliera si avvicina!

di Jacopo Cioni
Esistono differenze innegabili fra un paese che detiene la propria sovranità monetaria, ed il controllo della propria politica economica, e uno paese che le ha perse entrambe.
Gli USA sostengono le imprese con denaro anche a fondo perduto con unico vincolo che le aziende non licenzino gli operai, tradotto, in periodo di crisi, lo Stato ti paga gli operai. Non solo sostiene l’economia ma lo fa contenendo la disoccupazione. Questo il trafiletto de Il “Sole 24 Ore”.
“La forma scelta per l’erogazione dei fondi è quella del prestito da restituire (in teoria) entro due anni, senza garanzie reali o personali (coperte dall’ente Sba). Il prestito (assieme agli interessi maturati) deve essere impiegato per il 75% per pagare gli stipendi di 8 settimane, mentre la quota restante va dirottata su mutui o affitti e bollette. Ma il prestito diventa a fondo perduto se si mantengono l’occupazione e i livelli salariali o se si riassumono velocemente i dipendenti licenziati. Più si licenzia, più soldi bisognerà restituire”

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Perché è sbagliata la Task Force sulle fake news (ammesso che esista)

di Alfredo Mantovano e Daniele Onori
Il 4 aprile i media hanno riportato la notizia della costituzione, da parte del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri on. Andrea Martella, dell’Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network. Abbiamo cercato dettagli sul sito della Presidenza del Consiglio, ma non abbiamo trovato nulla.

Andando alla voce Dipartimento per l’informazione e l’editoria – della quale il sottosegretario Martella ha la delega politica – si scopre che esso sarebbe ancora guidato dall’on. Luca Lotti: è propagandare fake news dire che non sembra un sito particolarmente aggiornato? Non si rintraccia alcun elemento informativo né azionando il motore di ricerca della Presidenza del Consiglio, né procedendo a una verifica senza motore di ricerca.
Il primo dato obiettivo è che viene istituita una task force contro le fake news (ma che fatica parlare in italiano!), e dopo due giorni manca una fonte ufficiale dalla quale attingere news. È un rilievo troppo formalistico? Tutt’altro: la pubblicazione sul sito del Governo permetterebbe di leggere il decreto di costituzione della nuova struttura, e quindi:…

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La Luiss fa fuori il prof Gervasoni: “Io cacciato per un tweet sovranista”

di Davide Di Stefano
Se è possibile censurare un movimento perfettamente legale e presente sulla scheda elettorale in nome del contrasto all’ “hate speech”, per le stesse ragioni si può buttare fuori un docente da uno dei più importanti atenei italiani.
Chissà se dalle parti della Luiss (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli) si sono ispirati alle misure draconiane di Mark Zuckerberg, quando hanno deciso di non rinnovare il contratto al professor Marco Gervasoni. La sua colpa? Un tweet risalente al primo luglio scorso, in cui sosteneva le posizioni di Giorgia Meloni, sulla necessità di affondare la nave della Ong Sea Watch.Parole che hanno generato la vibrante protesta dell’Anpi di Campobasso (Gervasoni insegna anche all’Università del Molise) e la recente cacciata del prof dalla Luiss.
“Casualmente dopo l’insediamento del nuovo governo”
Come spiega lo stesso Gervasoni al Primato Nazionale, la comunicazione del defenestramento è stata inaspettata e repentina: “È chiaro che un ateneo privato può decidere o meno se rinnovare un contratto”, precisa Gervasoni, “però mi era stato chiesto di indicare gli orari e le date delle lezioni, la bibliografia etc. E infatti fino a poco fa il mio nome compariva nell’indicazione dell’orario delle lezioni. Poi una settimana prima dell’inizio dei corsi, mi ha chiamato un funzionario dicendomi che il contratto non era stato rinnovato. Questo è accaduto una decina di giorni fa, casualmente poco dopo l’insediamento del nuovo governo”

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La Censura di Facebook? Quello che manca oggi è un Social Network pubblico

di Marco Trombino
Pochi giorni fa è stata pubblicata la notizia che Facebook ha bloccato 23 pagine, tutte legate all’area politico-culturale populista di destra, oppure simpatizzanti dell’attuale governo giallo-verde.
La segnalazione della presenza di questi siti e dei loro contenuti, considerati non conformi alle regole del social, sarebbe partita da Avaaz.org, una ONG americana di ispirazione liberale, fondata da Ricken Patel, persona notoriamente vicina alla “Rockfeller Foundation”.
La motivazione di tale oscuramento era che le pagine avevano violato l’etica del social in tema di migranti, vaccinazioni e antisemitismo. Come era prevedibile, nei giorni successivi sono stati pubblicati articoli indignati da parte di chi invece ha fatto parte di tali gruppi Facebook o semplicemente simpatizzava per i contenuti e per la cultura politica che esprimevano…

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Addio Libertà

Si succedono a ritmo sempre più rapido degli episodi che pare ci riportino, se non al medioevo, almeno al potere assoluto delle monarchie ottocentesche.
Nel giro di poco tempo sono avvenuti i seguenti episodi:
– Marine Le Pen, si è vista revocare nel marzo 2017 l’immunità dal Parlamento europeo di cui è membro; la sua colpa è quella di aver pubblicato sul suo account Twitter tre immagini dell’esecuzione di tre ostaggi da parte dell’ISIS nel 2014.
– Christine Tasin, fondatrice di Résistance républicaine, associazione che si oppone all’islamizzazione dell’Europa, è indagata, a fine febbraio 2017, per aver detto più volte “Islam assassino”, dopo l’omicidio di due agenti di polizia francesi compiuto da islamici, avvenuto nel giugno del 2016, e rivendicato dallo “stato islamico”.
– Padre Jean-Benoît Casterman, ha scritto e diffuso a fine febbraio 2017, nel liceo cattolico di Neuilly, vicino Parigi, in cui insegna, un libro sull’educazione affettiva. In questo libro condanna come farebbe qualsiasi cattolico l’omosessualità e l’aborto, e spiega come sviluppare la propria autentica affettività. Il libro è stato bollato come omofono e ritirato a cura della direzione del liceo cattolico;…

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Ci siamo: la UE crea una rete di censori. La libertà d’opinione è in pericolo!

di Marcello Foa
È da un anno e mezzo che l’Unione europea e gli Stati Uniti preparano il terreno. E ora ci siamo: tra non molto avremo una rete di fact-checkers, naturalmente indipendenti, naturalmente rispettosi di un rigoroso codice etico e naturalmente dediti alla causa suprema: la lotta alle fake news ovvero del mostro che agita i sonni dell’establishment.
Tutto questo, in realtà, come ripeto da tempo, ha un solo scopo: legittimare l’introduzione della censura, limitare l’impatto e la diffusione di idee non mainstream, naturalmente negando che di censura si tratti.
Ma così sarà: non c’è vera democrazia quando qualcuno si arroga il diritto di decide cos’è vero e cos’è falso, e rendendo inviolabile e sacra, quella che in realtà è una pericolosissima forma di strabismo, perché si addita solo una parte del problema, le fake news veicolate dai social media, e si ignora il vero scandalo, che è rappresentato dalla manipolazione delle notizie creata all’interno dei governi, il cui impatto è infinitamente superiore.
Qualunque frottola sulla Siria, sull’Ucraina, sulla Grecia resta rigorosamente impunita, purché abbia origine dentro a un’istituzione, proprio quelle istituzioni che ora pretendono, per il nostro bene, di limitare i confini della libertà di espressione…

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Marcello Foa: bavaglio web, la Fake Democracy che stanno creando

“Non è un caso, è un metodo. Con un pretesto, le “fake news”, e uno scopo finale: mettere a tacere le voci davvero libere”. Marcello Foa avverte: “stanno ingabbiando la libertà sul web”.
Negli Usa, dopo la vittoria di Trump, è partita una massiccia campagna ispirata dagli ambienti legati al partito democratico con l’entusiastico consenso di quello repubblicano, consapevoli che la prima, grande e inaspettata sconfitta dell’establishment non sarebbe avvenuta senza la spinta decisiva dell’informazione non mainstream.
A seguire, un coro: la Germania in primis, ma anche la Gran Bretagna del post-Brexit e, ovviamente, l’Italia del post-referendum…

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Come la sorveglianza di massa ostacola la libertà di espressione su internet

di Nafeez Ahmed
Un recente studio dimostra che le persone potrebbero auto-censurarsi online senza rendersene conto.
Grazie soprattutto alle rivelazioni fatte da Edward Snowden nel 2013, la maggior parte dei cittadini degli Stati Uniti ha ben chiaro che l’intelligence monitora e archivia qualsiasi comportamento online, sia di stranieri che di connazionali.
Avete mai pensato, però, che il fatto stesso di sapere questa cosa potrebbe avervi condizionato a livello subliminale, al punto da farvi smettere di parlare apertamente online di cose che vi interessano? Una nuova ricerca suggerisce che la consapevolezza diffusa della sorveglianza di massa potrebbe minare la democrazia, spingendo i cittadini ad aver paura di esprimere un’opinione di dissenso in pubblico…

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