La Grande Bugia del benessere animale negli allevamenti

Non fatevi ingannare da coloro che dicono di allevare gli animali in modo etico (è solo un ossimoro): la produzione di latte uccide i vitelli ed abbrevia di moltissimo la vita della mamma mucca…
Sempre più spesso si legge di allevamenti in cui si bada al benessere degli animali ed addirittura, che per la produzione di latte (dicono), il vitello non viene allontanato dalla mamma, permettendogli anche di fare le poppate… sì (se è vero…) ma solo finché non raggiunge il peso idoneo per essere macellato (circa 6 mesi).
Agli allevatori, piccoli o grandi che siano, non interessa il benessere animale, ma solo il guadagno che ne possono ricavare, tuttavia, la Verità e le informazioni sull’ingiustizia di sfruttare ed uccidere altri esseri senzienti, stanno venendo fuori ed il forte calo delle vendite dei prodotti latteo-caseari ne è la conseguenza, ed è per questo, che tutti gli allevatori cercano di correre ai ripari, inventandosi la storiella dell’allevamento felice (pubblicità false dove si vedono gli animali felici all’aperto)… non credetegli, vi stanno ingannando!…

Vai all’articolo

Latte “amaro”: ecco la fine che fanno i Vitelli

di Marta Frigerio
La produzione di latte non comporta l’uccisione diretta degli animali. Per questo motivo, i consumatori sono spesso portati a credere che si tratti di una forma di allevamento meno crudele e, dunque, maggiormente accettabile.
Tuttavia, recenti indagini sotto copertura come quella condotta dall’associazione Essere Animali, hanno portato alla luce il lato nascosto di uno degli alimenti in assoluto più consumati.
Se non vengono uccisi, perché è crudele?
Come ogni mammifero, per produrre latte la mucca deve avere un cucciolo a cui destinarlo. Ma se il latte deve diventare la nostra colazione e i nostro formaggi, che fine fa il vitello?…

Vai all’articolo

Clima: una Dieta Vegetariana riduce del 35-50% il consumo del suolo

Si riduce il consumo del suolo e secondo uno studio americano, si riducono anche l’uso di fertilizzanti azotati e le emissioni di gas serra.
Preferire una dieta vegetariana ad una tradizionale carnivora può ridurre del 35-50% il consumo di terre coltivate oggi sempre più “occupate” dall’allevamento intensivo per la produzione di carne. È il risultato di una studio del Bard College (New York) pubblicato su Scientific Reports, che suggerisce anche come questa scelta potrebbe ridurre l’uso di fertilizzanti azotati e le emissioni di gas serra. Gli scienziati sono a caccia di soluzioni per mitigare gli effetti del riscaldamento globale che ci obbligherà a rivedere anche le nostre abitudini alimentari…

Vai all’articolo

Il Consumo di Carne da allevamenti intensivi è insostenibile per il Pianeta

di Tony Weis
Dal 1961 al 2010 la popolazione globale di animali macellati è passata da circa 8 a 64 miliardi, cifra che raddoppierà a 120 miliardi entro il 2050, se proseguirà l’attuale ritmo di crescita. Ma il consumo di carne a questi livelli non è più sostenibile.
Nel 1961, poco più di tre miliardi di persone mangiavano una media di 23 kg di carne all’anno. Nel 2011, sette miliardi di persone mangiavano 43 kg di carne. Dal 1961 al 2010 la popolazione globale di animali macellati è, quindi, passata da circa 8 a 64 miliardi, cifra che raddoppierà a 120 miliardi entro il 2050, se prosegue l’attuale ritmo di crescita.
Basterebbero questi pochi  dati per capire che il consumo di carne è insostenibile. Ci sono ormai letterature sterminate, studi di ogni tipo che lo dimostrano. Insostenibile dal punto di vista ambientale, energetico, agricolo, sanitario e per chi ha a cuore la questione, anche dal punto di vista della sofferenza degli animali. Ma parlare di alimentazione è sempre difficile, perché è un aspetto molto personale. Si creano fazioni irriducibili fra onnivori, vegetariani, vegani con lotte di “religione” dalle varie parti…

Vai all’articolo

Uccidere per lavoro: ecco cosa succede a chi lavora nei Macelli

di Vittoria Salvo
Gli Animali non sono le uniche vittime dell’Industria della Carne: anche gli operai vivono dentro un incubo ai margini della realtà.
Chi lavora nei macelli è facilmente incline a soffrire di “disturbi da stress post traumatico” (PTSD), a causa delle azioni violente perpetrate a discapito di altri esseri viventi. In questo articolo cercheremo di darne un’idea, prendendo in esame il contesto americano, grazie al cospicuo archivio costituito da studi, ricerche e testimonianze.
Lo stress post traumatico vale anche per loro
“Certe volte si presentano strani pensieri nella tua testa. Sei solo: tu con i polli morenti. Dalla natura barbarica dei tuoi comportamenti nascono sentimenti surreali. Stai uccidendo migliaia degli uccelli indifesi: sei un killer”. Queste sono le parole estrapolate dal blog di Virgil Butler, ex operaio di un mattatoio di polli in Arkansas, deceduto nel 2006, rimasto fortemente segnato dall’esperienza lavorativa nel mattatoio e che si è poi dedicato all’attivismo a favore degli animali. Quello che colpisce le persone che lavorano in questi ambienti, si definisce “stress traumatico”…

Vai all’articolo

Carne “sintetica” presto nei nostri piatti. Addio ad allevamento e macellazione di animali

di Michael Pontrelli
La startup californiana Memphis Meats è già in grado di produrre in laboratorio hamburger di manzo e di pollo.
La carne sintetica si candida seriamente a diventare la più grande rivoluzione tecnologica dei prossimi anni. La startup californiana “Memphis Meats” ha raccolto ben 22 milioni di dollari per completare lo sviluppo della cosiddetta “carne pulita” e arrivare sul mercato entro il 2021. Tra i finanziatori, a conferma che si tratta di un progetto molto serio, alcuni dei big dell’economia mondiale: Google, Bill Gates, Richard Brandson e Cargill, una delle più grandi aziende agricole mondiali.
Primo hamburger in vitro degustato nel 2013
La carne sintetica o artificiale, viene prodotta in laboratorio. È un prodotto di carne animale che non è mai stato parte di un animale vivo con l’eccezione del siero fetale. La tecnologia consente quindi di produrre hamburger o polpette senza bisogno di uccidere gli animali…

Vai all’articolo

Il devastante impatto ambientale della carne in un nuovo studio shock

di Francesca Mancuso
Evitare la carne e i prodotti lattiero-caseari è la strada maestra per ridurre il nostro impatto sulla Terra. La nuova conferma arriva da uno dei più grandi studi mai effettuati, condotto dall’Univeristà di Oxford e dall’Istituto svizzero di ricerca agricola Agroscope.
Il dossier conferma l’enorme impronta dell’allevamento del bestiame per l’industria alimentare. Un dato su tutti: la carne fornisce solo il 18% delle calorie e il 37% delle proteine, ma occupa l’83% dei terreni agricoli, producendo il 60% delle emissioni di gas serra.
I ricercatori della Oxford University e di Agroscope hanno dato vita al più completo database sull’impatto ambientale, tenendo conto di una serie di fattori tra cui l’uso del suolo, le emissioni inquinanti alla base dei cambiamenti climatici, la necessità di acqua dolce, l’inquinamento idrico e l’inquinamento atmosferico…

Vai all’articolo

La rivincita dei Veg: così la “Finta Carne” sta sostituendo quella vera

di Lidia Baratta 
L’industria della carne è al centro del fuoco incrociato delle produzioni e sperimentazioni di cibi alternativi, sempre più simili alla carne vera, ma senza carne. E anche le big dei macelli ora scommettono sul veg.
Burger di soia, tofu e barbabietola che… “sanguinano”. Affettati di alghe e lupino come il prosciutto. Polpette di carne cresciute in vitro. Barrette proteiche di insetti. L’industria della carne è al centro del fuoco incrociato delle produzioni e sperimentazioni di cibi alternativi, sempre più simili alla carne vera, ma senza carne. Indirizzati non più solo a vegani e vegetariani, che solo in Italia sono oltre 2 milioni, ma anche a chi ama costolette e bistecche e vuole semplicemente ridurre il consumo di proteine animali.
All’inizio, a rosicchiare fette di mercato erano aziende e startup, intente a tirare fuori dal cilindro nuove ricette per rendere gustose salsicce e fettine prodotte a partire da farine vegetali. Poi, davanti a un mercato che ha superato già i 5 miliardi di dollari, molti dei big mondiali dell’industria carnivora, si sono lanciati anche nei prodotti meatless

Vai all’articolo

“Pink Slime”, l’ingrediente horror dei fast food… e non solo!

Produzione di pink slime

Sembra un nome uscito da un film dell’orrore, invece la “poltiglia rosa” o “pink slime” è un ingrediente comune delle nostre tavole.

Chi non ha mai acquistato wurstel, cordon bleu, cotolette, o hamburger? E chi non è mai andato al fast food? Se vi riconoscete in queste situazioni, vuol dire che vi siete imbattuti nella ‘carne separata meccanicamente’.

Questa disgustosa melma rosa, si ottiene mediante un procedimento che separa meccanicamente le rimanenze della carne dalle ossa (in Europa: solo di polli e suini, ma non di manzo). Una volta che si sono usati i tagli di carne più pregiati di un animale, quello che rimane viene pressato in appositi macchinari, che sminuzzano e polverizzano anche ossa, tendini, tessuto nervoso e midollo. Ed ecco a voi la pink slime! Una…

Vai all’articolo