“Dieta Okinawa”: il segreto degli ultracentenari

di Fabio Capone
L’arcipelago giapponese di Okinawa è una delle aree in cui si registra una speranza di vita tra le più alte al mondo.
Se infatti l’aspettativa di vita dei giapponesi è di circa 84 anni (la più alta al mondo secondo l’OCSE) è a Okinawa invece che si ha la più alta prevalenza di centenari. Una particolarità che ha spinto studiosi e ricercatori ad indagare il segreto della longevità di questo popolo, e che sarebbe nascosto probabilmente nel loro modello alimentare, soprannominato appunto dieta Okinawa.
Okinawa: la Terra degli immortali
Le isole Okinawa (Okinawa Shotō),
tra cui l’isola omonima più grande e altre minori, costituiscono il gruppo principale dell’arcipelago delle Ryūkyū, a sud del Giappone, tra Oceano Pacifico e Mar Cinese Orientale. Costituitosi intorno al XV secolo, il Regno delle Ryūkyū avrebbe giocato un ruolo chiave nelle reti commerciali marittime del sud-est asiatico, e in una situazione di “duplice subordinazione” al Giappone e alla Cina, prima di essere formalmente annesso al Giappone nel 1879. Oggi queste isole fanno parte della prefettura di Okinawa, estesa su 2.265 km² e abitata da 1.457.451 persone, il cui capoluogo è Naha…

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Alimenti per il Buonumore

di Katia Botta
Per migliorare lo stato d’animo, l’alimentazione dovrebbe essere improntata su alcuni alimenti in particolare.
L’alimentazione dovrebbe essere improntata su alimenti che contengono:
– triptofano (un aminoacido che produce serotonina, un neurotrasmettitore che dà la sensazione di benessere, per il suo effetto calmante e confortante), possiamo trovarlo nel latte, nella frutta secca, nel salmone e nelle uova;
– fenilalanina, un aminoacido che il cervello converte in dopamina, neurotrasmettitore in grado di migliorare umore e motivazione, presente nel tacchino e nella maggior parte dei cibi proteici;
– ferro, presente nei legumi, nei frutti di mare, nelle noci e nella carne;
– selenio, un minerale che contribuisce a farti mantenere il buonumore e ti aiuta a prevenire la depressione (noci del brasile)…

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I migliori 9 oli vegetali da usare in cucina: caratteristiche e benefici

Molto utilizzati in cucina per varie preparazioni, di oli vegetali ne esistono di tanti tipi ed ognuno ha caratteristiche peculiari. Scopriamo quali sono i migliori oli da usare in cucina, le loro proprietà nutrizionali e i migliori utilizzi.
Negli ultimi anni si è avuto un aumento dei tipi di olio in vendita nei supermercato, e scegliere il più adatto per l’alimentazione diventa abbastanza complicato. Noi cercheremo di mettere a confronto quelli più utilizzati e di capire le differenze tra di loro. Gli oli vegetali possono essere benefici o, al contrario, nocivi a seconda di quanto ne consumiamo e dell’uso che ne facciamo.
Gli oli vegetali non sono altro che grassi liquidi a temperatura ambiente. 
Essi si ricavano attraverso spremitura o pressione a freddo o tramite estrazione con solvente, dai frutti o dai semi delle piante. Un olio di qualità è stato ricavato per spremitura a freddo, in quanto questo metodo di estrazione non altera le caratteristiche nutrizionali dell’olio. Quindi rimangono intatti gli acidi grassi, le vitamine e gli antiossidanti come i polifenoli, che hanno azione antinfiammatoria…

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Semi di Chia: proprietà e benefici dei “Semi della Forza”

I Semi di Chia sono prodotti da una pianta originaria del Messico, il cui nome scientifico è “Salvia Hispanica”. Questi semi rientrano tra quelli che vengono definiti Super Cibi o Super Alimenti. Infatti, contengono molti Omega-3 e Omega-6, antiossidanti e altri principi.
I semi di questa pianta erano già impiegati dalle civiltà precolombiane che li utilizzavano contro gli stati infiammatori. Si dice, infatti, che vincessero le loro battaglie proprio grazie alla forza che questi semi gli infondevano. Non a caso, la parola Chia significa “forza” nella lingua degli antichi Aztechi.
Inoltre i Semi di Chia o “Semi della Forza”, erano considerati magici dalle antiche popolazioni messicane, tanto da essere utilizzati come tributi pagati da coloro che venivano sconfitti in battaglia…

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Semi oleosi: dal cuore della pianta, l’energia per la vita

di Pauline
Aumentare la quantità di semi oleosi nella dieta può essere molto utile in caso di stanchezza, affaticamento e cali di energia.
I semi oleosi sono un complemento importante nell’alimentazione: racchiudono i principi nutritivi della pianta in forma concentrata.
Il seme è il cuore, o meglio l’anima della pianta, e fornisce una grande quantità di energia di alta qualità al nostro organismo. Pertanto, integrare la dieta con una piccola quota giornaliera di semi, è utile per mantenere una buona vitalità ed uno stato di salute costante.
Proprietà dei semi oleosi
Il seme non è altro che la pianta in embrione, pertanto è ricco di tutte le sostanze necessarie alla crescita della pianta:

  • proteine
  • vitamine
  • enzimi
  • minerali
  • oligoelementi.

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9 motivi per usare la Soia

di Antonio Colasanti
Glicyne max è la nomenclatura latina della soia, legume nato 3.000 anni fa in Cina, diffusosi in tutta l’Asia e oggi prodotto in tutto il mondo per uso alimentare umano, per il bestiame e come fertilizzante.
Dai semi, interi, macinati o fermentati, si ottiene la farina, l’olio o il latte che hanno un contenuto proteico importante, sono ricchi di grassi omega 3 e 6, scarsi glucidi e poco calcio. Dalla soia si ottengono dei derivati quali il miso, il tofu, il tempeh, il natto, il tamari. Molto usati i germogli e la lecitina, che si ottiene per emulsione.
Nella soia sono contenute delle sostanze simili agli estrogeni umani, chiamati “fito-estrogeni” quali genisteina, okasteina, ginestina.
Tali sostanze risultano protettive e curative per:…

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Valore nutrizionale dei legumi e loro impatto sulla salute

Dr.ssa Cinzia Veltri
I legumi rappresentano un’importante componente della dieta umana in alcune aree del mondo e specialmente nei paesi in via di sviluppo, dove integrano la carenza proteica dei cereali, radici e tuberi, mentre in altre aree geografiche i legumi sono la sola fonte di proteine nella dieta.
Al giorno d’oggi esistono più di 60 specie coltivate di legumi, tra questi: Lupinus albus L, Lupinus luteus L, Lupinus angustifolius L, Cicer arietunum L, Phaseolus vulgaris L., Vicia faba L., Lens culinaris Medicus, Pisum sativum L., ecc. I macronutrienti presenti conferiscono ai legumi particolari proprietà.
Carboidrati
L’amido costituisce il 40-50% dei legumi secchi (amilosio e amilopectina in rapporto di 1:3), di questa percentuale il 20%-40% è amilosio (amido resistente alla penetrazione dell’acqua e all’attacco enzimatico). Alcuni studi indicano che il consumo di carboidrati a più lenta digestione e contenenti amido resistente, migliora il controllo metabolico e diminuisce il rischio di malattie cardiovascolari, obesità e diabete 1 e 2…

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Omega 3 si… ma Vegetali

Gli Omega 3 dai quali possiamo trarre beneficio, devono essere di provenienza vegetale e non di derivazione animale.
Alla fine di questa lettura apparirà evidente che il nostro organismo può infatti produrre gli acidi grassi Omega 3 a lunga catena, cioè quelli presenti nel pesce, a partire dal loro precursore naturale, l’acido alfa-linolenico (ALA), l’unico acido grasso Omega 3 essenziale, il quale deriva da fonte vegetale (semi e olio di lino, chia, noci, rosmarino, semi di zucca, origano, basilico, soia, legumi, cereali e in generale frutta e verdura).
È salutare integrare Omega 3… ma senza scomodare i pesci, per coltivare la nostra salute, nel rispetto dell’ambiente e della fauna marina…

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Sicurezza alimentare: oli buoni e oli cattivi

Oli vegetali vari

Ecco la top ten degli oli più sani
Quale olio fa bene e quale fa male? Qual è il più indicato per la frittura? Per provare ad orientarsi nella galassia dei condimenti abbiamo stilato una classifica con l’aiuto del professor Francesco Orio, docente di Endocrinologia dell’Università Parthenope di Napoli. Prima di parlare degli oli “buoni”, partiamo dalla lista di quelli “cattivi”.
Oli “cattivi”
Al primo posto tra gli oli peggiori c’è l’olio di palma. Il prof. Orio lo considera un olio pericoloso e dannoso. È un acido palmitico, quindi un grasso saturo che non può essere idrogenato. Negli articoli scientifici è correlato con lo sviluppo del diabete, perché gli effetti dannosi di questo acido incidono sulle cellule betapancreatiche che producono l’insulina, danneggiandole. Esperimenti condotti sia sui topi che negli uomini lo hanno dimostrato…

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