Pulizia Etnica di Gaza: Ecco il Piano Originale!

di Massimo Mazzucco
Nei giorni scorsi Franco Fracassi ha diffuso la notizia del documento del Ministero dell’Intelligence israeliano nel quale si pianifica la pulizia etnica di Gaza, con relativo trasferimento di tutti i suoi abitanti in Egitto.
Ne ha parlato anche il blog di Pepe Escobar (grazie a Komax per la segnalazione). Fracassi ha fatto una traduzione italiana del documento originale (Franco conosce un pò di ebraico, e si è aiutato con Google). La traduzione quindi potrebbe non essere precisa al 100%, ma il senso del documento traspare chiaramente. Eccolo:
13 ottobre 2023 – UN PIANO PER IL REINSEDIAMENTO E LA RIABILITAZIONE DEFINITIVA IN EGITTO DELL’INTERA POPOLAZIONE DI GAZA: ASPETTI ECONOMICI
Attualmente esiste un’opportunità unica e rara per evacuare l’intera Striscia di Gaza, in coordinamento con il governo egiziano. Questo documento presenterà un piano sostenibile con un’elevata fattibilità economica, che ben si allinea con gli interessi economici e geopolitici dello Stato di Israele, dell’Egitto, degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita. Una sintesi di un piano immediato, realistico e sostenibile per il reinsediamento umanitario e riabilitazione della popolazione araba della Striscia di Gaza…

Vai all’articolo

L’Arabia Saudita non ci sta alle Pressioni Usa di schierarsi contro la Russia

Il tentativo di Biden di convincere l’Arabia Saudita a unirsi alle sanzioni contro la Russia o a imporre altre restrizioni, insieme alla richiesta di aumentare la produzione di petrolio, è destinato a fallire in anticipo.
“In cambio di un dubbio successo, Biden riceverà un danno reputazionale quasi garantito. Questo treno non aveva affatto bisogno di essere pianificato”, afferma l’editorialista Dalia Dassah Kay.
A suo avviso, nulla può costringere l’Arabia Saudita a interrompere le relazioni con la Russia a scapito dei suoi interessi e la situazione economica non è favorevole a questo. L’osservatore ritiene che i paesi del Medio Oriente non imporranno sanzioni alla Russia a causa della situazione in Ucraina…

Vai all’articolo

L’Arabia Saudita annuncia l’Annessione di Metà dello Yemen

Redazione AntiDiplomatico
Due pesi e due misure. Come sempre.
Premettiamo che per quello che vuole attuare l’Arabia Saudita non sono previste sanzioni occidentali, non ci saranno cantanti che andranno alle Mura di Sanaa celebrate da Pier Paolo Pasolini a fare concerti e la nazionale di calcio saudita non verrà esclusa dalle competizioni internazionali. Premettiamo inoltre che non c’è nessuna alleanza militare che minaccia l’Arabia Saudita ai suoi confini.
Nella Terza Guerra mondiale a bassa intensità che viviamo, ci sono questioni tra Mediterraneo orientale e Asia occidentale in particolare, di cui i media mainstream non parlano, ma che sono di fondamentale importanza: il negoziato sul nucleare iraniano, le elezioni in Libano, la Siria occupata dagli Usa con conseguente furto di risorse, la Palestina occupata con le continue provocazioni e attacchi di Israele ad al Alqsa a Gerusalemme che potrebbero portare ad uno scontro impari come avvenne proprio un anno fa. Ultimo, non in ordine di importanza, l’aggressione dell’Arabia Saudita allo Yemen che dura dal 2015 con centinaia di migliaia di vittime yemenite proditoriamente ignorate in occidente perché questo massacro è compiuto con armi occidentali e il regno di al Saud è un nostro “alleato”…

Vai all’articolo

Candidato alla Casa Bianca, Sanders, definisce il governo israeliano “razzista” e i monarchi sauditi “criminali” e “assassini”

“Per anni abbiamo amato l’Arabia Saudita, il nostro meraviglioso alleato; l’unico problema è che le persone che gestiscono quel paese sono assassini e criminali”, ha dichiarato il candidato democratico, in un’intervista alla rete televisiva CNN.
Il favorito nei sondaggi dell’ala democratica, Bernie Sanders, ha rimproverato gli ottimi rapporti tra la Casa Bianca e il principe ereditario saudita, Muhamad bin Salman Al Saud, che ha descritto come “un dittatore multimilionario”.
Sanders ha anche criticato le enormi spese del governo degli Stati Uniti nelle infinite guerre che ha avviato e alimentato nella regione dell’Asia occidentale…

Vai all’articolo

L’Islam tra propaganda e soft power: come vuole “espandersi” nel mondo

di Laura Cianciarelli
Negli ultimi vent’anni, il dibattito pubblico a livello internazionale si è focalizzato sul cosiddetto “islam radicale”, la corrente conservatrice che, attraverso interpretazioni letterali della sharia, invoca un ritorno ai fondamenti dell’islam, ritenuti autentici e infallibili.
A partire dalle Primavere arabe, le discussioni hanno riguardato anche l’islam politico. Il cambio di strategia dei gruppi islamisti è stato infatti evidente:  la Fratellanza musulmana in Egitto o Ennahda in Tunisia, ad esempio, hanno saputo utilizzare in modo sapiente la propaganda, riuscendo a trasformarsi da movimenti emarginati ad attori di primo piano nelle competizioni politiche ed elettorali.
In entrambi i casi, l’islam è visto come un’ideologia religiosa promossa da attori non statali che ambiscono a trasformare in senso “islamico” la società. Un aspetto molto meno analizzato nel dibattito pubblico è, invece, la strumentalizzazione che dell’islam viene fatta dai governi stessi dei Paesi arabi, in funzione di soft power

Vai all’articolo

Mohammad bin Salman getta la maschera

di Andrea Muratore
La morte brutale di Jamal Kashoggi, il giornalista dissidente saudita ucciso nel consolato di Riad a Istanbul, il 2 ottobre scorso, ha svelato al mondo il reale volto della presunta “rivoluzione” politica della monarchia wahabbita, incarnata dal giovane erede al trono, Mohammad bin Salman.
Osannato a lungo da media e politici occidentali per riforme “cosmetiche”, come l’apertura dei cinema e il permesso di guidare accordato alle cittadine donne, MBS è stato più volte corteggiato, coccolato e osannato da numerosi leader occidentali (da Donald Trump a Emmanuel Macron, passando per Theresa May) interessati a rafforzare la partnership con Riad, nel momento in cui l’Arabia Saudita, varando il piano di riforme economiche Vision 2030, appariva una risorsa fondamentale per futuri investimenti e accordi commerciali.
Protetto dalla doppia morale del “patto col diavolo”, per usare l’espressione resa celebre da Fulvio Scaglione, il regno wahabbita ha potuto continuare, nel frattempo, le sue linee politiche più detestabili: dalla repressione del dissenso (certificato da un aumento drastico delle condanne a morte) al perpetramento del violento conflitto yemenita, causa di una catastrofe umanitaria senza precedenti…

Vai all’articolo

La strage invisibile di yemeniti

di Matteo Carnieletto
Una guerra, quella in Yemen, che rischia di uccidere un’intera generazione di bambini.
In Yemen sono oltre 5 milioni i bambini a rischio carestia. Lo annuncia Save the children, precisando che la distribuzione di beni nella città di Hodeidah potrebbe “causare un’epidemia a livelli mai visti”. Il riferimento è alla città portuale nell’ovest del Paese, che da mesi vede il bombardamento incessante dei caccia dell’Arabia Saudita.
Secondo l’organizzazione, la decisione di chiudere il porto “potrebbe mettere in immediato pericolo le vite di centinaia di migliaia di bambini e spingerne milioni verso la carestia”. E Helle Thorning-Schmidt, ceo di Save the Children International, è stata ancora più drastica: “Milioni di bambini non sanno se e quando avranno un altro pasto”

Vai all’articolo

Carnevalata ONU: Arabia Saudita eletta alla commissione per i diritti delle donne!

Arabia Saudita eletta alla commissione per i diritti delle donne

In quel che resta dell’ONU, ormai è un continuo carnevale. L’Arabia Saudita è stata eletta alla ‘Commissione per i diritti delle donne delle Nazioni Unite’, provocando l’indignazione dei gruppi dei diritti umani.
Il regno è ora uno dei 45 Paesi che siedono nel panel per “promuovere i diritti delle donne, documentare la realtà delle vite femminili in tutto il mondo e modellare le norme globali sulla parità di genere“.. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse invece da piangere!
Il regno islamico ultra-conservatore ha infatti una politica statale di segregazione tra uomini e donne. “Ogni donna saudita deve avere un tutore maschio che prenda tutte le decisioni al suo posto, controllando la vita di una donna dalla sua nascita fino alla morte”, ha dichiarato Hillel Neuer, direttore dell’UN Watch…

Vai all’articolo

La sconfitta dei sauditi

HIllary Clinton con i sauditi

I sauditi hanno dilapidato miliardi e miliardi di dollari nel tentativo di allargare, tramite jihadismo, la loro area di influenza. Non solo perdono in Siria e in Iraq, ma hanno anche perso contatti con la Turchia e l’Egitto che guardano sempre più verso Mosca.
“Con il crollo del prezzo del petrolio la situazione interna in Arabia Saudita si è aggravata, l’ultima crisi nel settore costruzioni ha visto licenziare stranieri ma anche sauditi. Il “sistema Golfo”, che dal 1973 ha fatto perno su Riad, fungendo da motore economico del mondo sunnita, ha ora un problema di distribuzione della rendita, a cui è legata anche la retromarcia egiziana»…

Vai all’articolo

Hillary Clinton approvò l’invio di gas Sarin ai ribelli siriani per incastrare Assad

Hillary Clinton

di Matt Agorist
Tutta la verità sulla guerra in Siria e sui suoi retroscena segreti.

Nell’aprile del 2013, la Gran Bretagna e la Francia informarono le Nazioni Unite che c’erano prove credibili che la Siria avesse usato armi chimiche contro le forze ribelli. Solo due mesi più tardi, nel giugno del 2013, gli Stati Uniti conclusero che il governo siriano in effetti aveva usato armi chimiche nella sua lotta contro le forze di opposizione. Il presidente Obama ha subito usato l’attacco chimico di Ghouta, come pretesto per l’invasione e il sostegno militare americano diretto e…

Vai all’articolo