L’Italia diventa una jungla infernale: in casa nostra le Mafie più sanguinarie del mondo

di Ornella Mariani
Mentre sul palcoscenico internazionale viene impietosamente esposta una caricatura di adolescente schizoide, l’Italia si trasforma in una jungla infernale dall’imponente volume d’affari espresso dall’accoglienza.
Il nuovo Governo, forte di una incompetenza senza precedenti, non si domanda quale futuro garantirà agli Italiani ormai ostaggi di soggetti fantasiosamente definiti “Migranti climatici”. Sono quelli delle grasse fila dei “Black Cats”; quelli col felino tatuato su una spalla e vistose cicatrici sull’addome, esiti dei rituali di affiliazione; quelli che l’ex Procuratore antimafia Franco Roberti ha definito pezzi di una delle Mafie più sanguinarie del mondo; Quelli che, abbigliati di giallo e di verde, esercitano il controllo sul traffico di droga, di prostituzione anche minorile e della tratta delle Bianche sull’intera dorsale adriatica.
Hanno eletto il Quartier Generale a Padova, ove di recente è stato arrestato il Capo dei Capi: Fred Iyamu, detto Gran Ibaka. Sceso da un barcone nel 2006, il “Povero Migrante” suscita perfino emozione e solidarietà a Sinistra!!! ed emulo di Osahenagharu Uwagboe detto Sixco, in galera dal 2016, si è spartito il ruolo di Leader con Edoseghe Terry ed Ezuma Christian Onya, sotto l’occhio vigile di maman Franca Udeh, Educatrice di Prostitute…

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Milano, dentro al Palasharp dove dormono le tante ragazzine schiave dei nigeriani

di Claudio Bernieri
Tullio Trapasso, leader della associazione City Report: “Siamo stati nei nuovi covi della mafia nigeriana, dove i pusher riducono in schiavitù le ragazzine drogate”.
I suoi volontari monitorano da mesi stabili dismessi e abbandonati nella città, rifugio di tossici, di clochard, di clandestini, di rom. Conoscono il ventre molle di Milano, i sotterranei dei disperati. I nuovi ghetti, come Castelvoturno, come Borgo Mezzanone in Puglia. Ora, cittadelle nere metropolitane, dove la polizia non può più entrare, si moltiplicano anche a Milamo. Dove il sesso ripaga le dosi di droga.
“Visitiamo edifici occupati, che portano degrado al territorio. Ne abbiamo contati 242 a Milano e provincia: ex ospedali e consultori, addirittura un hotel intero… Noi andiamo di persona a scoprire le situazioni, scattiamo foto e giriamo video, e segnaliamo le situazioni critiche alle forze dell’Ordine e al comune di Milano, molte volte il proprietario stesso di queste strutture”

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Mafie nigeriane in Italia, l’orrore che ignoriamo

di Rosanna Spadini
Un fenomeno preoccupante e largamente diffuso sul territorio italiano, anche se ampiamente sottovalutato, è quello della mafia nigeriana.
L’episodio di Roma San Lorenzo, del truce omicidio della povera Desirée, come quello precedente di Pamela a Macerata, violentata, uccisa e fatta a pezzi dai nigeriani, sembrano confermare l’allarme. Del resto il presunto quarto assassino della ragazza di Roma, Salia Yusif, in fuga dalla polizia, aveva lasciato Roma per tornare a Borgo Mezzanone, nel Foggiano, dove aveva già soggiornato fino al 2014 presso il C.A.R.A. Si era anche tagliato i capelli per non farsi riconoscere e viveva nella baraccopoli adiacente, ove è sorto un insediamento di immigrati che non hanno più titolo ad essere ospitati all’interno della struttura, e dove la mafia nigeriana ha creato dei potenti feudi di controllo sull’intera area.
Li chiamano “cult”, dominano il racket da Torino a Palermo, tengono legami anche con i clan di Ballarò. “Ho fatto tre informative a tre procure diverse, Roma, Bologna e Palermo, interessate al fenomeno che si sta espandendo a macchia d’olio in tutta Italia e tutta Europa”, ha detto alla Commissione parlamentare sulle periferie, il commissario della municipale Fabrizio Lotito. Gerarchia mafiosa, riti d’iniziazione, cosche: “Torino è la città con il maggior numero di immigrati nigeriani, a ruota segue l’Emilia Romagna. Le nostre indagini su questo fenomeno mafioso, vedono come attori principali i ‘cult’, nati nelle università nigeriane degli anni Settanta, poi evolutisi fuori e giunti anche in Italia”

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Dal Burqa all’Utero in affitto

Un mondo di violenze diverse, violenze che potremmo definire “politicamente scorrette” che riflettono la fragilità femminile di fronte a un mondo che, ancora oggi, non sa riconoscere a pieno la dignità e diversità della donna.
Donne usate per l’utero in affitto

Si tratta di donne a volte ingannate, a volte forzate, a volte portate dalla povertà a prestarsi alla fecondazione e alla procreazione conto terzi. Si sottopongono a cicli di fecondazione artificiale dolorosi e dannosi e portano avanti gravidanze che terminano con l’adozione del loro figlio. È una pratica che le rende macchine da procreazione e che lede la loro dignità (oltre che il diritto dei nascituri a non essere procreati per essere poi dati in adozione e allontanati dalla madre naturale).

In Italia, non vi…

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