Sicuro che sia davvero Tu a decidere?

Non limitatevi a ciò che avete sempre creduto, non fermatevi alle apparenze.
Spesso, ci si imbatte in qualcosa di nuovo e volendo capirne di più o sperimentarlo, si tende magari a confrontarsi con altri che, un po’ per abitudine, un po’ per i limiti della loro mentalità e un po’ per pregiudizio, tendono spesso a far scemare il nostro entusiasmo in quel senso, fino a condizionarci del tutto e farci rinunciare ancor prima di capire di fronte a che cosa eravamo.
Si dice che il nero snellisca e le righe orizzontali tendano a dare l’effetto opposto, quindi chi è in sovrappeso non proverà mai un vestito a righe… E se fosse solo un luogo comune? E se la persona in questione non fosse davvero in sovrappeso, ma a forza di sentirselo dire se ne convincesse, vedendosi davanti allo specchio come non è? Questa persona, non solo si convincerà di un qualcosa di non vero, ma si precluderà a priori di provare qualsiasi vestito a righe…

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“Medico, cura te stesso”

di Carmine Caso
“Medico, cura te stesso”. Chi è che non ricorda questa famosa frase di Gesù, nel Vangelo di Luca? Ma cosa vuole insegnarci il Maestro con queste parole?
Un primo significato è quello di non giudicare le persone che incontriamo nella nostra esistenza, di non volerle correggere, è un invito ad abbassare il velo che abbiamo davanti ai nostri occhi, fatto di pregiudizi, paradigmi, convinzioni errate e di guardare il mondo con occhi nuovi. Quando diamo giudizi non facciamo altro che giudicare noi stessi, perché quello che vediamo fuori è un riflesso di qualcosa che in qualche modo è presente dentro di noi, così facendo non solo definiamo gli altri ma, cosa ancora più grave, definiamo noi stessi.
Oggi, infatti esiste la tendenza ad etichettare le persone, stabilire che un individuo sia in un certo modo e non possa cambiare, e questo ahimè è alla base delle ansie e dei malesseri della maggioranza delle persone. L’essere umano non è mai lo stesso, muta nel tempo, si trasforma grazie alle esperienze che fa lungo il suo cammino…

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Quanto vale la prima impressione?

di Emanuela Cruciano
Bastano un libro e uno chignon per dare un’impressione diversa della stessa persona. Nella vita di tutti i giorni il rischio di dare, o ricevere, una prima impressione ingannevole è sempre presente. Il problema è che ci mettiamo pochi istanti a etichettare le persone. E infatti spesso sbagliamo.
Un decimo di secondo. Poco più di un battito di ciglia. È il tempo che impieghiamo a farci un’idea di una persona, “etichettarla” in un determinato modo e formulare un giudizio di massima che probabilmente non cambieremo più.
Una modalità di socializzazione tutta umana che la scienza indaga da tempo, che molti professionisti conoscono (manager, professori, direttori del personale devono saper dare di sé la giusta impressione ed essere capaci di giudicare…

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Gli stereotipi ci rimbambiscono

la ragazza che cucina

di Silvia Salese
A chi non è mai capitato di sentirsi etichettato da un giudizio o da una visione parziale? E a chi non è mai successo di classificare una persona o un gruppo sociale sulla base di pochi elementi o – peggio ancora – sulla base di proprie personalissime idee ed opinioni?
La ricerca psicologica (che, come spesso accade, non aggiunge nulla a ciò che può essere compreso con un pizzico di buonsenso) dimostra che gli stereotipi di cui ci sentiamo vittime o che esprimiamo verso gli altri, hanno degli effetti piuttosto insidiosi sia sulla salute che sulle performance delle persone alle quali sono rivolti. Michael Inzlicht dell’Università di Toronto (“Stereotyping has a lasting negative impact”, Journal of Personality and Social Psychology, Agosto 2010) ha mostrato che coloro che si sentono vittime di forti pregiudizi sono maggiormente inclini all’aggressività e alle abbuffate, oltre che possedere una diminuita capacità di concentrazione e di razionalità. Niente di nuovo, tranne che per il fatto che questi elementi sembrano avere un impatto durevole nel tempo…

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