Gli stereotipi ci rimbambiscono

di Silvia Salese

A chi non è mai capitato di sentirsi etichettato da un giudizio o da una visione parziale? E a chi non è mai successo di classificare una persona o un gruppo sociale sulla base di pochi elementi o – peggio ancora – sulla base di proprie personalissime idee ed opinioni?

la ragazza che cucina

La ricerca psicologica (che, come spesso accade, non aggiunge nulla a ciò che può essere compreso con un pizzico di buonsenso) dimostra che gli stereotipi di cui ci sentiamo vittime o che esprimiamo verso gli altri, hanno degli effetti piuttosto insidiosi sia sulla salute che sulle performance delle persone alle quali sono rivolti. Michael Inzlicht dell’Università di Toronto (“Stereotyping has a lasting negative impact”, Journal of Personality and Social Psychology, Agosto 2010) ha mostrato che coloro che si sentono vittime di forti pregiudizi sono maggiormente inclini all’aggressività e alle abbuffate, oltre che possedere una diminuita capacità di concentrazione e di razionalità. Niente di nuovo, tranne che per il fatto che questi elementi sembrano avere un impatto durevole nel tempo.

Le persone esaminate dai ricercatori sono state sottoposte ad una serie di test condotti in un ambiente a connotazione stereotipica negativa. Una volta rimossi dalla situazione pregiudizievole tuttavia, le stesse persone si sono dimostrate incapaci di controllare razionalmente le loro decisioni e la loro aggressività, di mangiare quantitativi di cibo adeguati (indulgendo a nutrirsi delle cosiddette “porcherie”) e di rimanere concentrate.

Questi effetti persistenti danneggiano dunque le persone in modo decisamente pratico e reale, rappresentando per loro una sorta di svantaggio, proprio come un bagaglio pesante che ci si porta dietro nella vita.

Ma non è tutto. Uno studio dell’Indiana University condotto da Robert J. Rydell e collaboratori (“Stereotype threat prevents perceptual learning”, Proceedings of the National Academy of Sciences Early Edition, Luglio 2010) ci mostra come gli stereotipi svolgano un effetto negativo sulla capacità di apprendimento.

Concentrandosi in particolar modo sugli stereotipi verso le donne riguardo alla matematica, Rydell mette in luce come l’attenzione e l’apprendimento percettivo in una ricerca visiva sia risultato molto ridotto in presenza di connotati giudicanti riguardo alle abilità femminili. I ricercatori hanno scelto di non misurare direttamente le capacità matematiche, in quanto questo genere di test non avrebbe permesso loro di distinguere facilmente gli effetti dell’apprendimento dagli effetti delle prestazioni. Attraverso una serie di esperimenti che coinvolsero caratteri cinesi e compiti di riconoscimento cromatico, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare che l’apprendimento effettivo non si era verificato nel gruppo di donne che erano state sottoposte a stereotipi negativi circa la matematica e la capacità di elaborazione visiva.

Invece di trovare difficile esprimere l’apprendimento, un effetto tipico causato dalla minaccia dello stereotipo, si constatò che le donne non avevano proprio appreso la stessa abilità che le altre partecipanti nel gruppo di controllo, le quali non erano state esposte a stereotipi negativi, e avevano imparato senza troppe difficoltà.

Cosa suggerisce tutto questo? Molto banalmente, ci induce a fare un pò di attenzione quando siamo dall’”altra parte”, vale a dire quando ci troviamo ad investire un ruolo come quello di insegnante o formatore, ed ogni volta che ci lasciamo andare a giudizi e pregiudizi di ogni genere. Così come potrebbe suggerirci, se siamo noi gli etichettati (e se non ci piace sentirci rimbambiti dalle situazioni), di osservare quanto il giudizio degli altri pesi sul nostro comportamento e fare allora un bello scrollone di spalle.

Attenzione però: a volte aspettarsi di essere vittima di un pregiudizio può dar luogo ad una profezia che si auto-avvera. Ne aveva parlato lo stesso Inzlicht su Health & Medicine nel 2008, dimostrando che il timore di essere trattati pregiudizialmente possa falsare la percezione stessa della realtà, inducendoci ad identificare negli altri comportamenti etichettanti anche se del tutto inesistenti.

Come spesso accade allora, la separazione tra vittime e carnefici diventa difficilmente generalizzabile. Un buon esame di coscienza non guasta, comunque, sia in un ruolo che nell’altro.

Fonte: http://spaziomente.wordpress.com/2010/08/23/gli-stereotipi-ci-rimbambiscono/

Libri sull'argomento
Con la tua Mente puoi fare Miracoli di Napoleon Hill
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Memorie Passate, Vita Presente di Menis Yousry
Microsoluzioni di Caroline L. Arnold
LE PAROLE SONO FINESTRE (OPPURE MURI)
Introduzione alla comunicazione nonviolenta
di Marshall Rosenberg

Le Parole sono Finestre (oppure Muri)

Introduzione alla comunicazione nonviolenta

di Marshall Rosenberg

Nel libro "Le parole sono finestre (oppure muri)", Marshall B. Rosenberg presenta il metodo della Comunicazione non violenta, l'abilità di comunicare i propri bisogni attraverso un tipo di comunicazione empatica che permette agli interlocutori di comprendere realmente le emozioni e richieste che si nascondono dietro ogni parola.

Attraverso l'identificazione di quattro aree distinte della comunicazione che sono osservazioni, sensazioni, bisogni e richieste, l'autore insegna come utilizzare l'empatia per comunicare e ascoltare con onestà attraverso queste quattro componenti.

Una comunicazione di qualità con se stessi e con gli altri è oggi una delle competenze più preziose. Marshall Rosenberg ci mette a disposizione uno strumento molto semplice nei suoi principi, ma estremamente potente per migliorare radicalmente e rendere veramente autentica la nostra relazione con gli altri.

Grazie a racconti, esempi, semplici dialoghi, questo libro ci insegna principalmente:

  • a manifestare una comprensione rispettosa per tutti i messaggi che riceviamo,
  • a collegarci alla ricchezza della vita agli schemi di pensiero che portano alla collera e alla depressione,
  • a dire ciò che desideriamo senza suscitare ostilità,
  • a comunicare utilizzando il potere curativo dell'empatia.

Molto più che un processo, è un percorso di libertà, di coerenza e di lucidità che qui ci é proposto.

Tanti suggerimenti utili per:

  • Chi vuole entrare in relazione con se stesso e con gli altri per comunicare in maniera più empatica.
  • Imparare a comunicare con onestà e chiarezza.
  • Apprendere come ascoltare con empatia.


Commenti sul libro "Le parole sono finestre"

"Quando le persone imparano a comunicare efficacemente con se stesse e con gli altri, le loro vite e le loro relazioni interpersonali possono venirne profondamente trasformate. Questo libro ci insegna sia ad esprimere i nostri bisogni con coerenza e senza sensi di colpa, sia ad ascoltare gli altri in modo che questi si rendano conto che le loro parole non sono state soltanto udite, ma comprese fino in fondo".
Dott. Thomas Gordon
"Il libro di Marshall Rosenberg "Le parole sono finestre" è un testo fondamentale per chi vuole migliorare le proprie capacità di comunicazione. Applicando i concetti contenuti nel libro, il lettore imparerà a comprendere gli altri e ad interagire con loro con cordialità, compassione e nonviolenza, e a promuovere maggiore empatia nel mondo"
Marianne Williamson, presidente di Global Renaissance Alliance.
"Questo straordinario linguaggio, la Comunicazione Nonviolenta, consente di cambiare le relazioni tra genitori e figli, tra insegnanti e studenti, e più in generale permette a ciascuno di noi di cambiare le modalità con cui ci relazioniamo con gli altri e persino con noi stessi. E' un linguaggio preciso, disciplinato e fortemente empatico. Quando impariamo la CNV non possiamo più ignorare il fatto che ogni relazione difficile puó potenzialmente essere trasformata - se solo ci prendiamo la briga di comunicare con abilità e con empatia".
Bernie Glassman, presidente e fondatore di Peacemaker Community
"Marshall Rosenberg ci ha dato gli strumenti più efficaci per migliorare la nostra salute e le nostre relazioni. La Comunicazione Nonviolenta ci unisce cuore a cuore, guarendoci. E' l'elemento mancante nelle nostre azioni quotidiane".
Deepak Chopra
"Credo che i principi e le tecniche contenuti in questo libro possano letteralmente cambiare il mondo, e, soprattutto, possano cambiare la qualità delle nostre relazioni, con il nostro coniuge, i nostri bambini, i nostri vicini, i nostri colleghi, e con chiunque altro ci capita di interagire. Non potrei raccomandare questo libro abbastanza".
Jack Canfield
"Le tecniche dinamiche di comunicazione proposte da Marshall Rosenberg trasformano potenziali conflitti in dialoghi pacifici. Imparerete alcuni semplici strumenti per calmare le discussioni e per creare relazioni basate sull'empatia reciproca, con i vostri familiari, amici ed altri conoscenti. Vi consiglio caldamente questo libro".
John Gray
"Lo straordinario messaggio di Marshall fornisce agli insegnanti una facile guida alla comunicazione pacifica e un nuovo modo di lavorare con i bambini e con i genitori".
Barbara Moffitt, Direttrice del National Center for Montessori Educators
"Raccomando la Comunicazione Nonviolenta a chiunque sia interessato a creare relazioni più profonde o ad esplorare la connessione tra violenza e linguaggio".
Kate Lin, The New Times
"Abbiamo vissuto molte e molte volte degli eventi traumatici, dei momenti di paura e di panico, incomprensione, frustrazione, delusioni ed ingiustizie di ogni sorta, senza speranza di trovare una via d'uscita. Quelli tra noi che hanno preso parte alla formazione offerta da Marshall Rosenberg hanno un forte desiderio di usare la Comunicazione Nonviolenta per terminare questo infinito conflitto in Ruanda in modo pacifico".
Theodore Nyilidandi, Dipartimento per gli Affari Esteri del Ruanda, Kigali, Ruanda

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