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Angela Merkel svela il Piano Mondialista: islamizzare l’Europa

di  Luciano Lago
Prima o poi le reali intenzioni dei mondialisti vengono allo scoperto, la loro determinazione nell’abbattere le radici della identità e della cultura europea, si rivela in modo incontrovertibile.
In Germania è accaduto che la Angela Merkel, la più importante statista europea e instancabile sostenitrice delle migrazioni e della società aperta, ha rivelato la sua vera intenzione rispondendo ad una osservazione di un ministro del suo governo.
Horst Seehofer, ministro dell’Interno, ha dichiarato, durante una sua intervista al giornale Bild, che “l’Islam non appartiene alla cultura della Germania, piuttosto la Germania basa la sua cultura e identità sul Cristianesimo. I mussulmani che vivono qui, ovviamente appartengono alla Germania”, ha continuato Horst Seehofer, “ma questo non significa che la Germania sia islamica o che abbia le sue tradizioni collegate con l’Islam”

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Dite ai globalisti che gli italiani non vogliono lo Ius Soli

di Alessandro Catto
Davvero risibile il tentativo, visto negli ultimi giorni, di far approvare culturalmente ancor prima che politicamente, l’approvazione dello Ius Soli. Fa ridere quest’opera di pressing, messa in atto dalla solita porzione di sinistra dirittocivilista, antifascista, antirazzista, antipopulista… ma guardacaso mai anticapitalista.
Fa ridere il furbesco tentativo di delegittimare l’opinione popolare e le scelte di un parlamento che, in teoria, sarebbe deputato a rappresentarne le decisioni e non a operare secondo una idea astratta di “giustizia”, produzione propria di una classe di agiati della globalizzazione, di moralisti da ateneo universitario, di cantori della società globale al frequente riparo nella burocrazia statale, che quasi mai vivono le numerose controindicazioni, per italiani e migranti, causate dall’immigrazione…

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Profughi? Tutte balle! Non sono poveri e non scappano dalla guerra né dalla fame

di Marco Dozio
Anna Bono, docente di ‘Storia dell’Africa’ all’Università di Torino: “C’è una propaganda che li esorta a venire in Italia spiegando  che qui è tutto gratis”.
Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa all’Università di Torino, conoscendo a fondo la materia, ribalta un bel gruzzolo di luoghi comuni. Spiega che chi sbarca o viene traghettato sulle nostre coste, arrivando prevalentemente dall’Africa subsahariana, per la stragrande maggioranza dei casi non è un profugo. E nemmeno un povero in fuga dalla fame. Ma un giovane maschio, spesso appartenente al ceto medio, che non scappa da guerre o persecuzioni. “La maggior parte di chi lascia l’Africa subsahariana per l’Europa non scappa né dalla guerra né dalla povertà estrema”

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