Cesare Battisti: il silenzio di Saviano

di Marco Rossi
Cesare Battisti: Saviano aveva firmato un appello a suo favore nel 2004.
Roberto Saviano ha firmato nel 2004, insieme ad un gruppo di “intellettuali di area” e politici, un appello a favore di Cesare Battisti, complice la confortevole atmosfera creata in passato dalla cosiddetta dottrina Mitterand e di cui in molti usufruirono, tra cui Toni Negri, il “cattivo maestro”.
In quegli anni, in Francia, molti si schierarono con lui tra cui, Bernard-Henri Lévy, Fred Vargas, Gabriel Garcia Marquez e Carla Bruni. Ora che Battisti è finalmente in Italia, tutti i riflettori sono puntati sui suoi supporter di allora e soprattutto sullo scrittore di “Gomorra” che di solito è attivissimo sui social, ma per adesso dai suoi profili giunge un assordante (e desolante) silenzio…

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I dieci danni che ci lasciò il ’68

di Marcello Veneziani 
Mezzo secolo fa, l’arroganza del (presunto) contropotere generò la dittatura chiamata “politicamente corretto”.
Sono passati cinquant’anni dal ’68, ma gli effetti di quella nube tossica così mitizzata si vedono ancora. Li riassumo in dieci eredità che sono poi il referto del nostro oggi.
SFASCISTA. Per cominciare, il ’68 lasciò una formidabile carica distruttiva: l’ebbrezza di demolire o cupio dissolvi, il pensiero negativo, il desiderio di decostruire, il Gran Rifiuto. Basta, No, fuori, via, anti, rabbia, contro, furono le parole chiave, esclamative dell’epoca. Il potere destituente. Non a caso si chiamò Contestazione globale perché fu la globalizzazione destruens, l’affermazione di sé tramite la negazione del contesto, del sistema, delle istituzioni, dell’arte e della storia. Lo sfascismo diventò poi il nuovo collante sociale in forma di protesta, imprecazione, invettiva, e infine di antipolitica. Viviamo tra le macerie dello sfascismo…

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“Cinque giorni dopo il rapimento scattò l’operazione per liberare Moro. Ma poi fu annullata”

Sequestro di Moro in via Fani

di Franco Grilli
Parla l’ammiraglio in congedo Oreste Tombolini, che il 21 marzo 1978, faceva parte del commando che avrebbe dovuto liberare Aldo Moro, rapito cinque giorni prima. Ma l’operazione fu annullata. Di questo episodio parlò anche Cossiga.
Trentanove anni fa un commando di terroristi delle Brigate rosse sequestrò l’onorevole Aldo Moro, leader della Democrazia cristiana. Fu il punto più alto della “strategia della tensione” e degli “anni di piombo”. Dopo 55 interminabili giorni, il corpo senza vita di Moro fu fatto ritrovare nel bagagliaio di un’auto nel centro di Roma, in via Caetani, a metà strada tra la sede della Dc e quella del Pci.
Dopo cinque giorni dal rapimento, il 21 marzo, scattò un piano segreto per liberare lo statista. Nome in codice “operazione Smeraldo”…

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