di Giulio Chinappi
Più che unire il blocco occidentale, il vertice NATO di Vilnius sembra aver messo ulteriormente in evidenza la spaccatura interna all’Alleanza Atlantica, come dimostrano le parole del capo del governo ungherese, che continua a smarcarsi dalla linea dettata da Washington.
Il vertice NATO di Vilnius, in Lituania, ha rappresentato una sciagura sotto numerosi punti di vista, come evidenziato da importanti esperti internazionali, tra i quali l’ex ambasciatore italiano Alberto Bradanini. Tuttavia, ha anche evidenziato ancora una volta la spaccatura esistente all’interno della stessa Alleanza Atlantica su questioni importanti, come l’adesione della Svezia, l’adesione dell’Ucraina, la fornitura di armi a Kiev e l’atteggiamento da tenere nei confronti della Russia.
Tra coloro che da tempo stanno cercando di smarcarsi dai dettami di Washington figura certamente il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Il governo di Budapest ha infatti sottolineato sin dall’inizio del conflitto che non avrebbe aderito alle sanzioni antirusse, almeno per quanto riguarda le forniture di gas, ritenute fondamentali per la sopravvivenza stessa del Paese magiaro. Orbán e altri esponenti del suo governo, come il ministro degli Esteri Péter Szijjártó, hanno inoltre rilasciato numerose dichiarazioni critiche nei confronti dell’atteggiamento tenuto dalla NATO in relazione alla crisi ucraina.
Proprio mentre aveva luogo il vertice di Vilnius, il capo dell’esecutivo ungherese ha ancora una volta manifestato il proprio dissenso nei confronti delle politiche belliciste di Washington, volte unicamente a prolungare il conflitto anziché tentare di sedarlo. Intervistato da Kossuth Rádió, Orbán ha sottolineato che gli Stati Uniti non hanno nessuna intenzione di porre fine alla guerra: “Se gli statunitensi lo volessero, la pace arriverebbe con l’alba di domani”, ha sottolineato il primo ministro. “Ma perché non lo vogliono? Questa domanda è rimasta senza risposta al vertice della NATO”, ha continuato Orbán, il quale ha anche aggiunto che “l’Ucraina ha perso la sua sovranità molto tempo fa” e che i paesi occidentali, in primo luogo gli Stati Uniti, controllano la situazione nel Paese.
Orbán ha anche espresso la sua decisa contrarietà ad un eventuale ingresso dell’Ucraina nella NATO, affermando che una mossa di questo tipo non farebbe altro che estendere il conflitto, portando il mondo sull’orlo della terza guerra mondiale. “Se avessimo accettato l’Ucraina nella NATO, ciò avrebbe significato una guerra mondiale immediata”, ha detto il premier magiaro nella sua intervista radiofonica.
Il capo del governo ungherese ha anche criticato l’opinione pubblica occidentale, che non sembra opporsi a sufficienza alla continuazione della guerra, mentre gli ucraini continuano a mostrare un atteggiamento aggressivo nei confronti della Russia, il che non facilita il raggiungimento di un accordo.
Il rifiuto da parte di Budapest di un eventuale ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica, è stato ribadito anche dal ministro degli Esteri, il già citato Péter Szijjártó. Secondo il capo della diplomazia ungherese, il vertice di Vilnius della NATO ha prodotto solo risultati modesti e di piccolo calibro per l’Ucraina, con Kiev che non è riuscita a ottenere alcun calendario per l’adesione al blocco: “La grande domanda prima del vertice NATO era ciò che l’Ucraina avrebbe ottenuto. Rispetto alle aspettative, sostenute principalmente dagli stessi ucraini, i risultati pratici effettivi sono stati estremamente modesti”, ha detto Szijjártó, che ha partecipato in prima persona al vertice di Vilnius, alla televisione nazionale ungherese.
Il ministro ha inoltre osservato che l’Ucraina non ha ricevuto né un invito né un calendario per l’adesione all’alleanza. “Solo la commissione Ucraina-Nato è stata promossa a livello di consiglio”, ha sottolineato il massimo diplomatico ungherese, aggiungendo che nella situazione attuale “questa era l’unica decisione giusta”. “È abbastanza chiaro che un Paese in stato di guerra non può essere accettato nella NATO perché, secondo le stesse regole dell’alleanza, ciò comporterebbe il trascinamento dell’intero blocco in questa guerra. Quindi, penso che, in questo momento, la NATO abbia preso una decisione responsabile riuscendo ad evitare un’escalation dell’azione militare”, ha spiegato.
Szijjártó ha osservato che l’Ucraina inizierà ora a redigere quello che è noto come il programma nazionale annuale per l’interazione con la NATO, che dovrebbe riflettere riforme sia di natura militare che politica.“La NATO non è solo un’alleanza difensiva, ma anche una comunità basata sui valori. Pertanto, ad esempio, l’Ucraina dovrebbe assumersi l’obbligo di rispettare e proteggere i diritti delle minoranze”, ha affermato, sottolineando che l’Ungheria presterà particolare attenzione a questo problema data la preoccupazione di Budapest per il trattamento degli ungheresi etnici che vivono nella regione della Transcarpazia, nell’Ucraina occidentale. Secondo lui, una decisione sulla conformità dell’Ucraina ai criteri di adesione al blocco verrà presa in seguito, tenendo conto delle effettive prestazioni del Paese.
Tuttavia, va sottolineato come l’Ungheria si sia mostrata aperta all’adesione della Svezia alla NATO, probabilmente con l’intenzione di non dispiacere troppo ai padroni di Washington, che non vedono di buon occhio l’atteggiamento del governo Orbán. Lo stesso ministro Szijjártó ha affermato che il governo magiaro sostiene l’ingresso di Stoccolma nell’Alleanza Atlantica, aggiungendo che l’unico ostacolo è rappresentato dalla posizione della Turchia.
“Le ultime dichiarazioni indicano chiaramente che il processo di ratifica in Turchia non sarà completato domani. Quindi, la nostra precedente promessa che non saremo gli ultimi a farlo ovviamente è ancora valida”, ha affermato il diplomatico, aggiungendo che il parlamento ungherese sosterrà le votazioni sulla questione in autunno, come il parlamento turco, visto che la sessione primaverile del parlamento ungherese è già terminata e il parlamento si riunirà di nuovo il 25 settembre.
Articolo di Giulio Chinappi