Il “Time” e la Cospirazione per battere Trump

Il Time del 4 febbraio ha rivelato il lavoro oscuro svolto da lobby del capitale, attivisti e gruppi sociali per sconfiggere Trump alle presidenziali.
Una rivendicazione che conferma quanto rilevato sulle nostre note riguardo al potente lavorio di contrasto a Trump, che ha coinvolto non solo gli apparati di sicurezza e i plurimiliardari, ma, come spiega il Time, anche l’equivalente della Confindustria americana e i sindacati. Proprio al patto segreto tra AFL-CIO (una sorta di Confindustria Usa), attivisti e sindacati è dedicato l’articolo.
Il Patto tra Titani del business, sindacati e lavoratori
“C’era una cospirazione che si stava svolgendo dietro le quinte – scrive il Time – che ha sia limitato le proteste e coordinato la resistenza dei CEO [della AFL-CIO e altri ndr.]”. “Entrambe le mosse a sorpresa furono il risultato di un’alleanza informale tra attivisti di sinistra e titani del business. Il patto è stato formalizzato in una dichiarazione congiunta concisa e poco notata della Camera di Commercio degli Stati Uniti e dell’AFL-CIO, pubblicata il giorno delle elezioni. Dichiarazione che le due parti avrebbero visto come una sorta di patto implicito […] in cui le forze del lavoro si univano alle forze del capitale”

Vai all’articolo

Roberto Mazzoni: “Giochi aperti: Trump è ancora in corsa, Biden non sarà Presidente”

di Libreidee
Fermi tutti: negli Usa non è ancora stato deciso niente. Lo afferma Roberto Mazzoni, giornalista italiano stanziato in Florida: da qui al 20 gennaio – unica data prevista dalla Costituzione per certificare l’elezione del nuovo presidente – potrebbe ancora accadere di tutto.
Mazzoni ricorda il caso del 1960, quando i grandi elettori che avevano incoronato Nixon furono battuti a gennaio dai grandi elettori che avevano votato separatamente per Kennedy. Alla fine prevalsero questi ultimi, grazie ad una contestazione elettorale in Michigan: proprio lo Stato che ora ha finalmente autorizzato una perizia legale sul sistema informatico Dominion, da cui risulta un tasso di errore mostruoso, del 65%.
Si ripete il copione di cinquant’anni fa? Parrebbe di sì: i grandi elettori di Trump, intanto, il 14 dicembre hanno votato per “The Donald”, tenendolo quindi in corsa. Nel frattempo, il suo staff legale ha presentato una nuova raffica di cause alla Corte Suprema, da esaminare nei prossimi giorni…

Vai all’articolo