Perchè la Svezia si sta suicidando?

di Robert Bridge

Fermamente convinto di essere il rappresentante della “superpotenza morale” del mondo, il popolo svedese continua i suoi pericolosi flirt con tutti i possibili nuovi esperimenti culturali e sociali. Questa politica è veramente “progressista” o è la strada per la rovina nazionale?

In Svezia, tutto sembra possibile, tranne il dissenso: dissenso dall’onnipresente messaggio sociale che dice ai suoi cittadini che devono essere tolleranti verso ogni nuova moda culturale, dal farsi impiantare un microchip sotto la pelle, al permettere che i bambini di quattro anni vengano indottrinati alla scuola materna, con le ultime teorie sul transgenderismo.

Migliaia di svedesi si sono già fatti inserire un minuscolo microchip sotto la pelle, di solito nella mano sinistra, che offre  il “vantaggio” di non dover più armeggiare nelle tasche o nella borsetta per carte di credito, documenti di identità e chiavi. Molte delle informazioni personali sono memorizzate sul chip, che ha le dimensioni di un chicco di riso.

Sorprendentemente, nonostante la possibilità per il governo, per le multinazionali o per altri pericolosi soggetti di hackerare questi dispositivi, questa eventualità non sembra essere presente nella mentalità svedese. “Gli Svedesi sono diventati molto favorevoli all’utilizzo dei microchip e non c’è praticamente dibattito sulle problematiche relative al suo utilizzo, in un paese appassionato alle nuove tecnologie e dove la condivisione delle informazioni personali, è considerata il simbolo di una società trasparente”, osserva AFP.

Anche se la quantità di dati che ogni chip può contenere è attualmente limitata, la maggior parte delle tecnologie inizia in sordina, prima di riuscire ad avere un’enorme influenza sui suoi “padroni” umani. Il telefono cellulare è un ottimo esempio. Aveva fatto la sua comparsa come un comodo strumento di comunicazione, ed ora lo “smartphone” domina letteralmente il mondo sociale e culturale. Il prossimo passo, potrebbe essere l’epoca in cui, come aveva previsto l’ex Amministratore Delegato di Google, Eric Schmidt, “Internet scomparirà“. “Ci saranno così tanti indirizzi IP … così tanti dispositivi, sensori, quello che indossate, le cose con cui interagite, che non ve ne accorgerete nemmeno,” aveva dichiarato in pubblico, nel 2015, al World Economic Forum di Davos.

La Svezia, che è riuscita ad evitare la guerra per così tanto tempo da ritenersi invincibile, si è offerta volontaria per fare da cavia per questa nuova, gloriosa tecnologia, che molti ritengono il preludio della schiavitù totale del genere umano verso il “sistema.” La sperimentazione culturale degli Svedesi non finisce con il microchip. Nel regno del comportamento umano e della sessualità, stanno anche abbattendo barriere vecchie come il mondo, con la loro volontà di abbracciare il movimento transgender.

Prima di tutto, mettiamo le cose in chiaro. La mia personale opinione sul transgenderismo (che, in poche parole, afferma che la determinazione del sesso di un individuo, si basa su un costrutto sociale artificiale, e che è possibile cambiare sesso, se e quando, l’individuo lo desidera) è che si tratti per lo più di un fenomeno di massa indotto dai media, quasi un’isteria collettiva.

Dopo tutto, come è possibile che un cambiamento così radicale nel comportamento umano – dove si afferma che un uomo può essere una donna (o viceversa) per tutto il tempo in cui lui “si identifica” con quel particolare sesso – era assolutamente inaudita meno di un decennio fa? L’uomo è in continua evoluzione da milioni di anni e solo oggi sentiamo parlare di persone che riescono ad inventarsi una “identità sessuale”? L’unica spiegazione è che si tratti di una teoria praticamente basata sul nulla e data quotidianamente in pasto all’opinione pubblica, fino a quando non è stata accettata come vangelo. Il che dimostra che le masse prederanno voluttuosamente per oro colato qualsiasi storia venga ripetuta loro un numero sufficiente di volte.

In ogni caso, fino a quando questa nuova moda sessuale (si dice che oggi ci siano oltre 60 diversi tipi di genere) rimarrà confinata al mondo degli adulti, e non violerà i diritti altrui (negli Stati Uniti durante l’era Obama, questo non è stato il caso, visto che i maschi adulti che improvvisamente si “identificavano” come donne, erano legalmente autorizzati ad usare i bagni e gli spogliatoi femminili, diventando così un rischio potenziale per donne e bambini), il fenomeno potrebbe essere considerato per lo più innocuo.

Ma, come per ogni nuova curiosità culturale che emerge, la Svezia ha portato il transgenderismo all’estremo, fino al punto in cui si tollera che nelle scuole materne ci si rivolga ai bambini come se fossero degli scherzi di natura di “genere neutro.” In questo bizzarro mondo, dove la vita reale è una finzione, gli Svedesi comunicano fra di loro utilizzando, fin dal 2015, il pronome “hen,” di genere neutro.

Le scuole svedesi fanno leggere anche i cosiddetti libri “progressisti,” come “Hästen & Husse,” che racconta la storia di un uomo che si veste da donna. Il suo amico, un cavallo apparentemente non meno confuso, è una “trans-specie” a cui piace correre intorno a casa immaginando di essere un cane.

Con questa specie di totale pazzia nell’aria, non c’è da meravigliarsi se la stordita e demascolinizzata popolazione svedese, ha permesso al proprio governo, aiutato dal peso finanziario di George Soros, di aprire le porte ad una moltitudine di migranti illegali mediorientali e africani, molti dei quali in fuga dai conflitti provocati dalla NATO.

Oggi, mentre le scuole svedesi stanno imponendo ai loro pupilli modelli di ruolo di genere neutro, bande di migranti “molto maschili” stanno rendendo alcune parti della Svezia praticamente off limits per la popolazione generale. I paramedici e i vigili del fuoco a volte hanno bisogno di essere scortati dalla polizia per entrare nelle “aree vulnerabili”, in particolare in alcuni quartieri di Malmö, la terza città svedese.

Come riporta The Spectator, “le guerre tra bande servono da costante promemoria delle politiche fallimentari della Svezia su immigrazione e integrazione. Questo è un problema per il governo (e anche per l’opposizione), in un paese che si vanta di essere una ‘superpotenza umanitaria’ “.

Nonostante l’illegalità nelle strade, il sostegno al Partito Democratico svedese di estrema destra e anti-immigrazionista è tornato, stranamente, ad essere molto scarso, dopo i livelli che aveva raggiunto durante la crisi migratoria del 2015.

Alla luce di queste tendenze, apparentemente insostenibili, in questa “progressista” nazione nordica, è necessario porsi la domanda: quanto a lungo potranno durare gli esperimenti culturali, prima che il “laboratorio” si autodistrugga?

Articolo di Robert Bridge

Fonte originale: https://www.strategic-culture.org/news/2018/05/30/why-sweden-on-fast-track-national-suicide/

Scelto e tradotto da Markus, per comedonchisciotte.org

Fonte: https://comedonchisciotte.org/perche-la-svezia-si-sta-suicidando/

INDUSTRIA 4.0
Uomini e macchine nella fabbrica digitale
di Annalisa Magone, Tatiana Mazali

Industria 4.0

Uomini e macchine nella fabbrica digitale

di Annalisa Magone, Tatiana Mazali

Un nuovo futuro possibile!

Il mondo delle fabbriche è alla soglia di un cambiamento tanto profondo da essere chiamato “quarta rivoluzione industriale”.

Un cambiamento che travolge prodotti, servizi e metodologie produttive, e ha al cuore una rottura tecnologica senza precedenti: la fusione tra mondo reale degli impianti industriali e mondo virtuale della cosiddetta Internet of Things, un sistema integrato di dispositivi intercomunicanti e intelligenti che mette in contatto, attraverso la rete, oggetti, persone e luoghi.

Secondo i teorici di questo paradigma, che è anche un manifesto culturale, in un futuro ormai prossimo la facoltà di comunicazione tra le macchine, nelle fabbriche, apporterà alle linee di produzione la capacità autodiagnostica di rilevare gli errori e correggerli.

La flessibilità dagli impianti sarà tale da personalizzare i prodotti in funzione del singolo cliente.

I robot lavoreranno a contatto con l’uomo e da esso apprenderanno in modo naturale.

Il flusso di lavoro potrà essere riprodotto in modo virtuale, dunque prima di approntarlo fisicamente in officina, per verificarne il comportamento in astratto e potenziarne le performance.

La fabbrica saprà approvvigionarsi di energia senza sprechi e al minor costo possibile, in una parola sarà smart.

I prodotti, corredati da microchip e sensori, diverranno sempre più interattivi coi i loro utilizzatori.

Con la tecnologia, cambieranno le mansioni e l’istruzione del lavoratore, operaio o tecnico, impiegato o dirigente.

Cambieranno le attese e le regole del mondo del lavoro per come oggi lo conosciamo.

Perché le aziende cercano sempre di più un lavoratore creativo, responsabile e coinvolto.

«Un “operaio aumentato”, lo chiamano gli autori.

Che sappia gestire i dati, compiere una pluralità di operazioni, connettersi agli altri: mettendo al servizio del lavoro quelle stesse abilità di “nativo digitale” che utilizza nella vita privata».

Attore consapevole «di un processo evolutivo che presuppone sindacati all’altezza del nuovo terreno di confronto ma anche aziende capaci di dare il giusto in cambio del molto che chiedono. Sapendo, gli uni e gli altri, che indietro non si torna».

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