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Sapete che cos’è la “Great Barrington Declaration”?

di Michele Nardella

Ci sono ancora tanti, troppi ingenui convinti che le notizie ufficiali con cui siamo bombardati giornalmente a proposito della “pandemia” rispecchino ciò che oggettivamente dice “la scienza”. Il numero di medici e scienziati non in linea con la narrativa ufficiale che si vuole imporre, è tutt’altro che trascurabile.

The Great Barrington Declaration States That Herd Immunity ...

Ormai tutti sappiamo che la censura dei giganti dell’informatica ha raggiunto livelli impensabili anche solo fino a poco tempo fa, tanto da indurre sempre più utenti a prendere contromisure, come quella di emigrare su piattaforme più libere. È anche di questi giorni la notizia della messa sotto inchiesta del dr. Mariano Amici per la sua posizione “eretica” su pandemia, tamponi e vaccini, dopo aver subìto una dura quanto ingiustificata aggressione nella trasmissione televisiva “Non è l’arena”.

Non è difficile capire che le crescenti arroganza e violenza che si stanno abbattendo contro i “dissenzienti”, sono la prova flagrante che le idee che non piacciono ai pochi che tiranneggiano sui tanti, si stanno pericolosamente diffondendo. E con questo mi riferisco in particolare al fatto che, a dispetto di quanto vuol far credere l’informazione ufficiale, che parla sempre a nome di una fantomatica comunità scientifica, il numero di medici e scienziati più o meno non in linea col pensiero che si vuole imporre è tutt’altro che trascurabile.

Purtroppo ci sono ancora tanti, troppi ingenui convinti che le notizie ufficiali con cui siamo bombardati giornalmente rispecchino ciò che oggettivamente dice “la scienza”.

Non è la prima volta che scienziati burocrati non eletti dettino le politiche emergenziali in situazioni di supposta pandemia: l’ultimo esempio, piuttosto recente, risale alla pandemia di influenza suina H1N1 del 2009/2010, rivelatasi poi l’ennesima “bolla di sapone”, a dispetto delle pessimistiche previsioni. E forse è anche per questo che stavolta, in piena emergenza covid, le voci di opposizione nell’ambito della medicina istituzionale si son fatte più numerose e rumorose che mai.

Anche senza entrare nel merito della questione, il solo fatto che esista questa realtà sistematicamente taciuta dai mass media bugiardi, vigliacchi e collusi, sta a dimostrare che ci sono fatti oggettivi su cui riflettere. Fatti oggettivi e incontrovertibili che si possono ignorare, certo, e anche censurare, ma che non possono in alcun modo essere considerati poco significativi se si ha un minimo di onestà intellettuale.

E qui veniamo al dunque: la Great Barrington Declaration, per esempio, è un documento redatto in USA e firmato il 4 ottobre 2020, da Martin Kulldorff, professore di Medicina all’Università di Harvard, da Jay Bhattacharya, professore della Scuola di Medicina all’Università di Stanford, da Sunetra Gupta, professore di epidemiologia all’Università di Oxford e da altri 34 co-firmatari.

Essa si prefigge di divulgare informazioni corrette ed oneste sulla pandemia, dimostrando con una raccolta di firme in che misura queste siano condivise da esperti e gente comune. Firme che nel momento in cui scrivo (13 febbraio) hanno già abbondantemente superato quota 50.000 per quanto riguarda la categoria comprendente medici e scienziati, mentre per i comuni cittadini ad oggi siamo a circa 750.000, come si può vedere qui.

Riassumendo al massimo, i dissenzienti ci ammoniscono su questi principali punti:

  • La conta dei morti per covid è in tutto il mondo grossolanamente esagerata per una serie di motivi facilmente dimostrabili. Basterebbe solo far notare il paradosso del sensibile calo di morti nel 2020 a causa delle varie malattie degenerative rispetto agli anni passati, registrato in tutti i paesi assieme al quasi azzeramento dei casi di influenza e simil-influenza stagionali, parallelamente all’incremento di morti per covid 19, ormai considerato il nuovo flagello dell’umanità al pari della peste bubbonica: lo capisce anche un bambino che il trucco sta nel far confluire le morti per altre malattie nel computo di quelle attribuite al nuovo virus SARS-CoV-2 prendendo a pretesto la positività al tampone (oltretutto inaffidabile, come sto per precisare) riscontrata nei deceduti;
  • La reazione polimerasica a catena (PCR), la tecnica alla base dell’uso diagnostico dei tamponi, non è stata inventata per tale scopo, come dice chiaramente lo stesso inventore, il Premio Nobel Kary Mullis, che dunque la sconsiglia per fare diagnosi (lo precisa proprio lui in persona in questo video). Pertanto i risultati dei test normalmente effettuati sono del tutto privi di significato clinico. Ormai sono davvero tante le conferme, comprese quella dell’OMS (leggi qui) e della Corte d’Appello Portoghese (leggi qui);
  • L’evidenza a supporto della convinzione che lockdown, distanziamento sociale e uso di mascherine siano un deterrente alla diffusione del virus è molto sovrastimata e inaccurata. Per quanto riguarda in particolare le mascherine, sono invece davvero innumerevoli gli studi che ne mettono in evidenza l’inutilità e la pericolosità (leggi qui, qui e qui);

Mascherine, distanziamento, ingressi scaglionati e ...

  • L’enfasi ansiogena con cui i media ci aggiornano con ossessiva  puntualità su presunti “nuovi casi positivi”, finisce col generare confusione e panico tra la popolazione, indotta così ad attribuire erroneamente a tale condizione valenza di malattia o contagiosità;
  • Le dichiarazioni ufficiali sulla presunta inefficacia e dannosità di farmaci di sperimentata efficacia e poco costosi come idrossiclorochina, colchicina e invermectina sono infondate. Piuttosto, se usate saggiamente nei primi stadi dell’infezione, queste droghe si rivelano efficaci e sicure. Come dimostrano 210 studi sull’efficacia dell’idrossiclorochina in casi covid 19, di cui 145 peer reviewed (a revisione paritaria), solo 26 hanno rivelato inefficacia e qualche rischio;
  • Mentre farmaci naturali validi ed economici vengono ignorati e screditati, per non parlare di alimentazione, vitamine e stile di vita, cioè dei presìdi primari contro ogni genere di agente patogeno; ci viene detto che le uniche armi a disposizione, prima dell’arrivo di qualche eventuale nuovo farmaco miracoloso, sono, oltre alle solite banali misure profilattiche, i discutibilissimi vaccini.

E a proposito di vaccini non potrei a questo punto esimermi dal menzionare l’ultima iniziativa di un gruppo di medici firmatari della suddetta “Great Barrington Declaration”, i quali hanno deciso di registrare un video intitolato: “Qui abbiamo le opinioni di esperti medici e non solo sul coronateatro“, in cui fanno appello a rifiutare il vaccini anti-covid. Si tratta di 33 medici di vari paesi del mondo, che in poco meno di mezz’ora spiegano sommariamente le ragioni della loro contrarietà (il video, caldamente raccomandato, è per fortuna doppiato).

Non posso fare a meno a questo punto di far notare il vuoto di logica di chi scredita (spesso senza tuttavia portare prove) questi personaggi coraggiosi e controcorrente. Che interesse avrebbe un medico, magari anche affermato e stimato, a rischiare la gogna mediatica nella migliore delle ipotesi o la radiazione nella peggiore? Solo chi è onesto e più che sicuro delle sue idee può avere il coraggio di esporsi. E chissà quanti altri medici “eretici” verrebbero allo scoperto, se non si fosse instaurato questo clima di caccia alle streghe, di Santa Inquisizione…

Lo stesso vuoto di logica è inoltre evidente in chi difende i vaccini incondizionatamente: se questi sono così efficaci e sicuri come ci viene detto, come mai c’è così tanta resistenza? Se così fosse, tutti avrebbero da guadagnarci senza nulla perdere: chi non vorrebbe essere protetto dalle più terribili malattie con una semplice, banale iniezione? Tanto più che coi vaccini polivalenti ci si può immunizzare in un solo colpo contro più malattie, dunque, teoricamente, una pacchia!

Intanto, nonostante la censura sempre più stringente e ubiquitaria, trapelano diffondendosi a macchia d’olio notizie a dir poco inquietanti sui primi danni di questo vaccini sperimentali. Oramai sono all’ordine del giorno: riporto qui per semplificare una fonte seria di informazione fresca fresca, essendo aggiornata al 12 febbraio 2021 (The Defender, la newsletter di Robert Kennedy jr.), che parla di ben 653 morti e di 12.044 casi di reazioni avverse anche gravi in tutto il mondo per il vaccino anti-covid (e questo dopo sole poche settimane dall’inizio della campagna!). E ai soliti “covidioti” che con una faccia tosta grande quanto una cattedrale, bollano frettolosamente come falsi questi dati o ne negano la correlazione col vaccino, faccio notare che si tratta di dati pubblici riportati dal VAERS (Vaccine Adverse Events Reporting System), un programma di sorveglianza governativo USA gestito dal CDC e dal FDA. Se questa non è una fonte affidabile ne conoscete qualcun’altra?

Vorrei prima di concludere ricordare gli eroi italiani di questo movimento di pensiero che, pur con qualche differenza di posizione, si oppongono encomiabilmente alla dittatura tecno-sanitaria che incombe sempre più pesantemente su tutti, perché lo dovremo anche a loro se un giorno riusciremo a liberarci da questa pesante catena. Sono medici e scienziati più o meno noti che qui di seguito elenco, senza pretendere di riportarli tutti e dunque scusandomi se ho dimenticato qualcuno: Giorgio Palù, Mariano Amici, Massimo Citro, Domenico Mastrangelo, Stefano Scoglio, Giulio Tarro, Barbara Balanzoni, Silvana De Mari, Francesco Oliviero, Antonio Miclavez, Salvatore Rainò, Roberto Petrella, Loretta Bolgan, Franco Trinca, Fabio Franchi, Pasquale Mario Bacco , Stefano Montanari, Dario Miedico, Roberto Gava.

Per finire voglio ricordare che per firmare la Great Barrington Declaration non è necessario essere medici o scienziati (anche se ovviamente in questo caso la firma è molto più significativa). Chiunque può firmare e invito vivamente tutti a farlo al più presto, attraverso il seguente link e cliccando in alto a destra su: Sign the Great Barrington Declaration.

Articolo di Michele Nardella

Fonte: http://nardellamichele.blogspot.com/2021/02/sapete-che-cose-la-great-barrington.html

LA GLOBALIZZAZIONE DELLA NATO
Guerre imperialiste e globalizzazioni armate
di Mahdi Darius Nazemroaya

La Globalizzazione della Nato

Guerre imperialiste e globalizzazioni armate

di Mahdi Darius Nazemroaya

"Questo libro è obbligatorio da leggere per coloro che si sono impegnati a invertire la rotta della guerra e della conquista imperialista da parte della più imponente macchina bellica del mondo" Michel Chossudovsky - Direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione

Originata dalla Guerra Fredda, l’esistenza della North Atlantic Treaty Organization era giustificata quale argine di difesa nei confronti di ogni minaccia sovietica nei confronti dell’Europa Occidentale.

Tale ragion d’essere è da lungo tempo svanita con il collasso dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda. Nonostante ciò la NATO ha continuato a espandersi senza sosta proprio verso Est, in direzione del suo antico nemico.

La Jugoslavia in particolare ha costituito un punto di svolta per l’Alleanza Atlantica e il suo mandato. L’organizzazione ha mutato il proprio quadro strategico da difensivo in offensivo sotto il pretesto dell’umanitarismo.

Proprio partendo dalla Jugoslavia la NATO ha intrapreso il proprio cammino verso la globalizzazione, andando a interessare un’area di operazioni più estesa al di fuori del continente europeo.

Assurta via via sempre più a simbolo del militarismo statunitense e della diplomazia dei missili, la NATO ha agito come braccio del Pentagono ed è stata dislocata nelle zone di combattimento dove sono stati impegnati gli Stati Uniti e i loro alleati.

Dov’è finito l’originario scopo difensivo per cui la NATO è stata creata?
Quali sono i progetti occulti che sottendono a questa organizzazione?

Scopri la Globalizzazione della Nato,
tra Guerra imperialista e colonizzazione armata

Indice

Ringraziamenti

Prefazione. Le avvertenze di un consigliere del Segretario generale dell'ONU, di Denis J. Halliday

1 Uno sguardo d'insieme sull'espansionismo della NATO: prometeismo?
2 L'UE, l'espansionismo della NATO e il Partenariato per la Pace
3 La Jugoslavia e la reinvenzione della NATO
4 La NATO in Afghanistan
5 Il Dialogo Mediterraneo (DM) della NATO
6 La NATO nel Golfo Persico. L'Iniziativa per la sicurezza nel Golfo
7 La penetrazione nello spazio postsovietico
8 La NATO e gli alti mari. Il controllo delle rotte marittime strategiche
9 Il progetto dello scudo missilistico globale
10 La NATO e l'Africa
11 La militarizzazione del Giappone e dell'Asia-Pacifico
12 L'avanzata nel cuore dell'Eurasia: l'accerchiamento di Russia, Cina e Iran
13 Le controalleanze eurasiatiche
14 La NATO e il Levante: Libano e Siria
15 L'America e la NATO rapportati con Roma e gli alleati peninsulari
16 Militarizzazione globale: alle porte della terza guerra mondiale?

Note
Appendice. La strada per Mosca passa da Kiev

Fonti delle Illustrazioni

La NATO in Afghanistan - Anteprima di "La Globalizzazione della Nato"

La collocazione dell’Afghanistan ha sempre avuto un particolare significato.

Questa Nazione priva di sbocchi sul mare si trova esattamente in una posizione mediana all’incrocio tra Asia centrale, subcontinente indiano e Medio Oriente. Il Paese è importante per diverse ragioni geo-strategiche ed economiche.

Per prima cosa, l’Afghanistan costituisce uno snodo geo-strategico che va a lambire l’Iran, la ex Unione Sovietica e la Cina, rendendolo parecchio appetibile. Nel corso della sua intera storia quest’area geografica è servita da cuscinetto tra Iran, India e Cina. Più tardi, dopo essersi reso indipendente dall’Iran, l’Afghanistan ha rivestito la stessa funzione tra l’Iran, la Russia (e poi l’URSS) e l’India, a quel tempo ancora sottoposta al dominio coloniale britannico, successivamente divisa tra Repubblica dell’India e Pakistan. L’Afghanistan è il luogo ideale per inserire un cuneo tra le grandi potenze eurasiatiche e per stabilire una presenza militare permanente da cui lanciare future operazioni in tutto il continente.

In secondo luogo, esso rappresenta la porta di ingresso ai Paesi dell’Asia centrale ricchi di materie prime, che permette di bypassare i territori dell’Iran, della Federazione russa e della Cina. Ciò costituisce un fattore di notevole importanza poiché consente a forze extra-regionali come Stati Uniti o Gran Bretagna di usare questo Paese allo scopo di aggirare tali potenze rivali della regione. Per anni uno dei progetti più importanti per Washington e le sue corporation è stato un corridoio energetico che passasse in territorio pakistano e afgano, partendo dai campi petroliferi e dalle riserve di gas naturale dell’Asia centrale.

Le missioni di combattimento della NATO si sono concentrate in gran parte nel sudovest e nel nord-ovest dell’Afghanistan, proprio dove era stato progettato il percorso di una pipeline strategica che trasportasse petrolio e gas naturale dall’Asia centrale fino all’Oceano Indiano. Prima dell’11 settembre 2001 Washington era stata coinvolta in negoziati infruttuosi col governo talebano al fine di garantire la sicurezza per questo corridoio energetico in progettazione.

Per continuare a leggere, clicca qui: > La NATO in Afghanistan - Anteprima di "La Globalizzazione della Nato"

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