Gli Infiltrati

di Andrea Indini

Le trame non vengono mai tessute da un giorno all’altro. Molto spesso, sottendono rapporti che aspettano il momento più opportuno per sferrare l’attacco. Che sull’Italia gravino in continuazione le mire dei Paesi che comandano a Bruxelles, è una drammatica realtà che da tempo paghiamo sulla nostra pelle.

Mentre fino a qualche anno fa gli strateghi di questi disegni operavano dietro le quinte e di loro non si sentiva parlare, se non quando avevano assestato il colpo mortale, oggi escono allo scoperto, delineando una nuova strategia. L’intento, però, resta il medesimo: correggere a loro piacimento il voto popolare.

Quando nel 2011 fu sovvertito il voto degli italiani, spingendo sotto la minaccia dello spread Silvio Berlusconi a lasciare Palazzo Chigi a Mario Monti, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel poterono contare sull’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Analisti e politici parlarono di “golpe bianco”.

Negli anni che seguirono, le pressioni dell’asse franco-tedesco aumentarono e, anche grazie a governi targati piddì a dir poco compiacenti, trovarono a Roma terreno fertile per le proprie scorribande. Oggi, però, le alleanze si stanno ridisegnando e trovano nelle imminenti elezioni europee il banco di prova per un nuovo scontro.

I primi ad uscire allo scoperto sono stati Emma Bonino e il suo partito “+Europa”. A fine marzo George Soros e la moglie Tamiko Bolton hanno versato nelle casse del partito la bellezza di 200mila euro, per sostenere una delle campagne elettorali più marcatamente europeista del panorama politico. Non è la prima volta che il fondatore di Open Society finanzia campagne elettorali. Non deve quindi stupire se è andato a scegliere in Italia uno dei partiti che oggi si oppone con più forza ai movimenti sovranisti e populisti. A dispetto di quanto si pensava all’inizio, la Bonino ha deciso di non correre con il Partito democratico: farà tutto da sola nella speranza di riuscire a superare la soglia di sbarramento.

Anche Nicola Zingaretti e i dem si stanno muovendo nello stesso senso. Il faro a cui guardano è Emmanuel Macron, uno dei nemici più feroci dell’esecutivo gialloverde e, più in generale, del nostro Paese. Quali possano essere gli intenti comuni con un capo di Stato, che in questi anni ha ripetutamente scommesso contro l’Italia, non è dato saperlo. Sta di fatto che il Pd ha prima piazzato Sandro Gozi, ex segretario di Stato per gli Affari europei nel governo Renzi, nelle liste francesi di “La Republique En Marche!”, il partito di Macron, e ha poi accolto nelle proprie liste Caterina Avanza, la rappresentante di “En Marche!” in Italia.

“Lo slogan che sembrava un sogno di costruire una grande alleanza da Macron a Tsipras – aveva commentato Zingaretti nei giorni scorsi – è già contenuto nella lista che presentiamo agli italiani”. Il dato più interessante è che, a detta della stessa Avanza, è stato proprio il presidente francese “a spingere” per la sua candidatura nel Pd per “creare passerelle di dialogo tra i due Stati” e, al tempo stesso, “unire una classe dirigente europea progressista”.

Gli acquisti dei dem non si fermano all’area rappresentata da Macron in Europa. Nelle ultime ore hanno infatti imbarcato anche Beatrice Covassi, capo della rappresentanza in Italia della Commissione europea in scadenza. Negli ultimi anni, tanto per intenderci, ha rappresentato la Commissione europea e il presidente Jean-Claude Juncker in Italia, interfacciandosi con le Istituzioni, nazionali e regionali, gli stakeholder, i media e i cittadini. Da sempre strenuo difensore dell’architettura dell’Unione europea, si è già esposta in più di un’occasione contro il governo gialloverde. “Ci sono delle regole comuni, che vanno rispettate – spiegava tempo fa – la Commissione ha un ruolo di amministratore di condominio”.

Il disegno ormai è chiaro. Il Pd, che nei sondaggi sta tornando a guadagnare qualche punto, ha deciso di stringere un’alleanza con due tra i più acerrimi nemici del nostro Paese, sapendo di poter contare a Strasburgo anche su altri ultrà europeisti, che la pensano allo stesso modo. È lo stesso disegno di chi, tempo fa, aveva creato il partito di En Marche! e che, in questi mesi, sta combattendo perché gli europei non assegnino il proprio voto a forze sovraniste. Che poi questo disegno non coincida assolutamente con il bene dell’Italia, a Macron e compagnia bella poco importa. Al Pd men che meno.

Articolo di Andrea Indini

Fonte: http://blog.ilgiornale.it/indini/2019/04/15/gli-infiltrati/

Un commento

  1. Il PD come FORZA ITALIA sono partiti morti. Se Salvini fa passi da gigante è perchè sta iniettando nel sangue degli italiani l’amor patrio già distrutto negli ultimi 25 anni. Noi abbiamo bisogno di credere in noi stessi e nelle persone che ci rappresentano. I ladri e i corrotti non ci possono rappresentare. La Germania e la Francia insegnano. Il nostro parlamento è stato affollato da opportunisti scaltri dalla parola facile. MAI PIU’ PD e CD al governo. Ciao.

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