Sterminio dei bianchi cristiani: come abbassare il tasso di natalità dei popoli europei

di Elena Dorian

La condizione indispensabile per giustificare e favorire il flusso dei migranti, e quindi la sostituzione etnica dei popoli europei, è che il tasso di natalità delle popolazioni autoctone sia inferiore al tasso minimo di mantenimento.

Attualmente il tasso di natalità in Europa è mediamente di 1,6 bambini per donna. Quindi è molto basso, visto che per mantenere stabile la popolazione è necessario che questo tasso non sia inferiore a 2,1. Nel 1965 in Italia il tasso di natalità era di 2,6 bambini per donna, ed anche nel resto del continente si manteneva ben al di sopra del livello minimo. Poi è iniziato il crollo, lento ma inesorabile. Crollo che non accenna a modificarsi.

Tasso di natalità e politiche migratorie

Sappiamo che l’elite globalista ha bisogno di un tasso di natalità basso, per giustificare la necessità di introdurre efficaci politiche migratorie, spacciandole per indispensabili. Ma la denatalità in Europa non può essere imputata all’elite che ci sta governando. Piuttosto, è correlata allo sviluppo economico. Questo ci viene confermato dai paesi in via di sviluppo dell’Asia Orientale, che si avviano in blocco verso un tasso di natalità simile a quello europeo.

La denatalità dipende, quindi, da un insieme di fattori associati al progresso e al benessere. Tuttavia, questo fenomeno demografico può essere in qualche modo governato e influenzato. Basta prendere in considerazione l’esempio di Israele, paese in cui la componente ebraica della popolazione, ha visto aumentare vistosamente la natalità, assestandosi intorno a 3,2 bambini per donna. Eppure si tratta di un paese con caratteristiche simili ai paesi occidentali: ha un’economia moderna e sviluppata, le donne sono emancipate.

Le azioni a favore della fertilità

Il tasso di natalità non può essere, quindi, determinato con certezza dall’elite, ma il dato israeliano ci dice chiaramente che può essere influenzato, in un senso o nell’altro. Questo significa che ci sono delle azioni politiche e sociali che, se attuate, favoriscono la natalità ed altre che invece la ostacolano, fermo restando che nei paesi sviluppati, in assenza di qualunque intervento, essa tende a diminuire.

Facciamo mente locale ed esaminiamo più da vicino il problema. Iniziamo con alcune semplici domande: Quali sono le politiche condotte in Italia, per far sì che le famiglie possano avere figli e mantenerli con un minimo di dignità? Negli ultimi cinquant’anni sono state fatte politiche di questo genere?

Sappiamo tutti quanto costano i figli e sappiamo anche che una famiglia numerosa non riceve aiuti che possano essere definiti tali, semmai riceve elemosine. Le tasse le pagano anche le famiglie numerose, al limite della povertà, ai fini del calcolo del reddito ISEE, la famiglia è svantaggiata, gli assegni per il nucleo familiare sono quasi delle mancette, le detrazioni IRPEF sono ridicole, gli asili nido sono del tutto insufficienti, in tutto il territorio nazionale, soprattutto al sud. Possiamo asserire, senza paura di essere smentiti, che in Italia le politiche per la famiglia, oggi e negli ultimi cinquant’anni, sono inesistenti. Quindi, in Italia una politica a favore della famiglia non c’è.

In assenza di interventi economici da parte dello stato, si potrebbe pensare a interventi di organizzazioni private che incentivino la formazione di famiglie numerose. Ci sono dei casi in cui la propaganda pro-famiglia ha cercato di trovare spazio, attirando su di sé le critiche di tutti i mezzi di informazione (e condizionamento) di massa, con rabbiosa determinazione.

Queste associazioni senza scopo di lucro sono state definite retrograde, di stampo fascista, ancorate al passato, talebane, denigrate oltre ogni misura. Quindi, nessun intervento in favore della famiglia, né da parte dello stato, assente, né da parte dei privati cittadini, denigrati. E inoltre, chiunque promuova la famiglia si trova ad agire da solo, senza finanziamenti di alcun genere. Qui i soldi di George Soros non si fanno vedere.

Le azioni contro la fertilità

politiche per abbassare il tasso di natalità, il gay pride e tutte le manifestazioni LGBT portano a questo risultato

Abbiamo visto che le azioni in favore della fertilità sono inesistenti o addirittura osteggiate. Ne consegue che negli ultimi cinquant’anni non ci sono stati interventi che, di fatto, abbiano favorito l’incremento del tasso di natalità. Ci poniamo adesso una terza domanda. Quali e quanti sono stati gli interventi che hanno, invece, contribuito ad abbassare il tasso di natalità?

In effetti, ci sono molti interventi di “ingegneria sociale” che possono abbassare ulteriormente il tasso di natalità e mantenerlo sempre e comunque al disotto della soglia minima, impedendo che possa risalire la china. Si tratta di interventi che possiamo osservare ogni giorno:

  1. la promozione del transgenderismo,
  2. l’omosessualità,
  3. la pornografia,
  4. la promiscuità sessuale,
  5. il controllo delle nascite,
  6. l’aborto,
  7. la famiglia arcobaleno,
  8. il femminismo.

Sono tutti settori strategici fondamentali in cui si può intervenire per abbassare il tasso di natalità. Scorrendo l’elenco non possiamo non pensare a George Soros, il quale si sta dedicando anima e corpo a promuovere omosessualità, immigrazione e transgenderismo, finanziando tutto ciò che ostacola la natalità da una parte e tutto ciò che contribuisce a portare immigrati dall’altra.

Ma George Soros non è l’unico, è soltanto il più importante finanziatore di questo processo di costruzione della società multietnica. C’è anche l’intero apparato informativo e culturale che si muove in questa direzione. I giornali, i think tank, i centri del potere culturale. Ci sono stati momenti nella storia dell’Italia, e altri verranno, in cui l’unica cosa davvero importante sembravano essere i diritti dei gay, dei transgender, degli LGBT ed il matrimonio omosessuale.

E questo sta succedendo non soltanto in Italia e negli altri paesi europei, ma anche negli Stati Uniti, in Australia, in Nuova Zelanda e in tutti i paesi abitati da bianchi cristiani di origine europea, senza alcuna eccezione. C’è evidentemente una regia comune.

Non è difficile da capire che esiste di fatto una regia comune, visto che in tutto il mondo il fenomeno della denatalità viene portato avanti utilizzando gli stessi strumenti e avvalendosi delle stesse strategie comunicative e di manipolazione.

Una banale lista di femministe

Il femminismo ha dato il maggior contributo ad abbassare il tasso di natalità degli europei. A tal proposito vi segnalo il seguente elenco. Si tratta di un elenco che trovate anche su wikipedia, non è un segreto.

Bella Abzug Kathy Acker Chantal Akerman Belgium
Rachel Adler Larisa Alexandrovna Gloria Allred
Shulamit Aloni Israel Sara Alpern Jane Alpert
Rebecca Alpert Anita Altman Franciszka Arnsztajnowa
Eleanor Antin Oreet Ashery Israel United Kingdom Adina Bar-Shalom Israel
Pauline Bebe France Mayim Bialik Malke Bina
Hanne Blank Lisa Bloom Judy Blume
Susan Bordo Daniel Boyarin Susan Brownmiller
Susan Brownmiller Julie Burchill United Kingdom Judith Butler
Claude Cahun France Aviva Cantor Naomi Chazan Israel
Judy Chicago Hélène Cixous France Ruth Dreifuss Switzerland
Hedwig Dohm Germany Andrea Dworkin Amy Eilberg
Sandy Eisenberg Sasso Eve Ensler Susan Estrich
Bracha L. Ettinger Israel Jane Evans Susan Faludi
Susan Faludi Merle Feld Rachel Kohl Finegold Canada
Shulamith Firestone Danya Ruttenberg Marcia Freedman Israel United States
Sarah Michelle Gellar Tavi Gevinson Ruth Bader Ginsburg
Ilana Gliechbloom Emma Goldman Elyse Goldstein Canada
Lynn Gottlieb Naomi Graetz Israel Blu Greenberg
Tina Grimberg Canada Jack Halberstam Charlotte Haldane United Kingdom
Nina Hartley Tova Hartman Israel Judith Hauptman
Dorothy Ray Healey Susannah Heschel Eva Hesse
Anat Hoffman Israel Brenda Howard Sara Hurwitz
Paula Hyman Elfriede Jelinek Austria Erica Jong
Elana Kagan Roberta Kalechofsky Belda Kaufman Lindenbaum Israel
Michael Kimmel Melanie Klein United Kingdom Naomi Klein Canada
Gilah Kletenik Edith Konecky Barbara Kruger
Anna Kuliscioff Nomy Lamm Michele Landsberg Canada
Paulina Lebl-Albala Serbia Lori Hope Lefkovitz Gerda Lerner
Ariel Levy Amy-Jill Levine Aurora Levins Morales Puerto Rico
Fanny Lewald Germany Rosa Luxemburg Germany Frederica Sagor Maas
Ruchama Marton Israel Hana Meisel Israel Annie Nathan Meyer
Cheryl Moch Haviva Ner-David Israel Martha Nussbaum
Rose Pastor Stokes Tillie Olsen Margit Oelsner-Baumatz Argentina
Judith Plaskow Rachel Pollack Letty Cottin Pogrebin
Griselda Pollock United Kingdom Katha Pollitt Virginia Postrel
Sally Priesand Yvonne Rainer Lydia Rabinowitsch-Kempner Germany
Ruth Rasnic Israel Avital Ronell Rachel Rosenthal
Tamar Ross Israel Muriel Rukeyser Danya Ruttenberg
Sheryl Sandberg Miriam Schapiro Zalman Schachter-Shalomi
Rosika Schwimmer Hungary Alice Shalvi Israel Drorah Setel
Mendel Shapiro Israel Ella Shohat Israel United States Eve Kosofsky Sedgwick
Sheila Shulman United Kingdom Kaja Silverman Susan Sontag
Daniel Sperber Israel Annie Sprinkle Gertrude Stein
Gloria Steinem Sandra Steingraber Elana Maryles Sztokman Israel
Yona Wallach Israel Wendy Wasserstein Trude Weiss-Rosmarin
Naomi Weisstein Ruth Westheimer Hannah Wilke
Naomi Wolf Elizabeth Wurtzel

Non è impressionante questa lista? Si tratta di un vero e proprio esercito di femministe che operano o hanno operato in tutto il mondo per promuovere il femminismo e le famiglie arcobaleno. Ma tutte queste attiviste sono accomunate da un filo invisibile che le unisce. Sono tutte donne ebree impegnate in prima fila per promuovere il femminismo, la famiglia arcobaleno e il gender. Si tratta di donne lautamente finanziate, oggi dalla Open Society di George Soros, ieri da altri.

Sono figure di primo piano, invitate a tutte le trasmissioni televisive che contano. Tutte donne di successo, con alle spalle libri pubblicati e propagandati. Insomma, sono la punta di un iceberg, non l’iceberg.

Dietro queste donne ci sono centinaia di altre attività necessarie per far passare il loro messaggio, per condizionare la società. È un piccolo esercito di attiviste, supportato da un esercito ben più consistente di promotori, il cui scopo comune è quello di destrutturare la società esistente e trasformarla in qualcos’altro. E se vogliamo capire il motivo, basta analizzare l’opera di Theodor Adorno, “La personalità autoritaria”.

Amalek: i bianchi cristiani europei

Visto che gli ebrei sostengono che il genocidio dei bianchi cristiani europei sia una condizione indispensabile, perché gli ebrei possano vivere più tranquilli in questo mondo – sono loro stessi a dirlo – dobbiamo ipotizzare che già da molto tempo siano passati dalle parole ai fatti, e che sia proprio questo quello che stanno cercando di fare. In sostanza, gli ebrei hanno identificato l’uomo bianco cristiano in Amalek (Amalek, nella Bibia, è il primo nemico ad attaccare gli Israeliti, subito dopo che questi avevano attraversato il Mar Rosso).

E i bianchi stanno di fatto scomparendo, ovunque nel mondo, ma sembra che la maggior parte di essi non si accorga di nulla. In realtà, l’esercito che sta portando avanti questo genocidio non è un esercito disorganizzato. Anzi, si tratta di un esercito perfettamente organizzato ed è proprio questa la sua forza. Nulla viene lasciato al caso. Le armi di cui dispone non sono solo armi convenzionali, che non mancano, ma prevalgono di gran lunga le armi psicologiche e sociologiche.

Chiunque provi a mettere in guardia le popolazioni coinvolte da questo genocidio, o a mettere a nudo l’esercito di uomini che si sta muovendo nell’ombra per raggiungere l’obiettivo, viene subito tacciato di essere razzista e antisemita. È proprio questa l’arma di condizionamento sociale più potente che sia mai stata inventata, anche grazie all’enorme importanza che ha assunto la Shoah nell’immaginario collettivo.

All’accusa di antisemitismo, qualora non dovesse bastare, si affianca l’accusa di nazismo. Ed è qui che si comprende il perché dell’immenso lavoro propagandistico incentrato sulla Shoah e la continua demonizzazione del nazismo, a settant’anni dalla sua fine.

Tutto ciò serve in realtà a costruire quella formidabile e potente arma di condizionamento di massa, il cui scopo è zittire chiunque provi a ostacolare il piano di gettare l’Europa nel caos più totale, piano già riuscito in Svezia, dove ormai il gioco sembra essere fatto.

Articolo di Elena Dorian

Fonte: http://www.altreinfo.org/controllo-globale/17791/amalek-sterminio-dei-bianchi-cristiani-come-abbassare-il-tasso-di-natalita-dei-popoli-europei-elena-dorian/

2084. LA FINE DEL MONDO
di Boualem Sansal

2084. La Fine del Mondo

di Boualem Sansal

Nell'Abistan – un impero cosí vasto da coprire buona parte del mondo – 2084 è una data presente ovunque, stampata nel cervello di ognuno, pronunciata in ogni discorso, impressa sui cartelli commemorativi affissi accanto alle vestigia dello Shar, la Grande Guerra santa contro i makuf, i propagandisti della "Grande Miscredenza".

Nessuno sa a che cosa corrisponda davvero quella data. Qualcuno dice che ha a che fare con l'inizio del conflitto, altri con un suo particolare episodio. Altri ancora che riguardi l'anno di nascita di Abi, il Delegato di Yölah, oppure il giorno in cui Abi fu illuminato dalla luce divina, al compimento del suo cinquantesimo anno di età. In ogni caso, è da allora che l'immenso paese, che era detto semplicemente il "paese dei credenti", fu chiamato Abistan, il mondo in cui ci si sottomette gioiosamente alla volontà di Yölah e del suo rappresentante in terra, il profeta Abi.

La Grande Guerra santa è stata lunga e terribile. Le sue tracce sono religiosamente conservate: edifici sventrati, muri crivellati, interi quartieri sepolti sotto le macerie, enormi crateri trasformati in immondezzai fumanti. Tuttavia, l'armonia piú totale regna ora nelle terre dell'Abistan. Nessuno dubita delle autorità – gli Onorevoli e gli Adepti della Giusta Fraternità e i membri dell'Apparato – cosí come nessuno dubita che Yölah abbia offerto ad Abi di imprimere un nuovo inizio alla storia dell'umanità. L'abilang, una nuova lingua, ha soppiantato tutte le lingue precedenti, considerate stolti idiomi di non-credenti. Le date, il calendario, l'intera storia passata dell'umanità non hanno ormai piú alcuna importanza e senso nella Nuova Era, e tutto è nella mano di Yölah. Yölah sa le cose, decide del loro significato e istruisce chi vuole. Agli uomini non resta che "morire per vivere felici", come recita il motto dell'esercito abistano.

Perché, però, dubbi e sospetti si insinuano nella mente del trentacinquenne Ati al ritorno a Qodsabad, la capitale dell'impero, dopo anni trascorsi in un sanatorio arroccato su una montagna? Perché nel suo cuore si fa strada la tentazione di attraversare la Frontiera, al di là della quale, si dice, vivano i Rinnegati, i makuf, i propagandisti della Grande Miscredenza capaci di tutto?

Ispirato alla celebre opera di George Orwell 1984, "2084. La fine del mondo" narra di un mondo futuro dove tutti gli incubi del presente sembrano realizzati nella forma di una feroce teocrazia totalitaria.

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