di Pino de Martino
C’è una progressiva e strisciante e inesorabile privatizzazione dell’assistenza sanitaria in Italia. Un cambio di registro silenzioso e pervicace che sta portando la sanità italiana fuori da quell’universalismo delle cure pur presente nella Costituzione.
Questa è un’Italia che corre veloce verso la privatizzazione del sistema sanità. Il Bel Paese corre veloce in questa direzione, senza proclami ideologici e dichiarazioni ministeriali. Succede tutto in silenzio, con ospedali e territorio con sempre meno infermieri e medici.
Secondo i dati Istat, il 6,5% della popolazione ritarda a curarsi o non si cura più. Al Sud i numeri sono triplicati. Nei fatti, siamo da tempo in un sistema misto pubblico/privato, dove quest’ultimo cresce a ritmi esponenziali. Quasi alla stessa velocità degli ultimi disinvestimenti pubblici: circa 70 mila posti letto in meno, 175 ospedali tagliati, macchinari nell’83% dei casi obsoleti.
Nel 2018, il rapporto tra spesa sanitaria e ricchezza prodotta dal Paese scenderà al 6,5%, soglia limite, al di sotto della quale non è più possibile garantire l’accesso alle cure.
Nel 2019, secondo le stime, calerà al 6,4%, mentre nel 2020 sarà al 6,3%. Senza contare l’esercito di professionisti persi negli ultimi anni. Solo di infermieri oggi ne mancano all’appello almeno 50mila, tra i 20mila in più che servirebbero negli ospedali e i 30mila aggiuntivi che sul territorio dovrebbero colmare i bisogni di assistenza dettati dalla cronicità e dall’invecchiamento della popolazione.
E se il trend non s’inverte, nel 2021 la professione, tra blocchi del turnover, pensionamenti ed eventuali, ulteriori, tagli alla spesa sanitaria, farà registrare una carenza di almeno 63mila unità, considerando un aumento del 3% di ammalati cronici e non autosufficienti.
A fronte di questa severa ritirata del pubblico, circa 35 milioni di italiani nel 2016 hanno affrontato spese sanitarie di tasca propria, per 35 miliardi di euro. Gli over 65 spendono una volta e mezzo in più rispetto alla popolazione generale, e circa 13 milioni di italiani hanno difficoltà a far fronte alla spesa sanitaria.
Lo hanno sottolineato gli esperti alla School di Padova 2018, evento organizzato da Motore Sanità. Secondo le cifre presentate, in 7,8 milioni hanno usato tutti i risparmi per fronte alle spese sanitarie. La spesa sanitaria privata nel 2017 si è attestata su circa 35 miliardi e solo 5 miliardi sono stati intermediati da forme sanitarie integrative, con 12 milioni di italiani che fanno ricorso alla ‘spesa intermediata’ di cui il 55% sono dipendenti e il 14% autonomi, e tale settore gestisce circa 5 milioni della spesa (2%).
“Le strutture private costituiscono oggi una parte significativa del servizio sanitario nazionale” ha affermato Michele Vietti, avvocato già vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, aprendo i lavori. A questo scenario farebbero inevitabilmente riscontro un incremento incontrollato della spesa out-of-pocket, una generale contrazione delle prestazioni e una forte sofferenza sociale. Il fabbisogno sanitario degli italiani infatti cresce e si ridefinisce per invecchiamento e cronicità.
Articolo di Pino de Martino
Fonte: https://www.nurse24.it/dossier/salute/strisciante-privatizzazione-sanita-italiana.html