Papa Luciani Morto nel Giorno in cui gli fu Consegnata la Lista dei Cardinali Massoni: Rivelazione della Sorella di Pecorelli

Papa Luciani, salito al Soglio nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo, sarebbe morto la sera stessa del giorno in cui il giornalista Mino Pecorelli gli avrebbe consegnato la lista dei cardinali appartenenti alla massoneria.
La rivelazione è fatta dalla sorella di Pecorelli, Rosita, durante una lunga trasmissione TV di Andrea Purgatori su La7, dedicata alla figura del controverso giornalista assassinato nel 1979.
Pecorelli era un personaggio piuttosto unico nel panorama italiano: dapprima assistente del senatore democristiano meneghino Egidio Carenini, poi risultato iscritto alla loggia massonica P2, aveva aperto una sua agenzia di stampa e quindi una rivista, OP (“Osservatorio Politico”), piena di scoop clamorosi e di strani, ma funzionali, messaggi cifrati. Nella rivista si parlava di trame di servizi segreti, massoneria, mafia, e, soprattutto, del potere: Giulio Andreotti.
Pecorelli aveva fonti importanti e a tutti i livelli, e gli era riconosciuta una capacità analitica quasi soprannaturale…

Vai all’articolo

L’omicidio di Luigi Tenco

di Paolo Franceschetti
La morte di Luigi Tenco è stata definita (sul sito ‘Misteri d’Italia’) una delle indagini più demenziali e pasticciate mai svolte in Italia.
Presentato, come molti altri casi simili, sotto veste di suicidio, è in realtà un palese omicidio. Anzitutto, una prima stranezza riguarda il foro d’entrata; la stranezza sta nel fatto che un calibro 7.65 a contatto, avrebbe spappolato il cranio e non fatto un semplice buco. L’altra cosa strana è che quel foro d’entrata non presenta micro-bruciature, tipiche di un colpo d’arma da fuoco sparato a contatto…

Vai all’articolo

Margherita Boniver: «Ci linciarono perchè Craxi provò a salvare Moro»

Margherita Boniver racconta i giorni di prigionia di Aldo Moro, vissuti dalla sede del Psi.
Aldo Moro fu l’unico cittadino italiano per il quale lo Stato non trattò la liberazione. Noi socialisti fummo gli unici a mettere in campo un tentativo concreto per cercare di salvarlo e lo Stato ha molte colpe in questa tragedia. Margherita Boniver, presidente della fondazione Craxi e membro del Psi all’epoca del sequestro Moro, ricostruisce i lunghi giorni del sequestro e l’affanno di Bettino Craxi nel cercare una strada di dialogo tra Istituzioni e brigatisti.
Lei parlò con Bettino Craxi durante il sequestro Moro?
Sì, perchè Craxi mi chiese di coinvolgere Amnesty International nel disperato tentativo di salvare la vita di Moro. All’epoca, infatti, ero presidente della sezione italiana dell’associazione, che avevo costituito nel 1973. Per farlo, mi recai più volte a Londra per parlare con l’allora segretario generale, Martin Ennals: Amnesty International si occupava di “prigionieri di coscienza” e prigionieri politici ma la sezione italiana per Statuto non avrebbe potuto occuparsi di casi italiani. Questa era la regola, per mantenere integra l’apartiticità e l’imparzialità di un’associazione molto rigorosa e molto attiva. Ennals non solo conosceva Moro, ma valutò la situazione talmente drammatica da decidere di diramare un fortissimo appello rivolto ai terroristi, affinchè liberassero senza condizioni e incolume lo statista…

Vai all’articolo