UNESCO: Conferenza Globale contro la Controinformazione

Le elités si preparano a dichiarare guerra aperta alla controinformazione utilizzando la censura tecnocratica.

L’Unesco ha stilato le Linee Guida Globali per la Censura “Woke”

Il 22-23 Febbraio l’UNESCO ha organizzato una conferenza sulla “regolazione” dei social, in cui è stata discussa la seconda versione della bozza (https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000384031.locale=en) delle loro linee guida.

Se si legge oltre le finte belle parole messe lì per fare da specchietto per le allodole, si scopre un piano totalitario di censura. Si considera la faccenda covid come una “crisi dell’informazione” (p.12) e si sostiene che gli stati devono aumentare la “media and information literacy” (p 8, p 19-20), cioè insegnare ad evitare i canali di controinformazione per utilizzare solo le fonti autorizzate dal governo.

La controinformazione “mette a rischio la democrazia e il godimento dei diritti umani” e per questo bisogna investire sui “fact checkers” (p.10, p. 24) e fare un uso massiccio dell’IA (15-17). I social network devono mettere a disposizione dati per scopo di ricerca che riguardino “discorsi d’odio”, “disinformazione” e “violenza di genere” (p.18-19), e le norme della piattaforma devono essere redatte sulle basi dei desideri delle “minoranze”, che devono svolgere ruolo attivo nell’identificare i tipi di contenuti da rimuovere (p. 23).

Viene addirittura detto che esistono delle organizzazioni non meglio specificate che vanno in giro sui social network per offendere, minacciare e molestare donne a caso, per ridurre la fiducia della società nei confronti delle donne (p. 23) e per combattere questo bisogna creare degli algoritmi volti a rintracciare la “disinformazione di genere”, gli stereotipi e i discorsi “tossici” (p. 23-24)

La Narrazione della “Crisi dell’Informazione”

Tutta la conferenza – finanziata dalla UE (https://www.unesco.org/en/internet-conference/supporters) – si è basata sul sostenere che il covid è stato un “disastro della democrazia” perché hanno permesso ai no vax di parlare e di esprimere delle idee dannose per la collettività (https://leplusimportant.org/documents/2023/02/information-as-a-public-good-which-platform-regulation-for-a-troubled-digital-era.pdf/).

Il clima emergenziale è stato esteso a qualsiasi forma di dissenso (https://www.unesco.org/en/articles/navigating-hate-speech-digital-sphere-role-education) che prenda come argomento un qualsiasi argomento woke, per cui chi dissente da questa ideologia deve essere censurato (https://articles.unesco.org/en/articles/role-policymakers-and-regulators-promoting-rights-based-approach-regulation-digital-platforms) nel nome della collettività e della democrazia (https://informationdemocracy.org/2023/02/07/event-of-the-forum-on-information-and-democracy-on-february-21-at-unesco/).

La loro tesi è che esiste un diritto della collettività ad avere “informazioni sicure” e che la controinformazione minacci questo diritto, e quindi vada censurata con ogni mezzo possibile (https://articles.unesco.org/en/articles/using-unesco-recommendation-ethics-ai-advance-ai-governance-around-world), giustificandosi dicendo che i giornalisti vengono aggrediti online (https://articles.unesco.org/en/articles/chilling-effect-psychosocial-effects-online-violence-journalists).

Si propongono di controllare anche l’informazione politica durante i periodi elettorali (https://articles.unesco.org/en/articles/freedom-expression-and-access-information-electoral-processes-challenges-facing-disinformation-and), arrivando al delirio puro, perché in nome della democrazia (https://iamcr.org/unesco-preconference) soffocano gli scandali sui politici dem (laptop di Hunter Biden) e impediscono a voci antisistema di diffondersi.

Usare la Controinformazione come Emergenza

Tutto questo allarmismo per i social è nato da una frase di Biden in cui dichiarò che “i social uccidono le persone”, perché a detta sua non facciamo vaccinare le persone e poi queste muoiono di covid. Quindi tutto ciò è la diretta conseguenza della sconfitta che hanno subito e del trionfo della verità della controinformazione.

Sono ben consapevoli che il vero problema siamo noi. E, invece di ignorarci, mandandoci al limite qualche sfigato come David SottounPuente o BUTAC, adesso vogliono eleggere noi a nuovo “covid”, cioè renderci il nuovo bersaglio dell’isteria di massa e del panico morale, e siccome la controinformazione ha sconfitto la loro narrazione pandemica, vogliono creare una narrazione proprio su di noi, e fare di noi una “pandemia”.

Del resto la retorica è la stessa, e hanno coniato e utilizzato pure il termine “infodemia”, paragonando la nostra attività a quella di un virus!

Conclusioni

L’attacco nei confronti della controinformazione lo possiamo superare solo se ci uniamo e ci mostriamo privi di secondi fini, interessati solo alla verità, se miglioriamo costantemente la qualità delle nostre informazioni e se continuiamo con le prove a smontare ogni balla del mainstream.

Riferimenti: https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000384031.locale=en

Fonte: https://t.me/dereinzigeitalia

CENSURA
Come reagire all'inquisizione digitale
di Stefano Lucidi, Claudio Messora, Enrica Perucchietti

Censura

Come reagire all'inquisizione digitale

di Stefano Lucidi, Claudio Messora, Enrica Perucchietti

Dalla sua nascita, e per molto tempo, Internet è sempre stato uno spazio in cui chiunque poteva dire e fare ciò che voleva. Poi, una mattina, ci siamo svegliati in 1984. È il 2020, primo lockdown.

I social network e le piattaforme digitali, fino a quel momento, si erano limitati a una censura molto leggera, oscurando contenuti palesemente illegali che avrebbero turbato l'opinione pubblica in maniera inequivocabile, come gli atti di bullismo o le riprese di violenza. Di punto in bianco, virano in una direzione completamente diversa.

Iniziano a oscurare profili e pagine social, censurare post, articoli, contenuti e video. Canali YouTube demonetizzati o persino cancellati. È stato impedito di pubblicare, commentare. Contenuti già pubblicati sono stati eliminati. Situazioni di questo genere si sono moltiplicate sempre di più negli ultimi mesi, sui social, sulle piattaforme video, sui blog, inibendo il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero. E persino di fare informazione. Perché questa censura, questo nuovo e moderno "Tribunale dell'Inquisizione", si è scagliata contro politici - il celebre caso Trump -, giornalisti indipendenti, esponenti e realtà della controinformazione, personaggi pubblici che hanno dato voce a proprie opinioni controcorrente, fino ai cittadini.

Complice la pandemia, le piattaforme digitali private hanno iniziato a rimuovere qualsiasi contenuto considerato illecito o ritenuto dubbio dagli algoritmi, principalmente in merito al Covid-19 ma non solo. Perché?, viene da chiedersi. Perché, dicono, violerebbero le "regole della community".

In questo scenario si apre Censura. Come reagire all'Inquisizione Digitale, un saggio che ripercorre gli avvenimenti che dal 2020 a oggi hanno segnato la storia della libertà di espressione online, un libro che cerca di spiegare i meccanismi in atto per creare un'informazione certificata, l'unica lecita per il catechismo mainstream, e per portare cittadini e realtà informative ad autocensurarsi.

E così il web per anni "celebrato come un mezzo di democratizzazione e di emancipazione senza precedenti" è diventato uno spazio in cui social network e piattaforme private diventano sempre più potenti, arrivando a influenzare persino l'ambito politico. Ma soprattutto, un luogo in cui, attraverso la privazione della privacy e il monitoraggio costante, si spingono "gli individui ad autocensurarsi, sapendo di essere sempre sotto controllo" e "una società in cui tutti sanno di essere osservati è una società repressiva che castra sul nascere la spontaneità, la creatività, il dissenso, in poche parole l'impulso alla libertà dell'essere umano."

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