Ferrero, le nocciole turche e il lavoro minorile: continua la polemica sulle accuse di sfruttamento, ma l’Italia ignora la notizia

di Paola Emilia Cicerone
Non si placa la polemica sull’impiego da parte di Ferrero di nocciole raccolte in Turchia – paese che fornisce circa il 70% della produzione mondiale – utilizzando manodopera infantile.
Ne avevamo già parlato a giugno scorso (Il Fatto Alimentare), quando l’associazione WeMove Europe ha lanciato una raccolta fondi per indagare sulla presenza di minori impiegati nei noccioleti turchi, come già segnalato da BBC e New York Times. “Grazie alle donazioni dei nostri sostenitori – spiega Giulio Carini, senior campaigner di WeMove Europeabbiamo avviato un’indagine, e i nostri sospetti sono stati confermati. Questa iniziativa è insolita per noi, in genere lavoriamo soprattutto per sensibilizzare le istituzioni europee su problemi sociali e ambientali. Ma visto che Ferrero è una grande azienda in forte espansione, ci sembrava importante attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo fenomeno, che riguarda anche altre materie prime come il cacao

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La Turchia si è presa la Pernigotti grazie all’aiuto dell’Unione Europea

di Mauro Indelicato
Non è soltanto una questione di affezione al marchio, così come di empatia verso le 120 famiglie a cui a breve rischia di mancare la propria fonte di reddito. La paventata chiusura della fabbrica della Pernigotti è un affare che evidenzia la penalizzazione dell’Italia.
Roma non sta soltanto, come oramai da 25 anni a questa parte, svendendo tutti i propri gioielli imprenditoriali, grandi o piccoli, il caso della Pernigotti dimostra la costante penalizzazione del nostro paese e dei nostri prodotti operata dall’Unione Europea.
Da dove nasce il caso Pernigotti
Lo stabilimento dei gianduiotti e dei cioccolatini di Novi Ligure, è un pezzo di storia del Piemonte ed uno dei tanti casi di successo della piccola e media impresa italiana. Paolo Pernigotti, figlio del…

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