di Stefano Re
Razzista non è solo chi considera più grave lo stupro di un immigrato islamico, è razzismo anche quello di chi lo ritiene meno grave.
Chiariamo una cosa: non c’è alcuna contraddizione nel condannare il genocidio dei palestinesi e giudicare negativamente l’immigrazione selvaggia e le forme di prepotenza culturale che alcune comunità islamiche esibiscono in Europa. Si condanna infatti il processo attuato, non l’identità di chi lo compie.
Che uno sia buddista, mulatto, transgender, cristiano o devoto al fantasma di Elvis Presley, se bombarda bambini (o se commette stupri) per me è un criminale, punto.
Questo chiarisce anche la differenza tra chi è razzista e chi no: per me uno stupratore è un criminale allo stesso modo se è un bianco cristiano o se è un nero islamico. Razzista non è solo chi considera più grave lo stupro di un immigrato islamico, è razzismo anche quello di chi lo ritiene meno grave.
La semplificazione grottesca per cui se protesti contro l’immigrazione selvaggia sei razzista, è a tutti gli effetti la riprova che chi lancia queste accuse è razzista. Sono loro infatti a valutare diversamente gli atti in base a razza, etnia, religione o genere.
E quando razza, etnia, religione o genere cambiano la percezione di una azione, indipendentemente che lo facciano in meglio o in peggio, in qualsiasi situazione accada, c’è discriminazione.
Articolo di Stefano Re
Fonte: https://t.me/Riflette_Re