Isole Faroe: Cento Cetacei massacrati a coltellate e feti strappati dalle femmine incinte

di Andrea Centini

Durante l’undicesima grindadrap dell’anno, la caccia tradizionale ai cetacei, alle isole Faroe (Danimarca), sono state massacrate a colpi di coltello almeno cento balene pilota o globicefali.

La folla non ha risparmiato nemmeno i piccoli e le femmine incinte, i cui feti sono stati strappati loro dal ventre senza pietà. Circa cento balene pilota o globicefali (Globicephala melas) sono state massacrate a colpi di coltello, uncino e altre armi bianche alle Isole Faroe. Immagini scioccanti sono state diffuse da Sea Shepherd.

Durante l’ennesimo massacro, avvenuto martedì 27 agosto, gli uomini hanno ucciso anche cinque femmine incinte e quattro piccoli. Le immagini e i video scioccanti dei feti strappati dal ventre delle madri, dei giovani e degli adulti straziati dalle lame sono stati condivisi dai volontari di Sea Shepherd Conservation Society (https://www.facebook.com/OpBloodyFjords/posts/2085899184848273).

Attraverso la campagna “Operation Bloody Fjords” (Operazione Fiordi Insanguinati), l’organizzazione senza scopo di lucro è impegnata da anni a far luce sulle stragi di cetacei – le cosiddette grindadrap – che si consumano nell’arcipelago dell’Atlantico. Il giorno prima dell’ultimo massacro i faroesi (o feringi) avevano approfittato anche dello spiaggiamento di due splendidi iperodonti boreali (Hyperodon ampullatus), due grandi zifidi. Invece di provare a salvarli, come sarebbe avvenuto quasi in ogni altra spiaggia del mondo, li hanno uccisi e macellati.

Nuovo massacro. La nuova strage di globicefali, grandi cetacei appartenenti alla famiglia dei delfinidi, si è consumata nella baia di Vestmanna, un piccolo comune di circa 1.200 abitanti sull’isola di Streymoy (una delle diciotto che compongono l’arcipelago, un protettorato del Regno di Danimarca).

Quando il branco di mammiferi marini è stato avvistato al largo di Skopunarfjordur, le imbarcazioni si sono subito lanciate all’inseguimento, durato complessivamente cinque ore. Gli animali, accerchiati e terrorizzati, dovevano inizialmente essere spinti verso Leynar, ma il comandante della flotta ha poi deciso di virare verso Vestmanna. Una volta a riva i cetacei esausti e spiaggiati sono stati assaliti dalla folla armata di lame, che non ha risparmiato nemmeno i cuccioli e le femmine incinte. Sono stati uccisi tutti attraverso la recisione del midollo spinale, con i coltelli piantati dietro la testa.

Una morte orribile, che può determinare un’agonia di diversi minuti, mista al terrore di veder uccisi tutti i membri del proprio gruppo famigliare (i globicefali sono animali estremamente intelligenti e sociali come noi, e soffrono delle separazioni). Il massacro è durato 12 minuti in tutto, durante il quale l’intera baia si è tinta di rosso e l’odore acre del sangue si è levato nell’aria. Resti, feti e alcune carcasse integre dei cetacei uccisi sono stati gettati da una scogliera nei pressi di Leynar.

Senza pietà. Come dicevamo, già il 26 agosto due iperodonti boreali si erano spiaggiati nei pressi di Froðba, sempre sull’isola di Streymoy, ma gli abitanti invece di provare a salvarli ne hanno approfittato per accoltellarli, ucciderli e macellarli. Gli iperodonti boreali sono cetacei appartenenti alla famiglia degli zifidi che vivono nell’Oceano Atlantico settentrionale; raggiungono i 10 metri di lunghezza per 10 tonnellate di peso. Dall’inizio dell’anno alle isole Faroe sono stati massacrati circa 640 cetacei durante 11 grindadrap, la caccia “tradizionale”.

Articolo di Andrea Centini

Fonte:https://scienze.fanpage.it/cento-cetacei-massacrati-a-coltellate-alle-faroe-feti-strappati-dal-ventre-delle-femmine-incinte/ 

THE COVE - LA BAIA DOVE MUOIONO I DELFINI
di Louie Psihoyos

The Cove - La Baia dove Muoiono i Delfini

di Louie Psihoyos

Una baia sperduta, un paradiso naturale che per sei mesi all'anno diventa trappola e teatro di morte per migliaia di delfini.

A Taiji sulle coste del Giappone i pescatori catturano e uccidono i cetacei per soddisfare la richiesta di esemplari da addestrare per l'intrattenimento nei parchi acquatici o da macellare per la vendita nei supermercati di tutto il Paese.

È la crudele mattanza raccontata da The Cove il film documentario, vincitore dell'Oscar 2010, promosso da Legambiente.

Ric O'Barry, il protagonista di The Cove, è stato l'addestratore di delfini della popolare serie TV Flipper.

Dal giorno in cui Kathy, femmina di delfino, si è lasciata morire tra le sue braccia smettendo volontariamente di respirare, O'Barry ha iniziato a impegnarsi per il boicottaggio dei parchi acquatici.

Oggi le energie di Ric O'Barry sono concentrate su The Cove, placida laguna giapponese dove ogni anno per sei mesi si danno appuntamento i cacciatori di cetacei, pescatori e acquirenti occidentali pronti a sborsare anche 150 mila dollari per aggiudicarsi un delfino da portare nelle loro megapiscine.

I giapponesi catturano illegalmente 23 mila delfini l'anno. Ma quasi la metà dei delfini che vivono in cattività muore nel giro di due anni.

The Cove è un film sospeso fra il giornalismo investigativo e l'eco-avventura.

Oltre all'attenzione ricevuta dai media, il primo importante risultato ottenuto dal documentario è stato di far bloccare il programma che prevedeva l'introduzione del15 delfino nel menù delle mense scolastiche.

REGIA: Louie Psihoyos

SCENEGGIATURA: Mark Monroe

FOTOGRAFIA: Brook Aitken

MONTAGGIO: Geoffrey Richman

PRODUZIONE: Diamond Docs, Fish Films, Oceanic Preservation Society, Quickfire Films

PAESE: USA 2009

GENERE: Documentario

DURATA: 92 Min

FORMATO: Colore

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Un commento

  1. Queste popolazioni del Nord Europa barbari erano e barbari sono rimasti. Quindi sono da educare anche contro la loro volontà. La cosiddetta comunità internazionale che spesso e volentieri si interessa o quantomeno tenta di interessarsi delle più svariate problematiche spesso inutili o inesistenti in questi casi dov’è? Inoltre dove è scritto che questo patrimonio naturale ovvero il mondo marino è considerato da questi barbari di loro esclusiva proprietà? Esso è patrimonio dell’ umanità e come tale deve essere difeso da tutta la comunità internazionale. Tutte le nazioni civili se veramente sono tali devono fare pressione presso i governi locali e verso coloro che alimentano tale olocausto affinché cessi. Embargo? Anche. Boicottaggio turistico? Anche. Isolamento ed embargo? Anche. Acculturare? Soprattutto. Ed altro ancora. Tanto altro ancora

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