Il Giocattolo si è rotto…

di Massimo Mazzucco

La giornata del 15 marzo è stata cruciale per la questione vaccini.

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In mattinata si era diffusa la notizia che il Piemonte aveva sospeso un altro lotto di AstraZeneca, dopo la morte del professore di musica di Biella. Alle tre del pomeriggio la Germania ha annunciato che sospendeva l’uso di AstraZeneca in tutto il territorio nazionale. Due ore dopo la Francia faceva lo stesso annuncio. Alle sei di sera anche l’Italia annunciava la sospensione in tutto il territorio,eè in chiusura di giornata si accodava anche la Spagna.

Ora sono tutti in attesa del fatidico “verdetto” che la EMA dovrà emettere il prossimo giovedì, nel quale ci diranno se AstraZeneca può tornare ad essere utilizzato oppure no. Ma qualunque sia questo verdetto, ormai il giocattolo si è rotto… Il meraviglioso giocattolo creato dalla propaganda di Big Pharma, che ci raccontava come i vaccini possano essere la soluzione a qualunque male, ha cominciato ad incrinarsi.

Ormai la gente ha capito: i vaccini possono essere pericolosi. E questo comporterà, purtroppo, un furibondo irrigidimento delle strategie pro-vax, perchè ovviamente nessuno vuole rinunciare alla “gallina dalla uova d’oro”. Ciò che non è stato accettato per vie naturali, si cercherà di farlo accettare con l’obbligo, con il ricatto sempre più esasperato, e con un martellamento ancora più accanito della propaganda.

Già ieri Facebook ha annunciato che aggiungeranno, ad ogni post che parla di vaccini, una dicitura che ci ricorda che “I vaccini vengono sottoposti a una lunga serie di test per garantire la sicurezza prima di essere messi in commercio”. Curiosa forma di propaganda, proprio nel momento in cui la grande certezza inizia a barcollare.

In TV ci seppelliranno di esperti e virologi che ci raccontano come la sicurezza sia assoluta, e come chi non si fida sia un “Neanderthal” nemico della scienza. Ma tutto questo non farà che aumentare la diffidenza della gente, che capisce intuitivamente come questa propaganda sia in realtà frutto della disperazione.

Sarà una battaglia durissima, perchè le armi per comunicare le hanno in mano tutte loro. Dalla nostra parte rimane solo il buon senso della gente. Ma io penso che alla fine sarà quest’ultimo a prevalere.

Articolo di Massimo Mazzucco

Fonte: https://www.luogocomune.net/21-medicina-salute/5733-il-giocattolo-si-%C3%A8-rotto

CARTE FALSE
L'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Quindici anni senza verità
di Roberto Scardova

Carte False

L'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Quindici anni senza verità

di Roberto Scardova

«Sì, la gente ne parla», aveva risposto il sultano, «ho sentito dire che sono state trovate cisterne in mare, e che in qualche posto, durante la costruzione della strada, era stato insabbiato del materiale tossico». Poi era stato lui a guardarla dritto negli occhi. E cambiando tono aveva scandito le ultime parole dell’intervista. «Stia attenta, signorina. Da noi, chi ha parlato del trasporto di armi, chi ha detto di aver visto qualcosa, poi è scomparso. In un modo o nell’altro, è morto.»

Somalia, 20 marzo 1994: Ilaria Alpi, giornalista del Tg3 Rai, e il suo operatore Miran Hrovatin vengono uccisi da un commando in una via di Mogadiscio quando stanno per fare ritorno in Italia. Nei giorni precedenti hanno lavorato in uno scenario intricato e pericoloso, in cui agiscono politici somali e italiani, militari e funzionari dell’Onu, servizi segreti e imprese che costruiscono strade, contrabbandieri d’armi e trafficanti di rifiuti tossici.

I documenti e i filmati realizzati da Ilaria e Miran arrivano in Italia solo in parte. Per fare luce sulle cause e sui modi della loro morte non sono bastati quindici anni di processi e le indagini due Commissioni parlamentari. Che cosa avevano scoperto i due giornalisti?

L’omicidio dei due giornalisti della televisione italiana, avvenuto quindici anni fa in Somalia, è ancora oggi uno dei grandi misteri nazionali. Nel paese africano, in quegli anni, agli interessi locali si mescolano gli affari internazionali, non solo politici ma soprattutto economici. La guerra tra fazioni, che i militari dell’Onu (tra cui gli italiani) a stento controllano, richiede denaro e armi.

La cooperazione internazionale, di cui le aziende italiane sono parte importante, diventa terreno propizio per i traffici illeciti, come quello dei rifiuti tossici esportati dall’Italia e sepolti in Africa.

Ma le circostanze della tragedia sono solo l’inizio di un lungo percorso nel quale gli sforzi per svelare i nomi dei mandanti e degli esecutori dell’omicidio delineano a poco a poco un intreccio di politica, economia, istituzioni, poteri pubblici e privati che cercano di nascondere le ragioni vere del delitto.

Le parole dei testimoni e la loro interpretazione nelle indagini della magistratura e del Parlamento, le ammissioni e le omissioni, le mezze verità e le bugie palesi: un’inchiesta a più voci che è il testardo tentativo di continuare a cercare la verità dei fatti, per ricordare Ilaria Alpi applicando al lavoro del giornalista l’etica che la distingueva.

In queste pagine sono riuniti i contributi di giornalisti che negli ultimi quindici anni si sono occupati a fondo delle inchieste sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il lavoro di indagine di Francesco Cavalli, Alessandro Rocca, Luciano Scalettari e l’analisi di Mariangela Gritta Grainer sono coordinati dal racconto di Roberto Scardova, vicecaporedattore e inviato del Tg3, cui si aggiunge la documentazione dell’impegno civile di Luciana e Giorgio Alpi, genitori di Ilaria, in un’intervista di Barbara Bastianelli e Francesco Cavalli.

Il libro nasce dall’attività realizzata intorno al Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi, nato nel 1995 per diffondere l’impegno e il senso etico che hanno caratterizzato il lavoro della giornalista. Il concorso, promosso dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia di Rimini e dal Comune di Riccione per riconoscere e accreditare l'impegno per l'inchiesta giornalistica televisiva sui temi della pace e della solidarietà, oggi rappresenta in Italia uno dei più importanti momenti di riflessione sul giornalismo d'inchiesta, grazie alla sua videoteca, ai  convegni e alle pubblicazioni.

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Un commento

  1. Mah, non sono più tanto sicura del buonsenso della gente, molti di coloro che conosco anelano al vaccino come all’unica salvezza, e danno a me dell’ignorante…

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