“Dottor Google”: autodiagnosticarsi malattie tramite il web fa male

di Sasha

Oltre il 97% delle persone ricerca informazioni sanitarie online. Ma spesso i risultati sono inaffidabili e portatori d’i ansia.

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Due americani su cinque, si sono fatti convincere dalle loro ricerche amatoriali su Google, che certi sintomi riscontrati fossero relativi a gravi malattie. È l’effetto “Dottor Google”, che secondo una ricerca svolta su 2.000 statunitensi, ha colpito il 43 percento delle persone “colpevoli” di aver cercato i propri sintomi su Google, credendo poi di avere delle malattie molto più gravi di quanto lo fossero veramente. Il 65 percento degli intervistati ha invece ammesso di aver cercato almeno una volta i propri sintomi su Google, mentre il 74 percento di chi ha effettuato questa ricerca, ha affermato di essersi preoccupato maggiormente della propria salute.

Sempre più persone ansiose per ricerche malattie su Google

Il problema, secondo i ricercatori, è dovuto alle risposte che Google può dare in questi casi, una serie di risultati che ovviamente non tiene conto di molti aspetti. Tali risultati risultano essere validi meno del 40 percento delle volte. Eppure, molte persone continuano a cercare i propri sintomi su Google, sperando di avere una risposta e trovandosi invece davanti a malattie gravissime che, tuttavia, spesso non hanno nulla a che vedere con la propria situazione. Solo il 51 percento delle persone, ha affermato di interpellare prima un vero medico.


La quasi totalità degli intervistati, il 92%, ha affermato inoltre di non aver mai posto domande in rete riguardo al proprio stato di salute, ma si è limitata unicamente a ricercare le informazioni in modo passivo. Dai dati raccolti non sembrano riscuotere molto successo i forum di pazienti e i gruppi sulla salute: il 94,3% degli utenti, infatti, dichiara di non avervi mai partecipato direttamente.

Per oltre metà del campione le informazioni reperite in rete sono “utili per farsi un’idea, ma il 32% dei pazienti coinvolti ha dichiarato di aver bisogno di un ulteriore parere (non necessariamente di uno specialista) prima di procedere, mentre il 18% circa ha affermato di ricercare ulteriori informazioni in rete così da avere un confronto ancora più preciso. Nel 70,2% dei casi però, è stato comunque chiesto il parere del medico.

“Quest’ultimo dato – commenta Michele Cucchi, psichiatra e direttore sanitario del Centro Medico Santagostino – ci fa tirare un sospiro di sollievo: fare delle auto-diagnosi su internet può fare più male che bene. I motori di ricerca spesso forniscono informazioni irrilevanti, che possono portare ad una diagnosi sbagliata, ad un auto-trattamento sbagliato e a possibili danni per la salute. Una ricerca di qualche anno fa, effettuata dall’Information Systems School della Queensland University, ha valutato l’efficacia dei risultati di Google e Bing in risposta a ricerche su temi medici: solo tre dei primi 10 risultati sono stati molto utili per l’auto-diagnosi e solo la metà della top 10, è stata in qualche modo rilevante per l’auto-diagnosi della propria condizione di salute”.

“Il rischio – aggiunge Cucchi – oltre a quello di fare auto-diagnosi sbagliate, è di cadere nella “cybercondria”: se non si ottiene una diagnosi chiara dopo una ricerca su internet, probabilmente si è tentati di continuare a cercare. E così si rischia di cadere in una medicina iper-prescrittiva che rincorre i sintomi e alimenta l’ansia”.

“Le persone cercano riferimenti in cui credere – spiega Cucchi. Hanno bisogno di trovare rifugio da paure, senso di smarrimento e incertezza, hanno bisogno di avere fede in qualcosa e culturalmente, la nostra società ha messo pesantemente in discussione il totem del camice bianco. Le persone cercano una risposta precisa alla loro condizione, sempre. Non accettano il “’non so”’, “’non capisco bene’”, preferiscono credere spesso a una spiegazione “alternativa” trovata sul web, magari senza basi scientifiche. Ma alla fine internet purtroppo fa sì che l’ansia aumenti piuttosto che diminuire, perché manca la rassicurazione del medico. Tornare a inspirare fiducia nei pazienti è compito dei medici. I pazienti cercano speranza, fiducia, ascolto, sensazione di accudimento e presa in carico. La medicina oggi è forse colpevole di essere ancora troppo concentrata sulla malattia e non sul malato“.

Articolo di Sasha

Fonte: http://www.leggendo.org/dottor_google_autodiagnosticarti_le_malattie_tramite_il_web_ti_uccide-f-30266.html

IO, I TAROCCHI — CARTE
di Alejandro Jodorowsky

Io, i Tarocchi — Carte

di Alejandro Jodorowsky

Alejandro Jodorowsky è unanimemente riconosciuto come il più grande studioso di Tarocchi Marsigliesi.

Dopo la Via dei Tarocchi, in questo volume, Jodorowsky illustra il proprio approccio al linguaggio visivo e simbolico dei Tarocchi, facendo “parlare” ciascun Arcano.

Io, i Tarocchi, si divide in tre parti:

  • la Pratica – con moltissimi esempi e i giochi usati dallo stesso Jodorowsky 
  • il Pensiero – che spiega il modo con cui interpreta le carte 
  • la Poesia – che apre una finestra intuitiva e personale verso la magia degli archetipi.

Dalla quarta di copertina

Un libro di Alejandro Jodorowsky, che contiene le sue letture, i suoi metodi e i suoi giochi: la Pratica, il Pensiero e la Poesia dei Tarocchi.

lo, i Tarocchi è la seconda grande opera di Jodorowsky sui Tarocchi, il compendio naturale a La Via dei Tarocchi. Mentre in quel libro il maestro si concentrava sulla teoria e sulla conoscenza nascosta degli Arcani, in lo, i Tarocchi Jodorowsky racconta di un rapporto con gli archetipi più personale, intuitivo e magico.

La forza magnetica delle letture di Jodorowsky risiede nella capacità atavica, propria dei più antichi cantastorie, non solo di descrivere, ma di creare, nell'anima del lettore, l'universo che stanno narrando. E un soffio poetico in grado di trasmutare gli Arcani da simboli inanimati in forze vive, permettendo così quel salto cognitivo che distingue l'esperienza diretta e vissuta dalla semplice conoscenza teorica.

Nota Importante: Il mazzo contenuto non è l’originale Jodorowsky.

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