L’Impero del Bene e l’Impero del Male

di Gianfranco De Turris

Diffidare sempre e comunque di coloro i quali affermano di voler fare il tuo bene, soprattutto dei potenti che ti governano, e lo vogliono talmente da imporre la loro volontà ad ogni costo e su ogni piano, anche minimo. Tu non lo sai, ma quelle imposizioni, a volte assurde e demenziali, sono in tutti i casi per il tuo bene… Appunto…

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L’Impero del Bene non si comporta, in fondo, molto diversamente dall’Impero del Male – come Ronald Reagan definì l’URSS prima della sua rovinosa caduta, contribuendo ad essa. La differenza è nella forma e solo in parte nella sostanza.

L’Impero del Bene è democratico e progressista, l’Impero del Male è dittatoriale e comunista (in alternativa odierna: fascista). Quest’ultimo ha leggi illiberali, limitazione palese della libertà di pensiero ed espressione, attua repressioni evidenti, magari istituisce anche una polizia segreta e campi di concentramento, perseguita gli avversari. Quello del bene, invece, è sempre avallato dal fatto di essere al potere grazie a libere elezioni, alla luce del sole, quindi sempre giustificato per ciò che fa dal “consenso generale” che gli ha conferito implicitamente il mandato di agire come agisce.

Nonostante ciò, nella sostanza è una “dittatura occulta”, dato che come una dittatura palese ed esplicita, controlla o ha dalla sua parte, quasi tutti i mezzi di comunicazione, quindi, i suoi oppositori non riescono ad esprimere del tutto il loro dissenso; in sostanza, ha in mano e controlla tutti i poteri.

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Valeva negli anni Settanta nel Novecento e vale negli anni Venti del Duemila, nonostante che i mass media si siano enormemente ampliati grazie alla tecnologia digitale. Gli oppositori, quelli veri e non di comodo, possono forse esprimersi di più ma assai spesso inutilmente, e sono sempre più controllati e addirittura censurati con scuse qualsiasi, e la loro voce si perde nel vuoto, non ha echi pratici concreti.

L’Impero del Bene protegge a priori le minoranze, anche se la maggioranza potrebbe non essere troppo d’accordo. L’Impero del Bene è democratico e tollerante per definizione, ma inflessibile nei confronti di coloro i quali hanno qualcosa da obiettare per l’uso che fa della democrazia e della tolleranza. L’Impero del Bene ha sempre una giustificazione per tutto e tutti, eccetto che per coloro i quali contestano alla radice la sua presunta bontà.

L’Impero del Bene è come principio per la libertà di espressione in ogni campo, eccetto nei confronti di coloro i quali, dall’alto della propria giurisdizione, ritiene seminatori di “odio”, in genere ideologico. L’Impero del Bene rispetta la democrazia, in quanto ne è l’espressione suprema, ma la pone tra parentesi quando è necessaria una esemplare repressione di coloro i quali non ne condividono le premesse. Infatti, l’Impero del Bene impone il bene anche con le “guerre umanitarie” e le leggi repressive della libertà di espressione.

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L’Impero del Bene per fare il tuo bene si impiccia molto di te. Entra nei tuoi pensieri, desideri, aspirazioni, conti in banca, addirittura nel tuo piatto e nella tua camera da letto, stabilisce cosa ti fa bene e cosa ti fa male, se puoi mangiar questo o quello, e in che modo devi pagarlo, è un Impero che ti fa da guida anzi da balia, ti protegge e ti costringe a seguire i suoi precetti… altrimenti non sarebbe l’Impero del Bene. Insomma, l’Impero del Bene vuole e fa il tuo bene, anche se non sei affatto d’accordo e contro la tua volontà, altrimenti non si chiamerebbe così, e quindi il suo agire è sempre e comunque giusto, giustificato, giustificabile, indipendentemente dai mezzi che usa per realizzarlo.

E questo perché nasce e si basa sugli “immortali principi”, quelli teorizzati dall’Illuminismo e realizzati dalla Rivoluzione francese, che per imporre il “bene” adoperò soprattutto uno strumento altamente democratico che si chiamava ghigliottina: le migliaia di teste tagliate erano infatti tutte uguali fra loro quando cadevano nel cesto e venivano mostrate, prese per i capelli, al popolo plaudente dei buoni e dei giusti.

Oggi, dopo secoli, non c’è più bisogno di questo strumento democratico ed egalitario, è sufficiente mettere in pratica gli strumenti che il progresso ci mette a disposizione: le leggi ad hoc, la manipolazione mediatica delle masse, la democrazia elettorale che vale anche quando il “popolo” visibilmente sta cambiando o ha cambiato opinione in merito a chi aveva eletto, il linciaggio via internet, le sentenze “creative” di certa magistratura che tutela sempre se stessa e le cui magagne vengono insabbiate (tanto per fare un esempio, che si sa del “caso Palamara”, dello scandalo del CSM dopo le dimissioni del Procuratore Generale della Cassazione, la più alta carica della magistratura italiana?).

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Poiché l’Impero del Bene fa il tuo bene per definizione, ad esso non ci sono alternative, e può anche permettersi di mettere in mora la democrazia, quando lo ritiene necessario per la sua salvaguardia e adottare decisioni e leggi antidemocratiche sullo stesso stile di quei governi e Stati autoritari o dittatoriali che condanna veementemente. Questo per una differenza fondamentale: quel che fa l’Impero del Bene è per forza un bene, anche se a volte assomiglia a quel che fa l’Impero del Male.

Il Bene agisce in nome del popolo, sempre, anche quando si arroga decisioni fondamentali e foriere di cambiamenti epocali (ad esempio, il passaggio dalla lira all’euro) passando sulla sua testa, senza averlo chiamato ad esprimersi direttamente. Ma, per carità, lo ha fatto per il suo bene, interpretando i suoi desideri ed aspettative… E via così.

Diffidate sempre e comunque dell’Impero del Bene che si contrappone all’Impero del Male e che vuole sempre, in ogni caso, e costi quel che costi, fare il vostro bene. Anche se non lo volete…

Articolo di Gianfranco de Turris

Rivisto da Conoscenzealconfine.it

Fonte: https://www.ereticamente.net/2019/12/limpero-del-bene-gianfranco-de-turris.html

ELOGIO E DIFESA DI JULIUS EVOLA
Il barone e i terroristi
di Gianfranco De Turris

Elogio e Difesa di Julius Evola

Il barone e i terroristi

di Gianfranco De Turris

Julius Evola (1898-1974) a oltre ventanni dalla scomparsa continua ad essere ancora l'ultimo tabù della cultura italiana, che pure tanti "eretici" - letterali, morali, ideologici - ha generosamente accolto nel suo seno. Pittore, poeta, filosofo transidealista, metafisico della civiltà, esoterista, ermetista, orientalista, autore infine di opere di metapolitica, sessuologia e orientamenti esistenziali, apprezzato da noti specialisti italiani e stranieri, tradotto in una dozzina di lingue, per lui vale il detto nemo propheta in patria. In Italia, infatti, l'intellighenzia dominante è solita rammentarne solo certi aspetti che si ritengono negativi - ma che non valgono per altre personalità - al fine esclusivo di ignorarlo, squalificarlo o demonizzarlo. Ciò non impedisce affatto che la sua "visione del mondo" sia sempre più diffusa e nota.

Una delle accuse più pesanti e più false è quella di essere stato il "cattivo maestro" di varie generazioni di giovani: all'inizio degli anni Cinquanta di coloro che poi vennero coinvolti nel cosiddetto "processo dei FAR"; quindi, posi mortem, di coloro che alla fine degli anni Settanta si resero protagonisti del cosiddetto "terrorismo nero".

L'accusa, nata in ambienti intellettuali ben precisi, è stata poi ripresa e ampliata per un quindicennio da sociologi e politologi sia "di sinistra" come "di destra", divenendo uno di quei luoghi comuni che il giornalismo orecchiante riprende aprioristicamente. In questo libro - a metà strada fra il saggiò storico e il pamphlet, la cronaca e l'indagine critica - Gianfranco de Turris ripercorre l'attività metapolitica di Julius Evola dal 1948 al 1974 spiegandone gli scopi e le modalità, i fini e le intenzioni, basandosi sui suoi scritti (libri, articoli, interviste) per lo più rari e dimenticati, oppure noti ma volutamente trascurati, e ricorrendo a molte testimonianze edite e inedite di chi visse quei due periodi. In tal modo smonta pezzo per pezzo, citazione per citazione, l'inconsistente castello accusatorio messo su dal 1979 ad oggi, dimostrando che non è mai esistito un "cattivo maestro", bensì, eventualmente, dei "cattivi discepoli" e per certo dei "cattivi esegeti". Ne emerge il ritratto a tutto tondo di un pensatore che, in un "mondo di rovine", aveva inteso, in buona fede, suscitare una "rivoluzione spirituale" facendo riferimento a quei valori perenni dai quali, al di là della contingenza storica, non si era mai allontanato. Da qui il titolo di questo libro: non solo difesa dalle false accuse, ma anche elogio di un pensatore anticonformista.

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