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In Cecenia gay rinchiusi in un campo di concentramento

di Elena Tebano

Centinaia di uomini sono detenuti illegalmente nella repubblica Cecena: tre sono morti nella prigione illegale di Argun, vicino alla capitale Groznyj. La “smentita” del capo del governo: “Nel nostro Paese non ci sono gay”.

In Cecenia, almeno un centinaio di uomini gay sono detenuti illegalmente in un centro di prigionia ad Argun, una cittadina a circa 15 chilometri ad est della capitale Groznyj, dove secondo vari testimoni vengono sistematicamente torturati.

Almeno tre persone sarebbero già morte. Lo scrive il quotidiano indipendente russo Novaya Gazeta, che riporta le testimonianze di due sopravvissuti. “Ci hanno fatto l’elettroshock. Era molto doloroso. Ho resistito finché non ho perso i sensi e sono caduto a terra — ha raccontato al giornale uno di loro. Ci picchiavano con dei tubi. Sempre sotto la vita. Ci dicevano che siamo ‘cani che non meritano di vivere’ “.

Altre denunce sono state raccolte da Ilga (la più importante associazione europea lesbica gay e transgender) e dalla Rete Lgbt Russa, che ha istituito un numero riservato per vittime e testimoni. È il primo campo di concentramento per omosessuali in Europa, dalla caduta di Hitler. Le autorità cecene ne hanno smentito l’esistenza in termini che – denuncia Ilga – “sono un chiaro incitamento all’odio”: “Non si possono detenere e perseguire persone che semplicemente non esistono nella Repubblica Cecena” ha dichiarato il capo della repubblica cecena Ramzan Kadyrov, 40 anni. “Se ci fosse gente simile in Cecenia – ha aggiunto – le forze dell’ordine non avrebbero bisogno di avere a che fare con loro, perché i loro parenti li manderebbero in un luogo da cui non c’è più ritorno”.

Altrettanto preoccupanti le parole di Kheda Saratova, membro di quello che dovrebbe essere il Consiglio per i diritti umani ceceno: “Nella nostra società cecena, chiunque rispetti le nostre tradizioni e cultura darà la caccia a questo tipo di persone, senza bisogno di aiuto da parte delle autorità, e farà di tutto perché questo tipo di persone non esista nella nostra società”, ha detto durante una trasmissione radio.

L’inizio delle purghe

Le persecuzioni sono iniziate, secondo quanto ha ricostruito da Novaya Gazeta, alla fine di febbraio, dopo che un uomo sotto effetto di droga è stato arrestato e nel suo cellulare sono stati trovate immagini “a contenuto omosessuale” e i contatti di decine di altri gay. Da qui sarebbe iniziata un’ondata di arresti e torture: secondo testimoni anonimi, le forze di sicurezza hanno sistematicamente lasciato accesi i cellulari delle persone fermate, per poi prelevare chiunque li chiamasse o venisse semplicemente percepito come gay. Il quotidiano russo cita fonti riservate, secondo le quali alle persecuzioni avrebbero partecipato anche il portavoce del parlamento Magomed Daudov e il ministro dell’Interno Aub Kataev.

Il testimone

“Mi hanno portato in un posto che sembra abbandonato, ma invece è una prigione segreta su cui non ci sono informazioni ufficiali – ha raccontato uno dei sopravvissuti a Novaya Gazeta. Nella stanza accanto a noi c’erano prigionieri sospettati di aver combattuto in Siria e i loro parenti, probabilmente sono lì da anni”. Nel campo di concentramento ci sarebbero fino a cento persone. Più volte al giorno ci portavano fuori per picchiarci. Lo chiamavano ‘interrogatorio’ – prosegue il testimone. L’obiettivo era raccogliere altri contatti di uomini gay. E ancora: “Alcuni venivano picchiati con maggiore durezza. C’era un ragazzo che veniva torturato in modo più intenso. Era lì da più tempo di noi ed era a pezzi. Aveva ferite aperte sul corpo. Lo hanno consegnato ai suoi parenti e in seguito abbiamo scoperto che è morto”.

Le vittime

“I detenuti venivano interrogati, costretti a sedersi su delle bottiglie, picchiati. Alcuni venivano percossi fino a un attimo prima che morissero e poi riconsegnati ai famigliari. Personalmente sono venuto a conoscenza di tre morti – ha riferito a Novaya Gazeta un altro testimone oculare. C’erano solo tre modi per uscire da lì: pagare una somma enorme di denaro, dare i contatti di altri omosessuali, o essere dati in mano a dei parenti, perché fossero loro a finire il lavoro.

Il quotidiano russo è venuto a conoscenza di almeno tre morti. Secondo la rete Lgbt Russa agenti con l’uniforme del “Terek” (le forze speciali) avrebbero portato via almeno una persona. L’associazione ha anche raccolto le foto di una vittima delle torture con gli ematomi e i segni dei colpi sul corpo. “Stiamo lavorando per far uscire le persone del campo, altri hanno già lasciato la regione — ha confermato al Daily Mail Svetlana Zakharova, della Rete Russa Lgbt. Chi è riuscito a fuggire ha raccontato che i prigionieri sono tenuti nelle stesse stanze e le persone sono raggruppate a gruppi di 30 o 40. Vengono torturate con l’elettricità e picchiate pesantemente, in alcuni casi anche a morte”.

Articolo di Elena Tebano

Fonte: http://www.corriere.it/esteri/17_aprile_11/cecenia-gay-rinchiusi-un-campo-concentramento-1aaa0a50-1e89-11e7-a4c9-e9dd4941c19e.shtml

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