Coronavirus, direttrice Laboratorio Sacco: “Stiamo scambiando un’influenza per una Pandemia globale”

“A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così”.

A scrivere queste parole sulla sua pagina Facebook è Maria Rita Gismondo, direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze, il laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano in cui vengono analizzati da giorni i campioni di possibili casi di coronavirus Covid-19 in Italia.

“Il nostro laboratorio ha sfornato esami tutta la notte. In continuazione arrivano campioni?”, è scritto nel post della direttrice del laboratorio in Lombardia. “Leggete! Non è pandemia! Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1!!!”, recita un post pubblicato domenica mattina dalla Gismondo.

Coronavirus, Gismondo: “Follia che farà male”

E ancora, la direttrice del laboratorio ci tiene a rassicurare gli italiani: “Mio bollettino del mattino. Il nostro laboratorio ha sfornato esami tutta la notte. In continuazione arrivano campioni. A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così. Guardate i numeri.Questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico. I miei angeli sono stremati. Corro a portar loro la colazione. Oggi la mia domenica sarà al Sacco. Vi prego, abbassate i toni! Serena domenica!”, si legge in un altro post.

Coronavirus, la dottoressa del Sacco: “Ci sono molte cose che non riesco a spiegare”

In un post pubblicato sabato sera sempre sulla sua pagina Faceboo, Maria Rita Gismondo ha scritto di una “giornata molto impegnativa”. “Appena ho avuto un minuto di respiro e trovati due neuroni liberi, sono riuscita a pensare. Innanzitutto un chiarimento. Il presunto (poi smentito) paziente zero è arrivato in Italia quando i voli diretti non erano ancora stati interrotti. In Italia si è fatto davvero tutto per evitare l’ingresso del virus e dobbiamo riconoscerlo. Adesso è arrivato, è vero, perché il panico? Piuttosto stupore. Ci sono molte cose che non riesco a spiegare. Prima riflessione. Il paziente zero è stato sempre negativo per il virus ma anche negativo per anticorpi. Prova inconfutabile che non è mai stato infettato. Se non è il paziente zero, come ha fatto ad infettare i suoi contatti? In Veneto sono comparsi casi positivi. Da quale contatto? C’è un unico soggetto all’origine dei due focolai? Sono burned out…ci penserò domani”. L’invito della dottoressa è quello di seguire le raccomandazioni pubblicate dal Ministero della Salute.

Fonte: https://www.fanpage.it/attualita/coronavirus-direttrice-lavoratorio-sacco-stiamo-scambiando-uninfluenza-per-una-pandemia-globale/

Al post hanno risposto in molti, tra cui il virologo Roberto Burioni:

roberto burioni gismondi coronavirus

Oggi la Gismondo parla con Repubblica per chiarire meglio il senso delle sue parole: prima risponde a Burioni (“Mi definisce la ‘signora del Sacco’? Burioni mi fa un grande onore, perché Luigi Sacco è stato un grande immunologo ed al Sacco lavorano grandi professionisti”) e poi replica nel merito.Ribadisco. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Lo dico sulla base dei miei controlli fatti sulle pagine ufficiali dell’Oms e dell’Istituto superiore di Sanità. Non credo di aver fatto alcun errore di trascrizione dei dati. Se il collega, che certo non definisco ‘il signore del San Raffaele’, desidera criticare le mie dichiarazioni, sono felice che lo faccia direttamente, con dati alla mano”.

Cosa sta succedendo? Succede che noi stiamo facendo uno screening a tappeto. È logico perciò che andiamo a intercettare numerose positività, ma la maggior parte di queste persone ha banali sintomi influenzali. Le faccio un esempio: l’italiano ricoverato alla Cecchignola, positivo al Covid-19, ha avuto una congiuntivite, e per il resto stava bene. Come la gran parte delle persone che abbiamo testato qui e trovato positive, ma che stavano bene, o avevano i sintomi di una normale influenza”.

Per quanto riguarda i tre morti: “Si tratta di persone anziane. L’ultimo decesso, una paziente oncologica. Il penultimo, una signora anziana e malata. Stiamo parlando di pazienti gravemente defedati, cioè immunodepressi. Purtroppo, data la loro situazione, sarebbero morte anche per una influenza”.

Nel dibattito tra la Gismondo e Burioni, definiamolo così, si è inserita la virologa Ilaria Capua, la quale ha affermato che l’Italia sta vivendo una situazione più critica, perché sta cercando i casi più attivamente di altri, e ha definito il coronavirus “sindrome simil-influenzale”.

“Sono contenta che la dottoressa Capua, collega che stimo e di grande rilievo scientifico, la pensi come me. Negli altri Stati europei vengono fatti i test solo alle persone con gravi insufficienze respiratorie. Gli altri, con sintomi simil influenzali, non vengono testati, e quindi sfuggono alla registrazione come positivi”.

Fonte: https://www.nextquotidiano.it/maria-rita-gismondo-coronavirus-burioni/

GLI INVENTORI DELLE MALATTIE
Come ci hanno convinti di essere malati
di Jorg Blech

Gli inventori delle malattie

Come ci hanno convinti di essere malati

di Jorg Blech

L'intento di questo libro è far capire al lettore come il suo stato fisico e la sua età lo trasformino nel bersaglio dell'industria farmaceutica.
Infanzia, adolescenza, menopausa, vecchiaia, ogni normale fase dell'esistenza è ormai trattata alla stregua di una malattia. Il libro mette in guardia dall'invasione delle medicine nel quotidiano.

"C'è una storia interessante raccontata in uno degli ultimi numeri del "Bollettino d'informazione sui farmaci", austera pubblicazione del Ministero della Salute. Eccola: dalla fine degli anni '80 hanno iniziato a riunirsi periodicamente a Roma alcuni gruppi di specialisti dell'intestino, con il compito di discutere tutte le malattie cui questo organo può andare incontro. Finora ne hanno descritte minuziosamente 21, tra cui la stipsi cronica. Lo zelo classificatorio degli esperti è ben applicato, ironizza l'editoriale sul "Bollettino", dato che uno studio clinico "randomizzato e controllato a doppio cieco con placebo ha appurato che il tegaserod produce un evacuazione spontanea in più ogni due settimane, al costo di circa 100 dollari per 'evento' aggiuntivo". Moltiplicando il numero degli eventi aggiuntivi per quello degli interessati alla questione ("almeno 4 milioni di italiani"), si comprende la generosità con cui varie industrie farmaceutiche hanno sovvenzionato per anni le riunioni di Roma e le associazioni di pazienti.
Ci sarebbe quasi da sorridere se l'argomento non fosse dei più seri, perché il caso di "stipsi cronica" o la sindrome da colon irritabile, l'altra faccia della medaglia, sono due esempi tratti fra tanti di come l'industria della salute, per assicurarsi una continua crescita del mercato, stia trasformando normali alti e bassi della vita quotidiana, disturbi lievi e comuni, in malattie potenzialmente serie per cui è necessario assumere farmaci.

Quella di considerare tutti malati è un processo che ha una causa semplice.
Come scrive brutalmente Blech, "per poter mantenere inalterata l'enorme crescita avuta negli anni passati, l'industria della salute deve prescrivere sempre più spesso farmaci a persone che sono sane".

Per mezzo di studi discutibili dal punto di vista epidemiologico, si fanno apparire alcuni problemi assai più gravi di quanto non siano. Anni fa si è cominciato a ripetere che un terzo della popolazione soffrirebbe di depressione...
Come nascono queste cifre?
In vari Paesi si svolgono indagini, in genere commissionate e sponsorizzate dall'industria, in cui test tipo: "Ti sei sentito triste e apatico per più di due settimane nell'ultimo anno?" vengono usati come criteri diagnostici.

Ma i trucchi possono essere altri. Si trasforma un semplice fattore di rischio in una malattia vera e propria. O si abbassano sempre più le soglie di normalità di certi parametri e automaticamente i potenziali malati si raddoppiano o triplicano. Nessuno di questi dati è inventato. Dietro le definizioni ci sono gruppi di esperti che stilano linee guida di trattamento e criteri diagnostici. Numeri e cifre sono stati pubblicati sulle più importanti riviste mediche. E proprio questo è il segno di quanto grande sia il condizionamento.
Alla base di tutto c'è la contiguità, inopportuna ma ormai inevitabile, tra medici e industria. Sono corrotti?
Spesso svolgono il loro lavoro ritenendosi indipendenti. Alcuni lo sono. Altri credono di esserlo ma non si rendono conto che nella scelta delle informazioni che forniscono, nell'enfasi su un aspetto piuttosto che su un altro, senza dire cose false le presentano in una luce poco scientifica, trasformandosi inconsapevolmente in fonti pubblicitarie.

I media sono parte integrante del meccanismo. Agenzie di pubbliche relazioni confezionano per giornali e Tv documenti in cui si mostra l'importanza della patologia, condita di dati su quante persone ne sono affette e sul fatto che la maggior parte non riceve cure adeguate, più il commento di autorevoli esperti....

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