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Amazon fa i soldi, ma non con l’e-commerce. Vi spieghiamo il volto “nascosto” del colosso web

Amazon è il portale di riferimento del commercio elettronico mondiale: vero, ma non verissimo. Perchè i soldi veri, cioè gli utili, Amazon non li fa con l’e-commerce.

Non ci credete? Analizzando i bilanci del gigante, invece, si scopre che il grosso degli utili di Amazon provengono dalla vendita e intermediazione di servizi per il web: attività di calcolo ed elaborazione dati, fino all’analisi degli stessi o alla gestione di database (per citarne alcune). Il tutto offerto a imprese, agenzie governative, startup e istituzioni accademiche.

Cosa vuol dire? Vuol dire che Amazon sta via via completando la filiera e, se da un lato gestisce dall’inizio alla fine la vendita di beni e servizi per gli utenti finali, dall’altro è il “cervello” che analizza i dati, le abitudini ed i consumi dei consumatori, potendo così analizzare (e, all’occorrenza, manipolare) i gusti di coloro i quali andranno poi a comprare proprio nel suo mercato virtuale. Per analogia, potremmo dire che Amazon sta progressivamente diventando “cervello” e “stomaco” del consumatore. Inquietante? Troppo tardi per l’agitazione, perché tutto questo è già successo.

“Amazon, è uno dei colossi del commercio elettronico”. Molte volte abbiamo sentito affermazioni simili a questa. Una frase che però, seppure non sbagliata, fotografa in maniera incompleta il business del gruppo di Jeff Bezos. Anzi: per alcuni sarebbe addirittura fuorviante. Come rendersene conto? Un metodo è quello di analizzare i bilanci societari. In particolare: guardare, dapprima, alla composizione dei ricavi e della redditività. Poi, trarre le conclusioni.

L’analisi di Bilancio

Proprio di recente Amazon ha pubblicato i dati sul primo trimestre del 2018 (modello Form 10-Q). Si tratta di numeri che, se confrontati con il bilancio del 2017 (modello Form 10-k), non offrono alcuna soluzione di continuità qualitativa con quelli di quest’ultimo documento. In tal senso, quindi, possono essere utilizzati come spunto per l’analisi.

Già, l’analisi. Cosa salta fuori, allora, dalle scritture contabili? La società, tra le altre cose, divide i ricavi nel seguente modo: ‘North America’, ‘International’ e ‘Amazon Web Services’ (AWS). La prima area operativa consiste essenzialmente dei guadagni, in Nord America, realizzati via Internet o nei negozi fisici (si ricordi l’acquisizione della catena Whole Foods) grazie alle vendite retail di prodotti, inclusi quelli di proprietà di terzi. A questo fatturato si aggiungono poi gli abbonamenti sui siti focalizzati sempre sul Nord America. La seconda (l’International), invece, riguarda le medesime attività ma concretizzate fuori dal Nord America.

Infine c’è il terzo segmento operativo. Appannaggio dell’AWS sono le vendite globali di servizi, essenzialmente su cloud computing, legati a molte attività: dall’attività di calcolo ed elaborazione dati fino all’analisi degli stessi o alla gestione di database (per citarne alcune). Il tutto offerto a imprese, agenzie governative, startup e istituzioni accademiche.

I ricavi arrivano soprattutto dal commercio elettronico… 

Ciò detto, nel primo trimestre del 2018, la divisione dei ricavi era la seguente:

– il Nord America ha generato 30,725 miliardi di vendite nette;
– l’International ha realizzato 14,875 miliardi di vendite nette;
– l’Aws ha, infine, contribuito con 5,442 miliardi di vendite nette.

Insomma, dai dati sopra riportati si evince che in linea di massima Amazon realizza la maggiore parte del suo giro d’affari tramite l’e-commerce e le attività ad esso strettamente legate. Cioè, da un lato l’affermazione iniziale viene confermata e, dall’altro, l’area dei servizi web pare non così rilevante.

…ma sono i servizi cloud e sul web a fare guadagnare

La conclusione tuttavia non è corretta! Per rendersene conto bisogna andare a guardare il risultato operativo delle tre aree interessate:

– la redditività del Nord America si è assestata a 1,149 miliardi;
– le attività internazionali, al contrario, sono contraddistinte da una perdita (il rosso è di 622 milioni);
l’Amazon Web Services, infine, vanta un’utile operativo di 1,4 miliardi.

Vale a dire: sono i profitti del mondo dei servizi sul web, essenzialmente il cloud computing, a fare guadagnare Amazon. Altro che e-commerce. Jeff Bezos riesce ad avere la sua profittabilità a livello di bilancio consolidato grazie soprattutto all’AWS. È lo stesso ceo e fondatore del gruppo a sottolinearlo: “AWS – dice il manager – aveva un vantaggio” grazie al fatto di essere partiti in anticipo. Poi “ha trovato dei competitor ma non ha mai rallentato”. Con il che “i servizi di AWS sono di gran lunga i più evoluti e i più ricchi dal punto di vista funzionale”. Insomma, la rilevanza di AWS è nei numeri. Come peraltro mostra lo stesso bilancio del 2017: il Nord America ha realizzato un utile operativo di 2,837 miliardi; l’International è in perdita di 3,06 miliardi; l’AWS ha più che controbilanciato il tutto con 4,33 miliardi di “operating income”.

L’espansione infrastrutturale

Ciò detto, bisogna stupirsi? La risposta è negativa. È l’effetto della strategia aziendale, rispondono gli esperti. Amazon, sottolinea CB Insight, punta a rendere globale la sua piattaforma. L’obiettivo è spendere miliardi di dollari per espandere il suo modello di business che, va ricordato, è basato su una triplice impostazione: prezzi scontati, ampia offerta e consegna veloce. È abbastanza banale dire che la società potrebbe, ad esempio, alzare i valori dei listini di vendita per riuscire, in tempi non troppo lunghi, a portare le stesse attività internazionali alla redditività. Questo però, tra le altre cose, indurrebbe probabilmente una riduzione dei tassi di crescita degli utenti. Il che è proprio quello che Bezos non vuole. Essenziale è incrementare la clientela; diventare un punto di riferimento della logistica mondiale; attrarre sempre di più aziende medio-piccole verso i suoi business, anche con il sistema di finanziamento delle imprese che operano sulla sua piattaforma (Amazon loans).

La battaglia con Alibaba in India

Una strategia di espansione globale, sottolineata anche da Credit Suisse, che, a dare retta a CB Insight, vede uno scontro importante in India e nel Sud-Est asiatico con “Alibaba”. Amazon domina il Nord America e l’Europa. La volontà, adesso, è aumentare le quote di mercato in nuove aree. In particolare, per l’appunto, l’India. Un mercato, però, che è nel radar della stessa azienda di Jack Ma. Qui, a ben vedere, le strategie dei due concorrenti sono diverse. Il gruppo americano sta investendo miliardi nella conoscenza del marchio e della sua piattaforma di e-ecommerce (oltre che in business complementari). Il rivale cinese, al contrario, vuole fare leva soprattutto sui sistemi di pagamento. Una mossa che, evidentemente, da un lato punta a sfruttare la profonda esperienza della società in questo campo (basta ricordare Alipay); e, dall’altro, scommette sul fatto che l’India è fortemente impegnata nella spinta sui pagamenti digitali.

Di là dalla “battaglia” descritta è chiaro che per Amazon, fuori dal Nord America, non è prioritario essere redditizi. Essenziale è l’espansione. Tanto poi, nonostante le dure polemiche sulla web tax europea e sulle condizioni contrattuali dei suoi lavoratori, ci pensa per ora il cloud computing.

Fonte: http://www.azionetradizionale.com/2018/05/11/amazon-fa-i-soldi-ma-non-con-le-commerce-vi-spieghiamo-il-volto-nascosto-del-colosso-del-web/

I NUOVI SOVRANI DEL NOSTRO TEMPO - AMAZON GOOGLE FACEBOOK (EBOOK)
Cosa vogliono? Vanno fermati?
di Jonathan Taplin

I Nuovi Sovrani del Nostro Tempo - Amazon Google Facebook (eBook)

Cosa vogliono? Vanno fermati?

di Jonathan Taplin

"Move Fast and Break Things"

Quando il nostro modo di navigare online (e non solo) ha cominciato a essere condizionato da Amazon, Google e Facebook?

Chi ha permesso una crescita senza precedenti di queste potentissime aziende con grosse conseguenze per tutti noi (dalla pirateria in ambito editoriale, musicale e cinematografico alla riduzione della nostra privacy)?

Perché oltre 50 miliardi di dollari all'anno sono passati dalle mani di artisti, editori, scrittori, musicisti a quelle delle piattaforme digitali monopolistiche di proprietà di questi colossi?

E come mai nessuno si è opposto a questi cambiamenti generando così uno squilibrio di potere che ha portato Amazon, Google e Facebook a godere di un'influenza in campo politico pari a quella dei colossi petroliferi (Big Oil) e farmaceutici (Big Pharma)?

Jonathan Taplin nel suo libro I Nuovi Sovrani del Nostro Tempo - in America noto come "Move Fast and Break Things" - descrive in maniera chiara e appassionante queste grandi aziende, come sono nate, chi le controlla, quali sono i loro veri obiettivi e soprattutto perché dobbiamo fermarle subito!

Pensi che tutto ciò non ti riguardi?

Beh è meglio che tu sappia che il loro prossimo obiettivo sarà il tuo posto di lavoro.

Una chiamata alle armi per dire basta al potere di Amazon, Google e Facebook e per cercare di cambiare il futuro che ci attende.

"La grande truffa dell'era digitale… e l'uomo che la combatte"
The Guardian

"Una concentrazione di potere così non si vedeva da più di un secolo. Un rischio per gli utenti e per la democrazia, denuncia Jonathan Taplin".
Il Corriere della Sera

Jonathan Taplin: "I monopoli digitali sono una minaccia per la democrazia"
La Stampa

"Come arginare il potere di Google, Facebok e Amazon"
Internazionale

"Uno strapotere che non vede la realtà"
Il Sole24Ore

"Soldi, potere e privacy: ora i giganti fanno paura"
Il Giornale

"Un'accusa feroce di avidità e arroganza".
The Guardian

"Un libro rivoluzionario… Se vuoi capire dove la tecnologia ci porterà nell'era di Trump, metti da parte un po' di tempo per leggere questo libro."
AlterNet

"Chi possiede Internet? Cosa significa per la nostra cultura il monopolio di Amazon, Google e Facebook"
The New Yorker

"Non fatevi ingannare dalla retorica hippie, i nuovi magnati del Web sono avidi come i vecchi ladri di oro"
The Times

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