Non Solo Carne, anche Latte e Formaggi Sintetici. Un Business USA-Cina

di Gloria Callarelli

Dopo carne e pesce in provetta arrivano anche latte e prodotti caseari.

Dunque yogurt, formaggi, formaggi spalmabili: se avete paura di inquinare, ma non di rischiare di ammalarvi con prodotti fatti in laboratorio, eccovi accontentati.

Il mito panteista e satanista per cui la Natura sta andando in malora a causa dell’uomo e quindi va preservata e venerata come fosse una divinità sta producendo i nuovi mostri (mentre dell’uomo e dell’ordine naturale delle cose voluto da Dio chissene…, anzi non dimenticate: siamo troppi nel mondo); e così il foodkestein, come l’abbiamo ribatezzato, si allarga di nuovi prodotti. Tutti rigorosamente fatti in vitro.

Un’azienda “all’avanguardia” su questo è la statunitense “Perfect Day” che vanta nel cda tra gli altri Robert Iger, già amministratore delegato della Disney, Amy Chang anch’essa nella Disney e già dirigente di Google, una sorta di guru dell’AI, e via via “esperti” vari. Figura nel portale dell’azienda, tra i volti che sostengono la causa del sistema alimentare più “equo”, anche Leonardo Di Caprio.

Ma come funziona la produzione? Si utilizza una microflora geneticamente modificata in grado di produrre caseina e siero di latte attraverso un processo di fermentazione. L’azienda spiega: “Mettiamo la nostra microflora in una vasca piena di brodo fatto di acqua, sostanze nutritive e zucchero. E poiché hanno l’imprinting, quando la nostra microflora fermenta, il brodo produce una proteina animale pura. La proteina viene separata dalla microflora, filtrata, purificata e infine essiccata. Il prodotto finale è una polvere proteica estremamente pura pronta per essere utilizzata dai produttori di alimenti per produrre latte (o formaggio, o yogurt, o crema di formaggio… ) identico a quello classico. Con la giusta sequenza di DNA, la microflora naturale può utilizzare la fermentazione per produrre quasi qualsiasi cosa. Ciò significa che possiamo immaginare un futuro in cui smetteremo di esaurire le risorse della terra per produrre il cibo che mangiamo, i vestiti che indossiamo e altro ancora.

Quindi: dal siero del latte di mucca è stato isolato il DNA che con muffe, funghi e batteri vari viene poi trasformato in latte artificiale. Che dire a questo punto: viva la dieta…

Ad ogni modo: sul sito della Tomorrowfarms, azienda che utilizza il latte sintetico della Perfect Day, viene esplicitamente dichiarato che la loro realtà “non utilizza ingredienti dannosi o artificiali, non sfrutta o abusa degli animali, non compromette la nostra salute, né quella del pianeta”. Encomiabile. Altro che noi impenitenti che continuiamo a cibarci di prodotti della Terra…

Dunque: queste entità sono in grado di affermare con certezza che quello che producono non farà del male all’essere umano. Come fanno a esserne certi? Come possono fare previsioni nel lungo periodo considerate le tecniche genetiche? Siamo ai limiti della frode alimentare.

Ma qual’è il fine? Questione di potere? Volontà di onnipotenza? Distruzione delle altre economie? Controllo delle popolazioni a partire da un bene primario quale il cibo? O peggio? Non solo il mero business, visto che parliamo di investimenti fatti da entità miliardarie: Perfect Day, infatti, beneficia degli investimenti della “Horizon Ventures”, holding guidata dall’uomo cinese più ricco del pianeta, tale Sir Li Ka Shing, e da altre società d’investimento. Al 2020 parliamo di un totale di 360 milioni di dollari investiti.

Tutto questo mentre gli agricoltori vengono strozzati, vessati, obbligati a sostenere costi e modalità di produzione che a tutto servono tranne che a proteggere il lavoro e il consumatore. Da una parte, dove vogliono e per chi vogliono, soldi a valanga. Dall’altra il nulla. E’ proprio il caso di dirlo, cifre… folli. Del resto, pensandoci bene, vi sembra normale tutto questo?

Articolo di Gloria Callarelli

Fonte: https://fahrenheit2022.it/2024/01/30/non-solo-carne-anche-latte-e-formaggi-sintetici-un-business-usa-cina/

L'ORTO SENZA FATICA
di Ruth Stout, Gian Carlo Cappello

L'Orto senza Fatica

di Ruth Stout, Gian Carlo Cappello

Questo libro non è solo un manuale di orticoltura, genere inviso alla Stout. È molto, molto di più.

Le domande più comuni di chi inizia a coltivare in maniera naturale trovano qui una risposta: la terra va lavorata e concimata ogni tanto? Quanto si deve irrigare? Che fare se arrivano le lumache? Si possono coltivare grandi appezzamenti con il "Metodo Stout"? Quali materiali si possono usare per una buona pacciamatura? La copertura di materiale vegetale non consuma l'azoto nel terreno? Quando e come va ripristinata la pacciamatura? Come si procede con le semine e le piantagioni in presenza di pacciamatura? Quanto materiale vegetale consuma ogni anno un orto pacciamato?

L'elenco dei quesiti che gli appassionati (e i critici) rivolgono alla Stout trova puntualmente risposte ineccepibili. E talvolta anche irridenti se gli interlocutori si mostrano arroganti.

"Le difficoltà derivano dal cercare di seguire le indicazioni di qualcun altro, obbedendo a delle regole invece di usare il proprio buon senso", chiosa la Stout.

Ruth è una persona simpatica e diventa subito familiare, questo rende più che piacevole lo scorrere delle pagine. È facile vedere in lei la vera precorritrice delle moderne metodologie di coltivazione biologica.

Ma un'altra ragione che mi ha motivato a diffondere in Italia questa pubblicazione è che essa può essere definita indispensabile per coloro che intendano intraprendere con le sole proprie forze il percorso verso una coltivazione veramente secondo Natura, magari per approdare alla Coltivazione Elementare.

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Un commento

  1. Enzo+Calderini

    Signori angloassoni andate per favore a c….e.

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