• Se cerchi un libro o un prodotto BIO, prova ad entrare nel sito di un nostro partner, Macrolibrarsi, il Giardino dei Libri, sosterrai così il nostro progetto di divulgazione. Grazie, Beatrice e Mauro
    Canale Telegram

Dall’Elettricità Verde all’Apocalisse dei Rifiuti: le Turbine Eoliche Genereranno più Rifiuti che Energia!

di Davide Donateo

Le turbine eoliche, un tempo propagandate dai pochi paesi ricchi e meno popolati come una soluzione pulita per l’elettricità, stanno diventando un pugno nell’occhio, un pericolo e una significativa minaccia ambientale.

Dopo decenni di funzionamento in tutto il mondo per i pochi paesi ricchi e meno popolati, le turbine eoliche continuano ad avere un’aspettativa di vita di circa 20 anni. Ad oggi non è ancora stato scoperto un mezzo economicamente valido per riciclarle. Di conseguenza, le vecchie turbine eoliche di oggi vengono scaricate in discariche di rifiuti tossici.

Le pale delle turbine eoliche sono molto difficili da riciclare, il flusso di rifiuti creato dalle pale ritirate è un problema. A livello globale, entro il 2050 le proiezioni indicano che OGNI ANNO verranno prodotti 43 milioni di tonnellate di rifiuti dalle lame, l’equivalente di 215.000 locomotive.

Man mano che i parchi eolici invecchiano, le turbine iniziano a rompersi e richiedono manutenzione. Tuttavia, a causa degli elevati costi associati alla loro rimozione, molte aziende scelgono di lasciarle in essere. Ciò pone diversi problemi, tra cui la possibilità di perdite di olio dalle turbine e l’impatto negativo complessivo sul paesaggio.

La prima generazione di turbine eoliche sta iniziando a raggiungere la fine della propria vita utile, mentre altre vengono sostituite in anticipo per far posto a tecnologie più recenti, comprese pale delle turbine più lunghe che possono intercettare più vento e generare più elettricità: la questione di cosa fare con le loro enormi pale diventa più pressante.

Queste turbine eoliche abbandonate comportano rischi ambientali e di sicurezza significativi, poiché possono rilasciare sostanze chimiche tossiche e altri materiali pericolosi nell’ambiente circostante e possono persino collassare o prendere fuoco.

Il ciclo di vita delle energie rinnovabili inizia con la pianificazione, seguita dalla ricerca e dalla costruzione, che comprende attività come manutenzione e riparazione. Comprende anche la fine della loro vita, che comporta smantellamento e smaltimento o riciclaggio e ripristino del paesaggio alla sua condizione originaria.

È arrivato il momento che quei pochi governi ricchi “mettano a posto” i loro programmi sovvenzionati precedenti per l’energia elettrica intermittente e agiscano per finanziare lo sviluppo di metodi per smantellare correttamente le pale eoliche prima che diventino una crisi ambientale più grave.

I governi che hanno sovvenzionato la progettazione e la costruzione hanno la responsabilità di cercare standard di smantellamento, restauro e riciclaggio fino all’ultimo dente degli ingranaggi, proprio come abbiamo fatto per le miniere dismesse, i siti petroliferi e nucleari.

I parchi eolici sono in genere situati in aree con andamenti del vento costanti. Per la vasta superficie richiesta per l’energia eolica e solare, è una patetica distruzione di paesaggi incontaminati!

La Svezia ha scioccato l’Europa abbandonando l’agenda “instabile” per l’elettricità verde e tornando all’energia nucleare. Il ministro delle finanze Elisabeth Svantesson ha citato la necessità di un “sistema di alimentazione elettrica più stabile”, sottolineando l’instabilità intrinseca delle fonti di generazione di elettricità eolica e solare.

La crisi energetica in Europa sta decollando e paesi come Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Grecia stanno iniziando a capire che tutto ciò che richiede elettricità viene prodotto con combustibili fossili e stanno tornando indietro. Stanno anche riconoscendo che tutti i componenti delle turbine eoliche e dei pannelli solari sono realizzati con derivati del petrolio prodotti dal petrolio greggio.

Inoltre, il nuovo governo svedese ha abolito i sussidi statali per le auto elettriche e le ibride plug-in. Un’altra realtà è che tutti i prodotti minerali e i metalli necessari per realizzare turbine eoliche, pannelli solari e batterie per veicoli elettrici vengono estratti e lavorati in luoghi come Baotou, Mongolia Interna, Bolivia e Repubblica Democratica del Congo, per lo più sotto il controllo cinese. Lo smantellamento e il ripristino di quei paesaggi minerari riportandoli alla loro originaria condizione incontaminata non è nelle carte nei paesi in via di sviluppo.

Da quando la Germania ha chiuso le ultime tre centrali nucleari rimanenti, il paese ha dovuto rivolgersi ai suoi vicini per mantenere le luci accese. La Germania è passata dall’essere un esportatore di elettricità a un importatore.

Per la redditività e la sostenibilità, le decisioni aziendali del settore privato si basano sul ritorno sugli investimenti (ROI) che si riferisce direttamente all’elettricità economica, affidabile, continua e ininterrotta per sostenere i loro investimenti. Pertanto, la Germania dovrebbe guardare alla Svezia, che ha appena abbandonato l’obiettivo idealistico dell’elettricità occasionale da eolico e solare e si è impegnata nel nucleare per un’elettricità che non sia solo continua e ininterrotta, ma priva di emissioni.

È fondamentale affrontare questo problema e trovare soluzioni sostenibili per lo smantellamento e il riciclaggio di queste turbine eoliche. Come società, dobbiamo dare la priorità allo smaltimento responsabile e sicuro delle infrastrutture elettriche rinnovabili per raggiungere veramente un futuro sostenibile.

Incredibilmente, il riciclaggio delle pale delle turbine, dei pannelli solari e delle batterie dei veicoli elettrici usurati, nei pochi paesi ricchi e meno popolati che sovvenzionano l’elettricità intermittente non è ancora nelle carte.

Articolo di Davide Donateo

Fonte: https://newsacademy.it/scienze-e-salute/2023/07/25/dallelettricita-verde-allapocalisse-dei-rifiuti-le-turbine-eoliche-genereranno-piu-rifiuti-che-energia/

ERBE SPONTANEE COMMESTIBILI
di Riccardo Luciano, Carlo Gatti

Erbe Spontanee Commestibili

di Riccardo Luciano, Carlo Gatti

Le erbe spontanee commestibili sono un vero e proprio forziere di sapori e aromi utile per mille ricette salutari e gustose.

Un libro che si presenta da solo, con un titolo semplice ed accattivante per invogliare il lettore a leggerlo e rileggerlo, a considerarlo come un manuale da cui poter attingere informazioni utili e concrete. Bastano un po' di attenzione e qualche nozione in più, per scoprire il variegato universo delle erbe commestibili, preziose tanto care in cucina, quanto in farmacia e nella cosmesi. Questa nuova edizione, che ricalca la precedente nelle linee essenziali, ha in più maggiori dettagli descrittivi, più fotografie per analizzare meglio i particolari e l'elencazione dei luoghi in cui la pianta è presente. Sono state aggiunte inoltre importanti nuove piante mangerecce fra le quali l'asparago dei boschi, il lampagione, il famoso raperonzolo e relative nuove ricette.

Negli ultimi anni si è osservato un crescente e vivo interesse per la raccolta ed il consumo delle erbe spontanee, quali ingredienti di insalate, minestroni, frittate oppure ripieni per ravioli ed altro ancora. Molte persone, per diversi motivi, si sentono attratte dalla possibilità della raccolta fai da te delle erbe selvatiche. Da un lato vi è la soddisfazione personale per aver trovato alcune piantine da raccogliere e non solo per il loro aspetto estetico, ma anche per una certa utilità (alimentare in questo caso); dall'altro in alcune persone vi è la ferma convinzione che le piante selvatiche siano più ricche in vitamine, sali minerali e principi attivi rispetto alle piante normalmente coltivate, aspetto questo che però non è scientificamente provato. In effetti la raccolta delle erbe e dei frutti spontanei ha un certo fascino e soprattutto, l'aspetto appagante, è che si raccoglie qualcosa che serve e che potrebbe tornar utile. Non è poi da sottovalutare la componente del divertimento e della raccolta all'aria aperta quale passatempo rilassante.

La raccolta delle piante spontanee per scopi alimentari prende il nome di Phytoalimurgia = Fitoalimurgia, che letteralmente significa "alimenti vegetali spontanei raccolti dall'uomo in momenti di carestia". Nella società attuale, la fitoalimurgia riveste ruoli ben diversi rispetto a quelli del passato: non più necessità alimentare legata a momenti di carestia quando l'agricoltura era solo agli albori, adesso è interesse per i prodotti naturali. Le corrette conoscenze fitoalimurgiche, se proficuamente indirizzate alla conoscenza della flora e della vegetazione, rendono possibile l'individuazione e la conservazione dell'enorme potenziale genetico (germoplasma) delle specie spontanee. Si tratta quindi di un approccio estremamente positivo. L'aspetto inderogabile, da cui non si può prescindere, è la necessità di conoscere perfettamente le piante che si vogliono raccogliere, la conoscenza non è un optional: è una necessità vitale. La scelta dell'aggettivo "vitale" è espressamente voluta: una semplice ed apparentemente "innocua" insalata o frittata può dare esiti mortali, se si è raccolta la pianta sbagliata.

E' bene ricordare che tutte le piante (insalata compresa) contengono migliaia е migliaia di principi attivi e, nel caso si trattasse di una pianta tossica, non esiste in commercio antidoto specifico (se non in pochissimi casi). Nella maggior parte delle intossicazioni, la terapia ospedaliera che viene praticata al paziente è soltanto sintomatica ed i medici cercano di sostenere le funzioni vitali dell'organismo, nella speranza che il paziente reagisca e si ristabilisca. In pratica questo è lo spirito con cui è stato scritto e voluto questo libro: cercare di descrivere in modo semplice, lineare e rigoroso, alcune piante spontanee in Italia che abbiano oppure abbiano avuto nel passato interesse alimentare e nel contempo mettere in evidenza errori in cui potrebbe cadere l'incauto raccoglitore. Quindi, se da un lato può essere piacevole "andar per erbe selvatiche", si deve d'altro canto prepararsi con uno studio accurato, non improvvisarsi esperti. E' indispensabile affidarsi a persone che conoscano veramente le erbe, magari anche solo col nome dialettale, ma le conoscano davvero.

...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *