Pensi sia possibile seguire il cammino tracciato da altri, solo se ti ritieni una macchina, stampata e normalizzata al pari delle altre.
Questa convinzione si poggia su una convinzione generalizzata: “siamo tutti uguali”. Ma è una falsa credenza. Evidentemente non siamo affatto tutti uguali. Nulla lascia intendere questo.
Peraltro sin da piccoli ci insegnano di come ci siano persone migliori e peggiori, più intelligenti e meno intelligenti, più buone e meno buone, più forti e meno forti…
Siamo appassionati di oroscopi, ma non cogliamo il fatto che le stelle dicono proprio che siamo ciascuno un cosmo a se stante. Ciascuno ha realizzato la propria architettura psichica in maniera differente da un altro. Alcuni, gli individui meno evoluti, sono più o meno uguali tra loro, tranne piccole quasi insignificanti differenze. Altri sono a tutti gli effetti esseri senza paragoni, quindi tecnicamente unici.
Ma la confusione nasce dal fatto che ci dicono che siamo tutti uguali, e che se qualcuno ha fatto un certo “percorso” ottenendo un determinato risultato, allora possiamo ottenere lo stesso risultato dallo stesso percorso. Non è vero.
Nessun Maestro spirituale ha conseguito la sua levatura ricalcando orme di altri, bensì sovente negandole e cercando il proprio senso e il proprio percorso. Gesù, Buddha, Milarepa, Tolle… nessuno!
Se, ad esempio, vado a Bergamo e mangio una pizza “Capri” (una volta mi hanno messo il prezzemolo al posto della rucola…), e la cameriera mi sorride, e la pizza mi piace, e la digestione procede bene… questo dipende da fattori soggettivi, da me, da come sono fatto io. Se però sono una persona superficiale, assumerò quello che mi è successo come una regola, e inizierò a consigliare ad altri di fare lo stesso, presumendo erroneamente che anche per loro quel determinato evento potrà essere piacevole e positivo.
Lo stesso vale per il cammino spirituale. Alcune persone per fare un passo in direzione verticale, richiedono di sbattere la testa, altre no. Alcuni richiedono spinte e aiuti, altri richiedono ostacoli, o di essere “abbandonati” a se stessi. Presumere che esista “un unico cammino”, che esista “un solo lavoro spirituale”, ecc. è senz’altro una forzatura e un errore.
Rivisto da Conoscenzealconfine.itFonte: http://erospoeta.blogspot.it/