Assange e Abu Akleh: come uccidono gli USA e come uccide Israele

di Stefano Zecchinelli

Nell’Occidente capitalista l’Elite anglofona marginalizza socialmente i giornalisti antimperialisti, condannandoli alla “morte professionale” e di conseguenza civile.

Non è un semplice regime di ”sorveglianza”, ma una guerra di classe dall’alto: emarginati socialmente, gli analisti che contestano le guerre della NATO e del sionismo guerrafondaio si ritrovano costretti a ripiegare su altri lavori, non potendo più vivere della propria professione.

Il ”giornalismo di regime” è il Primo Potere a manipolare l’opinione pubblica: la costruzione dell’individuo americanizzato nella guerra multidimensionale di ”quarta generazione”. La ”guerra eterna” del Pentagono, non è soltanto finalizzata alla conquista degli ”spazi vitali”, ha l’obiettivo di conquistare il cyber-spazio dove circolano le notizie, il cervello e la coscienza delle masse popolari.

Il giornale neoliberale, Il Corriere della Sera, prendendo per veritiero il rapporto dell’intelligence italiana sulle ”personalità filo-russe”, ha definito l’articolo dell’analista strategico Manlio Dinucci ”fonte pericolosa”; per screditarlo i giornalisti lubrificati sono arrivati ad affermare che Dinucci è stato citato dal presidente Vladimir Putin, sulla Piazza Rossa, durante la celebrazione del Giorno della Vittoria. Non è errato pensare che l’articolo del geografo e giornalista antimperialista sulla RAND Corporation sia stato censurato da Il Manifesto su pressione delle medesime agenzie d’intelligence: è una ipotesi, ovviamente da contestualizzare, ma con questi rapporti di forza altamente probabile.

Non è un mistero la penetrazione imperialistica italiana nelle aree geografiche caucasiche: una penetrazione sotto protettorato USA, conforme alla storia della ”borghesia stracciona” (come la chiamava correttamente Lenin) italiana. Per ragioni analoghe, il sito della Rete Voltaire è stato oscurato in Polonia (1), una nazione-pedina della NATO nella guerra ibrida contro la Federazione Russa.

Palestina: uno Sguardo sul Futuro che ci aspetta

Nelle nazioni periferiche i giornalisti antimperialisti non vengono solo emarginati o condannati alla fame, ma spesso brutalmente assassinati. Shireen Abu Akleh, coraggiosissima giornalista di Al Jazeera, conosceva molto bene i metodi sionisti prima di venire colpita a morte da un cecchino israeliano.

In una intervista, datata 2017, disse “Certo, ho paura”, “In un momento specifico dimentichi quella paura. Non cerchiamo la morte. Andiamo e cerchiamo di trovare dove possiamo posizionarci e come proteggere la squadra al mio seguito prima ancora che pensare a come apparirò e cosa dirò sullo schermo” (citata da Chris Hedges); dissentire negli stati lacchè degli Stati Uniti rappresenta una condanna a morte. La morte civile occidentale e la morte secca delle aree periferiche: la violenza israeliana è un frammento di cosa potrebbe diventare l’Occidente qualora la transizione ad una nuova Architettura di potere dovesse completarsi.

Leggiamo cosa scrive il Premio Pulitzer Chris Hegdes sulla colonizzazione della Terra di Palestina: ”Quando Israele viene colto a mentire, come è stato con l’omicidio di Abu Akleh, promette immediatamente un’indagine. La narrazione si sposta da quella di incolpare i palestinesi all’esito di un’indagine. Raramente vengono condotte indagini imparziali sulle centinaia di uccisioni di palestinesi da parte di soldati e coloni israeliani. I colpevoli non vengono quasi mai processati o ritenuti responsabili. Lo schema dell’offuscamento israeliano è pateticamente prevedibile. Così è la collusione di gran parte dei grandi media insieme a politici Repubblicani e Democratici. I politici degli Stati Uniti hanno denunciato l’omicidio di Abu Akleh e doverosamente ripetuto il vecchio mantra, chiedendo una ‘indagine approfondita’ da parte dell’esercito che ha compiuto il crimine.” (2)

I processi allestiti dai colonizzatori ricalcano le pratiche manipolanti della Colonia penale descritta da Kafka, dove gli oppressi vengono colpevolizzati, mentre le vittime non hanno mai un carnefice ben definito: ”indagine approfondita”, la sinistra occidentale e la lobby progressista non sanno dire altro. L’assassinio della giornalista Shireen Abu Akleh ha un solo mandante: il governo imperialista israeliano, i vertici del MOSSAD e la violenza paranazista dell’IDF.

Israele pratica Terrorismo di Stato, è un paese pericoloso. Sono 144 i giornalisti palestinesi feriti dall’esercito israeliano dal 2018, tre i reporter che hanno perso la vita: Israele è l’Arabia Saudita della sinistra ”politicamente corretta”. Scrive Cook (citato da Hedges): “Sia l’esercito che i suoi soldati serbano rancore e hanno armi letali con cui regolare i conti”.

L’Elite “aziendale”, senza vergogna, esulta per la condanna di Julian Assange: la lobby progressista (es. Amnesty International) ha avanzato qualche timidissima protesta, ciononostante le rivelazioni di Wikileaks vengono divulgate da pochi documentaristi indipendenti.

Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’entità sionista, dal 2001, hanno scatenato guerre di conquista neocoloniale combattute non per essere vinte ma per creare stati-laboratorio; delle basi logistiche territorialmente idonee a lanciare la guerra del ventunesimo secolo, termonucleare ma soprattutto biochimica. Il sangue di Abu Akleh, come la libertà di Julian Assange, verrà riscattato dalla transizione ad un “mondo multipolare”.

In Occidente, gli USA uccidono ”a gocce” martoriando la tenuta psico-fisica dei dissidenti; nella Terra di Palestina, al regime sionista è sufficiente un colpo secco. L’assassinio ed il terrorismo non sono un’ideologia, ma una prassi politica.

L’Operazione Z, la rivolta elettorale in America Latina e le guerriglie antimperialiste in Asia rappresentano una parte del conto che il Pentagono dovrà pagare ai ceti proletari globalizzati: la fine dell’unilateralismo statunitense potrebbe aprire le porte ad una nuova era, dando agli oppressi la possibilità di replicare l’assalto al cielo del 1917. Non tutto è perduto.

Articolo di Stefano Zecchinelli

Riferimenti:

(1) https://www.voltairenet.org/article217355.html

(2) https://chrishedges.substack.com/p/the-israeli-execution-of-al-jazeera

Fonte: http://www.linterferenza.info/esteri/assange-abu-akleh-uccidono-gli-usa-uccide-israele/

VADEMECUM DELLA NUOVA UMANITà
Dalla tradizione Essena la soluzione ai Conflitti Ancestrali che affliggono il genere umano
di Paolo Lissoni

Vademecum della Nuova Umanità

Dalla tradizione Essena la soluzione ai Conflitti Ancestrali che affliggono il genere umano

di Paolo Lissoni

In una realtà che destina alla solitudine assoluta la singola persona, con lo spettro incombente di una guerra di tutti contro tutti, quale prospettiva può essere proposta al genere umano per poter approdare, attraverso una nuova via, a un Nuovo Mondo?

Prima di proporre una soluzione terapeutica occorre innanzitutto formulare una corretta diagnostica delle cause reali e più profonde dei Mali dell’umanità, che vanno identificate nel non avere ancora compresa la natura umana quale unità di una trinità costituita da Corpo, Anima e Spirito, e nel non avere saputo ancora vivere il Piacere quale espressione della vita spirituale.

Tale incomprensione è a sua volta dovuta al non avere ancora chiarito la differenza fra l’anima (o psiche) e lo spirito, confuso il più delle volte con il semplice pensiero razionale ma consistente in realtà nello stato di coscienza d’Amore.

Di fronte ad una umanità stanca e ipnotizzata, la tradizione degli Esseni viene allora a porsi come la sola in grado di risolvere le innumerevoli contrapposizioni che hanno caratterizzato la storia umana negli utlimi 2.000 anni, come ad esempio quella tra Scienza e Spiritualità o quella fra Sessualità e Spiritualità.

Dalla dissoluzione di queste ancestrali conflittualità, che la tradizione essena afferma di saper risolvere, dipendono i destini di gloria del genere umano o, all’opposto, la sua catastrofe.

...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *