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I Neanderthal si curavano con aspirina e antibiotici

di Elena Dusi

Tra i denti degli ominidi, gli indizi della loro dieta: mufloni e rinoceronti in Nord Europa, funghi e pinoli in Spagna. La ricerca su Nature ha identificato anche tracce di ‘medicinali’ nella bocca di un giovane malato. Alcuni batteri della saliva sono comuni anche a noi.

I Neanderthal si curavano con aspirina e antibioticiI Neanderthal, che vivevano 36mila anni fa nelle steppe del Belgio, si nutrivano di rinoceronti lanosi o mufloni, sul fronte opposto, in Spagna, 48mila anni fa, sempre i Neanderthal seguivano una dieta vegana, tipica di un ecosistema di foreste, con funghi, pinoli e tracce di muschi. Per fortuna, dopo i pasti, questi ominidi non erano abituati a lavarsi i denti. Nel loro tartaro si sono così accumulati resti di cibo e microbi, il cui Dna, i ricercatori di oggi, sono riusciti ad analizzare.

La ricerca, pubblicata da Nature, è ricca di sorprese. Questa specie considerata un tempo rozza e primitiva era anche in grado di usare medicine. Nel tartaro di un adolescente ritrovato in Spagna, infatti, sono state trovate tracce di quella corteccia di pioppo dalla quale si estrae l’acido acetilsalicilico (l’aspirina) e del fungo penicillio che produce l’antibiotico penicillina. Nonostante fosse giovane e vegetariano, questo ragazzo aveva un brutto ascesso a un dente e un’infezione intestinale. “E’ probabile che queste sostanze fossero state assunte proprio a scopo di automedicazione” spiega David Caramelli, del dipartimento di biologia dell’università di Firenze. Nel 2012, sempre fra i denti di alcuni individui ritrovati nella grotta di ‘El Sidron’ in Spagna (la stessa dello studio di oggi), erano spuntate tracce di camomilla e achillea, piante che probabilmente venivano mangiate per le loro proprietà. Un anno più tardi, si scoprì che per evitare i dolorosi ascessi, i nostri cugini usavano anche gli stuzzicandenti.

I Neanderthal si curavano con aspirina e antibiotici

“Ce li immaginiamo come uomini delle caverne” racconta Laura Weyrich dell’università di Adelaide in Australia, coordinatrice di questo studio. “Ma dovremmo riscrivere i libri di storia. I Neanderthal avevano un comportamento simile al nostro, erano competenti, intelligenti e amichevoli. Erano molto abili con il fuoco e avevano forse un linguaggio primitivo. Come dimostra questo studio, sapevano adattarsi molto bene ad ambienti diversi. “Chissà che sapore aveva il rinoceronte lanoso” scherza Weyrich. “Il fatto che nei resti spagnoli non abbiamo trovato tracce di carne non esclude che ne mangiassero un po’” spiega Caramelli. “E’ più probabile però che il loro menù fosse principlamente vegetariano”.

I Neanderthal vissero tra 350 e 35mila anni fa, estinguendosi senza una causa apparente. La nostra specie apparve in Africa 200mila anni fa e incrocò sul suo cammino questi antichi cugini, ereditandone alcuni geni. Il rapporto fra Neanderthal e Sapiens è misterioso e intrigante come un romanzo rosa. L’ultimo capitolo, scritto oggi dagli scienziati di Nature, parte da un indizio microscopico: un batterio che viveva nella bocca degli individui appena analizzati, e che si ritrova oggi anche nella nostra saliva. “Segno che si erano forse scambiati effusioni e baci” immagina Caramelli. “Di questo non abbiamo certo prove, ma dagli elementi che abbiamo, proviamo a ricostruire quel che potrebbe essere avvenuto”. 

Homo di Neanderthal

Partire dal Dna ritrovato nella placca dei denti, per ricostruire il menù dei Neanderthal è un’operazione piuttosto complicata. I primi tentativi, una ventina di anni fa, erano naufragati. “Anche oggi – spiega Caramelli – siampo partiti da cinque individui ritrovati nella grotta di El Sidron in Spagna e in quella di Spy in Belgio, ma da uno degli esemplari non siamo riusciti a estrarre materiale genetico utile. Una volta ottenute le sequenze del Dna, dovevamo capire a quale specie appartenessero. Per questo le abbiamo confrontate con specie viventi oggi. Abbiamo identificato i mufloni attraverso il genoma delle pecore, e i rinoceronti lanosi attraverso il genoma dei rinoceronti di oggi. Di quegli antichi animali, d’altra parte, abbiamo ritrovato anche resti accanto a quelli dei Neanderthal”.

Articolo di Elena Dusi

Fonte: http://www.repubblica.it/scienze/2017/03/09/news/i_neanderthal_si_curavano_con_aspirina_e_antibiotici-160152721/

LA STORIA CHE VERRà
Dall'uomo di Neanderthal alle prime civiltà, gli indizi per riscrivere il nostro passato
di Simone Barcelli

La Storia che Verrà

Dall'uomo di Neanderthal alle prime civiltà, gli indizi per riscrivere il nostro passato

di Simone Barcelli

I nostri antenati, vissuti cinquemila anni fa e oltre, continuano a stupirci. Queste pagine affrontano alcune delle tematiche più complesse della preistoria e della storia antica del genere umano: la scomparsa dell'uomo di Neandertal, il culto della Dea Madre, le remote migrazioni anche per mare, le civiltà dimenticate con le loro incredibili conoscenze.

Una serie di indizi da seguire per instillare almeno il dubbio che le vicende che hanno contraddistinto la nostra razza, nel corso dei millenni prima della nostra era, possano anche discostarsi da come finora ricostruite. Perché le generazioni future possano leggere una storia diversa da quella che abbiamo letto noi. La Storia che verrà.

"Diversi ricercatori hanno osato sfidare il punto di vista accademico circa la linea evolutiva umana, la nascita della coscienza, delle società, della scrittura e tutto quando ci rende "uomini". Un punto di vista radicato e fossilizzato quello accademico, sebbene basato su teorie e ipotesi, che è stato propagandato come definitivo e corretto, ma che invece le stesse accademie hanno dovuto cambiare costantemente perché forzate dai ritrovamenti che sfondavano gli argini dogmatici eretti dai "soloni" della cultura e della scienza, lì dove le menti di coraggiosi e arguti "rivoluzionari" studiosi non erano riusciti a fare breccia.

In effetti, nello studio della storia dell'uomo, a volte parla più l'osso di un morto che la lingua di un vivo e poiché non esiste limite alla verità, la scienza può dire di avere accesso costante alla sua penultima versione, perché la verità ultima è sempre oggetto di ricerca. È su queste basi intellettuali, da me profondamente condivise e sulle quali fondo la mia attività di ricercatore, che l'autore Simone Barcelli ha scritto e generato questo libro.

Un saggio che mi ha colpito ed emozionato perché va ad esplorare le zone d'ombra di ciò che siamo stati e di ciò che abbiamo costruito nei millenni bui, ma affascinanti, della preistoria, di quali vette culturali avevamo già raggiunto intorno al 10.000 a.C, per poi precipitare come Icaro dalle ali di cera, in una nuova genesi e ricominciare daccapo, perdendo poco alla volta coscienza della nostra passata grandezza."
Adriano Forgione

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