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Contro l’Obbligo

di Paolo Borgognone

Chi sostiene che l’obbligo generalizzato sia, in definitiva, “meno peggio” o meno ipocrita dell’obbligo surrettizio perché costringerebbe il governo a venire allo scoperto e ad assumersi le sue responsabbbilità, a mio parere SBAGLIA.

E sbaglia per ragioni pratiche più che ideologiche. A livello pratico infatti, costringere decine di milioni di persone a sottoporsi contro la loro volontà a un TSO, pena l’imposizione di sanzioni insostenibili significa violentare psicologicamente, oltreché fisicamente, quelle persone.

E non stiamo parlando di poche unità sparse qua e là per il mondo ma di circa 200 milioni di europei, 10 milioni di italiani, ecc. E non stiamo parlando di un TSO che fai una volta nella vita e poi “il caso è chiuso, dimentichi…”.   No, lo fai ogni 5-6 mesi per un numero imprecisato di anni. Una violenza subita una volta nella vita lascia segni profondi, indelebili ma, con molto lavoro, si può forse metabolizzare. Una violenza ripetuta ogni 5-6 mesi per tot anni devasta la psiche e, di conseguenza, il corpo di chi la subisce, PER SEMPRE.

I danni provocati, sul corpo e sulla mente delle persone, da una simile violenza reiterata, si vedranno a distanza di anni e saranno pesanti e spesso irreversibili. Lo Stato può pagare quanto vuoi ma (a parte che non paga perché papà banchiere è banchiere e non pantalone, ricordiamocelo sempre) non tutti sono disposti a vendere la propria incolumità fisica e relativa dignità morale per poche noccioline (e nemmeno per tante, a dire il vero).

Inoltre, il TSO è pericoloso perché non lascia scampo ai renitenti in quanto prevede pene draconiane (segregazione sociale, multe salatissime e galera per chi non può permettersi di pagarle) per coloro i quali osassero pensare di sottrarvisi. Dunque, a violenza psicologica si sommerebbe altra violenza psicologica. I trasgressori, a questo punto, non si lascerebbero prendere con le buone. L’obbligo generalizzato è l’anticamera della guerra di religione in Europa.

A chi conviene una riedizione, su scala ancor più ampia, paneuropea, del 23/24 agosto 1572? A chi è interessato a introdurre una “nuova normalità” e un “nuovo modello economico” in Europa. A papà banchiere interessa. Ma non tutti gli europei si masturbano (peraltro con scarsissimi risultati pratici) pensando ai quattrini e alle “fortune” di papà banchiere. Non tutti gli europei accolgono con indifferenza la prospettiva di poter fare la fine degli ugonotti di Parigi nel 1572.

Per evitare un simile scenario dobbiamo fare, a mio parere, alcune cose:

1) metterci in testa che, se lavoriamo bene, questo scenario è ancora evitabile;

2) smettere immediatamente di guardarci l’un l’altro con sospetto (possiamo anche non starci tutti simpatici ma ognuno di noi ha una pellaccia cui presumibilmente tiene, dunque tanto vale venderla cara anche con l’aiuto di chi, tra quelli che rischiano le palle stando in questa situazione, non reputiamo “altissimo, purissimo, levissimo”);

3) costruire, da subito, con “simpatici e antipatici” (previa restando la precondizione della buona fede di ognuno, ma senza fare troppo gli schifiltosi sul piano ideologggico), una serie di “comunità nella società” (per citare Agamben) o una “società della resistenza” (permettetemi questa autocitazione).

Non farlo, non metterci a lavorare, UNITI, per questa soluzione, significa rischiare di giocarci il c..o. La parola d’ordine in questo momento dev’essere AMICIZIA. Non c’è alcuna via d’uscita individuale da questa situazione… Se ne esce solo tutti insieme.

Articolo di Paolo Borgognone

Fonte: https://www.liberiamolitalia.org/2021/12/15/contro-lobbligo/

H.P. LOVECRAFT - L'ORRORE DELLA REALTà
La visione del mondo del rinnovatore della narrativa fantastica
di Sebastiano Fusco, Gianfranco De Turris

H.P. Lovecraft - L'Orrore della Realtà

La visione del mondo del rinnovatore della narrativa fantastica

di Sebastiano Fusco, Gianfranco De Turris

Howard Phillips Lovecraft, attraverso le sue opere, ha rinnovato completamente la narrativa del fantastico e dell'orrore. Quando morì – nel 1937 ad appena 47 anni – era praticamente uno sconosciuto, ma nei suoi straordinari racconti, nei suoi saggi, nelle sue lettere ricche di umanità e di vero genio aveva piantato i semi di una rivoluzione copernicana della cultura: soltanto oggi si comincia a capire la portata del suo influsso sulle generazioni gli sono succedute.

L'ingresso del fantastico a tutti i livelli della cultura popolare – dalla narrativa al cinema, dai videogiochi alla pubblicità, dai fumetti alla televisione – è avvenuto attraverso i moduli stilistici da lui individuati e delineati nella prima metà del secolo scorso. Non solo, ma in una società come quella fra le due guerre mondiali, orgogliosa delle sue certezze e dei suoi progressi tecnologici, fu tra i primi a individuare i sintomi dello shock del futuro, della crisi delle ideologie, del rovesciamento dei valori, delle incertezze derivanti da una scienza senza coscienza che oggi turbano le menti di tutti.

Ed espresse queste inquietudini attraverso una serie di simboli di orrore che sono i medesimi che s'annidano nell'inconscio di ciascuno di noi, pronti a irrompere nella nostra consapevolezza quando le certezze, come oggi, vacillano. In questo volume sono raccolti i passi essenziali, tratti dal suo incredibilmente vasto epistolario, in cui Lovecraft tracciò le sue idee sul mondo, sulla società, sul fantastico, sulla scienza, sulla politica, sul futuro dell'uomo, e in cui delinea i contorni di un cosmo immenso e inconoscibile, che non potremo mai afferrare con la ragione, ma dai cui abissi emerge un frullio d'ali di tenebra che viene a turbare la nostra serenità fondata sull'ignoranza. Una visione apocalittica densa d'orrore. Ma non priva di speranze.

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