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Le insidie del gratis

di Alberto Medici

Cosa c’è di più bello che dare gratuitamente, liberamente, senza aspettarsi nulla in cambio?

E cosa c’è di più bello che ricevere qualcosa senza esserselo meritato, così, gratuitamente, senza aspettarselo? Non è forse un riprodurre, pur nel nostro piccolo, quell’Amore sconfinato e gratuito di Dio che, gratuitamente, ci ha dato la Vita, il Creato, e tutte le cose belle che contempliamo? Non diventiamo tutti quanti un pochino più “divini“, quando diamo gratuitamente, senza contropartita, per Amore? Ecco il punto: per Amore. Se l’Amore è gratuito, non per questo vale il contrario, e cioè che tutto ciò che è gratis è fatto per Amore.

Sono di questi giorni alcune notizie su Google che, prima, avrebbe licenziato un suo dipendente per aver espresso opinioni non conformi alle linee guida sul gender (ma che orrore! Come si fa a mettere i dubbio che nessuno nasce con un sesso ben definito… Non penserete mica ancora alla storiella dei masci e delle femmine, dei papà e delle mamme?), e poi censurato posizioni analoghe e di sostegno a questo impiegato apparse in rete.

E come fa a censurarle? La rete non era libera, aperta a tutti? Certo… come no! Se una persona qualunque digita, ad esempio, sulla propria barra indirizzi, www.ingannati.it, arriva sicuramente qui. Ma se vuole trovare un articolo che parli di argomenti che qui sono trattati, e che magari non sono in sintonia con i dictat del pensiero dominante, detto Pensiero Unico, magari la ricerca Google non fa vedere questo sito, o lo mette molto avanti nella ricerca, così che solo pochissimi lo troveranno. Questo è quello che segnala un contatto Facebook trovato oggi:

“Non esistono pasti gratis al mondo” dice un vecchio adagio. Magari sono gratis per te che lo consumi, ma qualcuno, nel mondo, quel pasto lo ha pagato. Ci sono svariati casi di società di servizi che hanno cominciato a dare servizi gratuitamente, Google ne è il capofila, e hanno così radunato platee di utenze inimmaginabili fino a soli pochi anni fa (Google ha una sua particolare “Hall of Fame”, stanza dei trofei, dove sono elencati i “One Billion Service”, cioè i servizi che hanno raggiunto – e magari superato – il Miliardo di utilizzatori). In una economia “normale“, chi dà servizi gratis non è destinato a durare più di tanto. E invece…

Pensate a Skype: regalando, di fatto il servizio di telefonia su IP, nonostante il suo fatturato fosse pochi centesimi ad utente, è stata comprata da Microsoft per un valore pari a oltre 100 $ / utente. La stessa cosa per Whatsapp, che addiruittura non fatturava nulla: acquistata da Facebook (anche loro danno un servizio gratuito) per circa 150 $/utente. OpenDNS: un servizio di DNS per il filtraggio dei siti, che per lo più era gratuito, acquistati da Cisco a multipli assurdi, sempre rispetto al fatturato.

Si dice: si fa per la pubblicità, più utenti ho, più posso vendere spazi pubblicitari. E, in ottica prospettica, è sicuramente vero. Ma io non credo che ci sarà mai un break-even (pareggio) puramente economico: troppi investimenti e introiti minimi. E allora? Credo che il ritorno sia da stimare su altre due piste.

La prima: quella finanziaria. Sapendo che tutto il mondo, prima o poi, finirà nell’online, gli investitori finanziari comprano sempre di più le azioni dell’economia digitale, per abbandonare quelle dell’economia tradizionale. Pensate ad esempio a Facebook: valore in borsa di quasi 500 miliardi di dollari, a fronte di un fatturato di neanche 27. Nell’economia reale questo non avrebbe senso. Ma ne esiste purtroppo un’altra, molto più insidiosa, e cioè che il potere di controllo che permettono questi colossi, giustifica qualsiasi azione, qualsiasi dumping, qualsisasi investimento.

Un esempio? Tutti sapete che se cercate su Google una parola che corrisponde ad un sito, di solito, quel sito appare nella prima pagina dei risultati. Ora, un tale in USA sta organizzando una marcia di protesta e ha creato una pagina, March on Google, che si trova all’indirizzo corrispondente:

Ma se fate la ricerca “march on google” su google stesso, quel sito non vi appare in prima pagina, come si vede:

Possiamo lamentarci? No. Se non siamo disposti a pagare, dobbiamo accontentarci di quello “che passa il convento”. Che ha il suo pieno diritto a fornirci quello che vuole (almeno però non pretendano di essere imparziali!). Come diceva Ezra Pound: “Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui“. E… aggiungo io: “Se non siamo disposti a mettere mano al portafoglio per quello in cui crediamo, o non vale niente quello in cui crediamo o non valiamo niente noi“.

Oltre 2000 anni fa Fedro l’aveva detto: non puoi avere pasti caldi senza rinunciare a qualcosa. E se quel qualcosa è la nostra libertà, forse dovremmo pensarci bene, prima!

“Un lupo a chiazze molto magro e affamato incontra nel bosco un cane allegro e grassottello. I due si mettono a passeggiare e il lupo gli chiede come mai sia così pasciuto e lindo, dato che lui si considera il predatore più temuto della zona, e il cane gli risponde che ha un buon padrone. Infatti il cane custodisce il portone ogni notte, per impedir che i ladri possano entrare nella nobile casa e il padrone ricompensa il suo fedele con abbondanti pasti. Il lupo meravigliato esprime il desiderio di volersi trovare in una situazione simile e il cane lo invita nella sua casa.

Camminando, il lupo si accorge che il cane ha la pelliccia del collo rovinata e gli chiede il motivo; l’altro risponde che ciò è a causa del collare che il padrone gli mette il giorno per rimanere in casa e gli toglie la notte per fare la guardia; ma cerca di rinfrancarlo ricordandogli i sontuosi servizi che il lupo riceverà. Ma il lupo offeso dichiara che preferisce mille volte andare a zonzo dove vuole, piuttosto che essere governato da qualcuno con collari e roba simile. Morale della favola: è più dolce essere liberi e poveri, che ben curati ma trattenuti”.

Articolo di Alberto Medici
Fonte: https://www.ingannati.it/2017/08/19/le-insidie-del-gratis/

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