Tragica Situazione delle Forze Armate e della Società USA, ma il Deep State continua ad essere Guerrafondaio

di Claudio Martinotti Doria

Dall’inizio dell’anno le Forze Armate USA hanno già avuto parecchie centinaia di diserzioni e suicidi (fenomeni in costante crescita) e il tasso di mortalità per malattie cardiache e degenerative, oltre che per malori improvvisi non meglio precisati, è triplicato nel periodo post-vaccinazioni anti-Covid.

Gli arruolamenti sono in forte calo, i giovani non hanno più alcuna intenzione di combattere per il proprio paese, sapendo che il rischio di ritrovarsi coinvolti in qualche conflitto bellico è molto elevato. Pare sia finito il tempo delle vacche grasse per l’Esercito USA quando poteva selezionare con estrema severità il personale, avendo a disposizione ogni anno centinaia di migliaia di docili e facilmente manipolabili giovani che si arruolavano perché privi di alternative, essendo disoccupati e senza prospettive professionali ed esistenziali, oppure immigrati cui si prometteva la cittadinanza americana dopo il congedo.

Occorre mettere nel conto anche la grave crisi di reputazione e prestigio delle Forze Armate USA in seguito alla débâcle in Siria e in Iraq, oltre a quella più recente ed eclatante in Afghanistan e quella che rischia di essere altrettanto grave in corso in Ucraina.

Aggiungiamoci per dovere d’informazione che sussiste un grave gap tecnologico militare nei confronti della Russia, che è molto in avanti in alcuni sistemi d’arma, in primis i missili ipersonici e i sistemi antiaerei.

Tanto per citare esempi concreti, i turchi hanno comprato il sistema antiaereo russo a lungo raggio S-400 provocando le ire funeste degli USA, e non sono i soli a comprarlo e lodarlo. In Siria per fermare i raid dei caccia israeliani pare che basti il retrodatato S-300, i russi dispongono già a livello operativo del successivo S-500 e stanno dedicandosi all’ S-1000.

Sui missili balistici intercontinentali ipersonici russi Sarmat avevo già scritto in precedenza, qui sintetizzo all’estremo: viaggiano oltre i 15mila km/h (fino a 20mila), non sono intercettabili né abbattibili, dispongono ciascuno di diverse testate che possono colpire obiettivi diversi in un ampio raggio d’azione.

Per farla breve, con quelli di cui la Russia dispone già in questo momento, sarebbe in grado in pochi minuti (se lanciati dai sottomarini nucleari presso le coste americane) di distruggere un’area delle dimensioni degli USA e del Canada e nessuno potrebbe impedirlo e neppure avrebbe il tempo di reagire.

Non stupiamoci quindi se gli USA ultimamente le guerre preferiscono farle combattere per procura, nel nostro caso fino all’ultimo ucraino, oppure tramite gruppi paramilitari, anche terroristici o neonazisti (prodotti made in USA), o tramite i contractors, cioè mercenari a 2000 dollari al giorno, cioè 60mila dollari al mese, sempre che arrivino vivi a fine mese. Nel caso ucraino ne sono già morti a centinaia, altre centinaia hanno già disdetto il contratto d’ingaggio dopo alcuni giorni di permanenza (come puoi spendere così tanti soldi se sei morto?), soprattutto a causa dei bombardamenti di precisione russi, che devono aver fatto intendere loro cosa sia una vera guerra.

Gli USA e la NATO non sono stati mai così deboli, ed è forse questo il motivo che li induce fare la voce grossa e risultare così aggressivi, facendo combattere altri al posto loro. I loro avversari (non per scelta ma perché costretti), la Russia e la Cina e in terza posizione anche l’Iran, lo sanno benissimo; il bluff inganna solo i disinformati non certo i servizi d’intelligence russi e cinesi, che sono perfettamente informati sulle effettive condizioni in cui versano le Forze Armate USA e NATO.

Non mi sorprenderebbe che la Cina, approfittando di questa palese debolezza degli USA (che non li rende meno pericolosi, a causa di possibili colpi di coda), sferrasse un colpo di mano su Taiwan per riprenderne il controllo, sulla scia di quanto fatto dai russi in Ucraina. Il presidente burattino rimbambito Biden sbraiterebbe come un folle delirante emettendo delle flatulenze incontrollate, ben sapendo che nessuno lo considera il vero comandante in capo e i suoi eventuali ordini rischierebbero di non venire neppure eseguiti.

Questa è la situazione negli USA: ci sono conflitti interni nella leadership senza nessuna pietà e a tutti i livelli, e ha del miracoloso che finora non sia scoppiata una guerra civile, altro che muovere guerra all’esterno, la guerra la rischiano sul loro territorio, con diversi stati della federazione che stanno seriamente pensando alla secessione e sono in guerra legale e istituzionale permanente con il governo federale, vedasi ad esempio la Florida e il Texas, il secondo e il terzo stato per popolazione negli USA.

Come palliativo alle loro difficoltà e per dissimularle, oltre che per distogliere l’opinione pubblica dagli scandali inerenti il coinvolgimento della famiglia Biden in loschi affari e nel finanziamento e gestione di laboratori per la produzione di armi biologiche in Ucraina, gli USA ricorrono a forniture esasperate di armi agli ucraini, che nella maggioranza dei casi non pervengono neppure al fronte, perché vengono intercettate dai russi con bombardamenti mirati ai depositi e ai vettori, oppure vengono catturate dalle forze armate russe e consegnate ai combattenti donbassiani di Donec’k e Luhans’k, o peggio ancora vengono rivendute dagli oligarchi ucraini corrotti. Armi pagate dai contribuenti occidentali ovviamente, per l’arricchimento dell’apparato industriale militare americano e di alcuni “compagni di merende”, soprattutto anglosassoni, non a caso infatti la perfida Albione è tra i paesi più agguerriti guerrafondai contro la Russia.

La guerra in Ucraina gli USA e la NATO la stanno vincendo solo sul fronte della propaganda, perché controllano tutti i media mainstream occidentali che pubblicano le veline che gli vengono passate dagli uffici stampa della NATO e dei servizi di intelligence militare, con mistificazioni e menzogne talmente inverosimili e di tale basso profilo intellettuale che la loro credibilità dura soltanto alcuni giorni o addirittura poche ore per poi venire smentite dai fatti circostanziati e innegabili.

I fatti rivelano che mentre prima dell’inizio del conflitto i donbassiani filorussi controllavano solo il 35% dei due oblast’ di Donec’k e Luhans’k che costituiscono la regione del Donbass, ora ne controllano il 95% e i russi hanno occupato interamente altri due oblast’ del sud dell’Ucraina sulle coste del Mar Nero e una notevole porzione di altre due nell’entroterra, in totale stanno controllando oltre il 20% dell’intero territorio ucraino. Inoltre, da mesi dispongono del totale controllo aereo e sono in grado di colpire con una precisione di 1 metro qualsiasi punto dell’Ucraina con i loro missili e i loro aerei.

Le truppe ucraine sono costituite ormai per la stragrande maggioranza da reclute e milizie territoriali, arruolate con la forza per sostituire le pesanti perdite subite dai veterani e forze d’élite (quasi tutte neonaziste), di conseguenza sono demotivate e meno militarmente preparate, e sotto al fuoco serrato dell’artiglieria russa resistono ben poco e si arrendono alla prima occasione. Soprattutto dopo aver visto che i loro comandanti uccidono i loro compagni che si sono rifiutati di eseguire gli ordini o hanno tentato di disertare. L’impatto della realtà del fronte rispetto alle fandonie propagandistiche propalate dai loro comandi e dai media asserviti, li lascia sgomenti e li induce a cercare un modo per sopravvivere, rinunciando a combattere.

Inoltre si ritrovano immobilizzati nelle trincee fortificate, rivolte verso il Donbass, peccato che le truppe russe e donbassiane, applicando la loro classica strategia militare li accerchino chiudendoli in sacche, e poi attacchino le trincee d’infilata. Non ricevendo rifornimenti e rinforzi, condizioni basilari per continuare a combattere, senza acqua viveri e munizioni dopo pochi giorni i soldati ucraini sono costretti ad arrendersi a decine di migliaia.

I loro comandanti non possono ordinare ritirate strategiche perché i loro veri dominatori, gli USA e la NATO, cioè gli anglosassoni, glielo impediscono, per motivi propagandistici e di tenuta del sistema. E in ogni caso una volta che sei chiuso in una sacca puoi solo morire o arrenderti, ogni ritirata è impedita.

In queste condizioni le menzogne propagandistiche dei comandi ucraini e dei media occidentali non possono coprire a lungo una sconfitta sul campo, altrimenti si rischia di imitare il ministro della difesa di Saddam Hussein che dichiarava in tv che la situazione era sotto controllo e i soldati iracheni stavano vincendo la guerra, mentre dietro di lui sullo schermo tv si vedevano i carri armati USA che stavano circolando per la capitale Bagdad.

Anche la guerra economica e finanziaria alla Russia è fallita ottenendo il risultato contrario, la Russia si è rinforzata incassando più denaro di prima dall’Estero ed è più coesa socialmente (quasi l’80% della popolazione russa approva l’operato del presidente Putin, sondaggio eseguito da un’agenzia invisa al Cremlino in quanto ritenuta filo-occidentale), il rublo si è valorizzato del 20% dall’inizio dell’anno ed è più che raddoppiato sul dollaro dall’inizio del conflitto in Ucraina.

La Russia ha altresì aumentato la sua sfera d’influenza non solo in Asia ma anche in Africa e Sudamerica, sono infatti decine i paesi che si sono rifiutati di applicare le sanzioni e hanno intrapreso scambi commerciali con la Russia. Gli unici che hanno subito gravi danni dalle sanzioni alla Russia sono stati i paesi dell’UE, Germania e Italia in primis, che pagheranno caro il servilismo autolesionistico di stampo coloniale nei confronti degli USA.

A questo punto è legittimo chiedersi se gli USA sono ancora in grado di imbroccarne una giusta di scelta strategica e geopolitica, o se riescono a fare solo danni, anche alla propria popolazione. Peggio di loro fanno solo i paesi europei che pare facciano a gara di stupidità e masochismo, manifestando un grave scollamento sia nella percezione della realtà che delle esigenze e desiderata della propria popolazione, che non approva affatto le scelte che vengono fatte sulle loro teste.

È difficile a memoria umana individuare un’altra epoca in cui i ruoli politici siano stati attribuiti a individui, uomini e donne, di così manifesta stupidità, incompetenza e ignoranza. Frutto probabilmente di una formazione similare da loro ricevuta in qualche scuola o think tank del World Economic Forum di Davos et similia.

La situazione è grave, inutile negarlo, meglio informarsi seriamente, soffrire psicologicamente e prepararsi pragmaticamente, che vivere impotenti sopraffatti dalla paura artatamente indotta guardando le menzogne propinate dalla televisione.

Articolo del Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria – Email: claudio@gc-colibri.com 

Fonte: http://www.cavalieredimonferrato.it/

LA GLOBALIZZAZIONE DELLA NATO
Guerre imperialiste e globalizzazioni armate
di Mahdi Darius Nazemroaya

La Globalizzazione della Nato

Guerre imperialiste e globalizzazioni armate

di Mahdi Darius Nazemroaya

"Questo libro è obbligatorio da leggere per coloro che si sono impegnati a invertire la rotta della guerra e della conquista imperialista da parte della più imponente macchina bellica del mondo" Michel Chossudovsky - Direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione

Originata dalla Guerra Fredda, l’esistenza della North Atlantic Treaty Organization era giustificata quale argine di difesa nei confronti di ogni minaccia sovietica nei confronti dell’Europa Occidentale.

Tale ragion d’essere è da lungo tempo svanita con il collasso dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda. Nonostante ciò la NATO ha continuato a espandersi senza sosta proprio verso Est, in direzione del suo antico nemico.

La Jugoslavia in particolare ha costituito un punto di svolta per l’Alleanza Atlantica e il suo mandato. L’organizzazione ha mutato il proprio quadro strategico da difensivo in offensivo sotto il pretesto dell’umanitarismo.

Proprio partendo dalla Jugoslavia la NATO ha intrapreso il proprio cammino verso la globalizzazione, andando a interessare un’area di operazioni più estesa al di fuori del continente europeo.

Assurta via via sempre più a simbolo del militarismo statunitense e della diplomazia dei missili, la NATO ha agito come braccio del Pentagono ed è stata dislocata nelle zone di combattimento dove sono stati impegnati gli Stati Uniti e i loro alleati.

Dov’è finito l’originario scopo difensivo per cui la NATO è stata creata?
Quali sono i progetti occulti che sottendono a questa organizzazione?

Scopri la Globalizzazione della Nato,
tra Guerra imperialista e colonizzazione armata

Indice

Ringraziamenti

Prefazione. Le avvertenze di un consigliere del Segretario generale dell'ONU, di Denis J. Halliday

1 Uno sguardo d'insieme sull'espansionismo della NATO: prometeismo?
2 L'UE, l'espansionismo della NATO e il Partenariato per la Pace
3 La Jugoslavia e la reinvenzione della NATO
4 La NATO in Afghanistan
5 Il Dialogo Mediterraneo (DM) della NATO
6 La NATO nel Golfo Persico. L'Iniziativa per la sicurezza nel Golfo
7 La penetrazione nello spazio postsovietico
8 La NATO e gli alti mari. Il controllo delle rotte marittime strategiche
9 Il progetto dello scudo missilistico globale
10 La NATO e l'Africa
11 La militarizzazione del Giappone e dell'Asia-Pacifico
12 L'avanzata nel cuore dell'Eurasia: l'accerchiamento di Russia, Cina e Iran
13 Le controalleanze eurasiatiche
14 La NATO e il Levante: Libano e Siria
15 L'America e la NATO rapportati con Roma e gli alleati peninsulari
16 Militarizzazione globale: alle porte della terza guerra mondiale?

Note
Appendice. La strada per Mosca passa da Kiev

Fonti delle Illustrazioni

La NATO in Afghanistan - Anteprima di "La Globalizzazione della Nato"

La collocazione dell’Afghanistan ha sempre avuto un particolare significato.

Questa Nazione priva di sbocchi sul mare si trova esattamente in una posizione mediana all’incrocio tra Asia centrale, subcontinente indiano e Medio Oriente. Il Paese è importante per diverse ragioni geo-strategiche ed economiche.

Per prima cosa, l’Afghanistan costituisce uno snodo geo-strategico che va a lambire l’Iran, la ex Unione Sovietica e la Cina, rendendolo parecchio appetibile. Nel corso della sua intera storia quest’area geografica è servita da cuscinetto tra Iran, India e Cina. Più tardi, dopo essersi reso indipendente dall’Iran, l’Afghanistan ha rivestito la stessa funzione tra l’Iran, la Russia (e poi l’URSS) e l’India, a quel tempo ancora sottoposta al dominio coloniale britannico, successivamente divisa tra Repubblica dell’India e Pakistan. L’Afghanistan è il luogo ideale per inserire un cuneo tra le grandi potenze eurasiatiche e per stabilire una presenza militare permanente da cui lanciare future operazioni in tutto il continente.

In secondo luogo, esso rappresenta la porta di ingresso ai Paesi dell’Asia centrale ricchi di materie prime, che permette di bypassare i territori dell’Iran, della Federazione russa e della Cina. Ciò costituisce un fattore di notevole importanza poiché consente a forze extra-regionali come Stati Uniti o Gran Bretagna di usare questo Paese allo scopo di aggirare tali potenze rivali della regione. Per anni uno dei progetti più importanti per Washington e le sue corporation è stato un corridoio energetico che passasse in territorio pakistano e afgano, partendo dai campi petroliferi e dalle riserve di gas naturale dell’Asia centrale.

Le missioni di combattimento della NATO si sono concentrate in gran parte nel sudovest e nel nord-ovest dell’Afghanistan, proprio dove era stato progettato il percorso di una pipeline strategica che trasportasse petrolio e gas naturale dall’Asia centrale fino all’Oceano Indiano. Prima dell’11 settembre 2001 Washington era stata coinvolta in negoziati infruttuosi col governo talebano al fine di garantire la sicurezza per questo corridoio energetico in progettazione.

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