Il Potere Personale come chiave per il Cambiamento

Uno dei mali più grossi del momento che stiamo vivendo è il primato ell’efficientismo. È in nome dell’efficientismo, ad esempio, che lo Stato impone tasse sempre più pesanti ai suoi cittadini; l’efficientismo del dover far quadrare i conti ed i bilanci, del dover far rispettare leggi indipendentemente dal significato, dalla reale utilità e dalle conseguenze che tali leggi possono produrre.

In tal modo, secondo la logica dell’efficientismo, nessuno è più responsabile delle proprie azioni. Tutti sono dei semplici esecutori, occupati a far rispettare regole e provvedimenti che qualcun altro ha deciso; non è lo Stato, ad esempio, che decide in prima persona ciò che accade ai suoi cittadini e quindi, non si ritiene nemmeno responsabile, in quanto si limita ad applicare indicazioni e parametri imposti da organismi superiori e sovraordinati (l’Europa, l’Onu ecc).

Le principali conseguenze di questo meccanismo sono la deresponsabilizzazione e la perdita di potere, il che significa che anche chi occupa posizioni e ruoli di rilievo (di potere) non ha più alcun potere reale sul suo operato. Il vero potere, infatti, non è legato a un qualche tipo di riconoscimento formale ma è un attributo personale, e coincide con la percezione della propria capacità di influenzare le cose e poter cambiare se stessi e le proprie circostanze esterne.

Pensiamo, ad esempio, all’impiegato dello sportello a cui ci rivolgiamo per sbrigare delle pratiche, o all’insegnante o anche al medico; schiacciati dalle incombenze burocratiche, rischiano di perdere di vista il senso del loro lavoro come servizio, che ha come obiettivo primario la soddisfazione della persona e dei suoi bisogni. Prioritario, invece, diventa il rispetto delle procedure ad ogni costo, il rispondere a criteri di efficientismo e di burocrazia, perseguendo obiettivi di risultato; le persone diventano dei numeri, pratiche chiuse con successo o ancora da evadere, studenti nella norma o “problematici”, casi risolti o malattie incurabili.

Questa ricerca esasperata e sempre più diffusa dell’efficientismo crea una ‘massa critica’ che finisce per travolgere l’individualità del singolo, alimentando nelle persone una percezione di perdita di potere e un senso di sfiducia e d’impotenza.

Cos’è la ‘massa critica’? Semplicemente un insieme di pensieri, convinzioni e prassi consolidate e sedimentate nel tempo, al punto tale da diventare patrimonio collettivo e condizionare l’atteggiamento mentale e il comportamento della massa delle persone, indipendentemente dal fatto che ne siano consapevoli.

Un fenomeno socio-economico indotto dall’alto arriva così a condizionare milioni di persone. Per svincolarci da questo enorme processo manipolatorio, che del resto è la causa principale della nostra insoddisfazione e infelicità, è quindi necessario riprenderci il nostro potere personale, uscendo dagli schemi e dai condizionamenti limitanti che la cultura e i mass-media ci propongono. Come? Come primo passo, semplicemente riappropriandoci di ciò che è già nostro, ovvero recuperando la consapevolezza (perduta) del nostro potere, della nostra grandezza e delle potenzialità che sono in noi.

Questo richiede un cambio di prospettiva, capovolgendo l’idea che abbiamo del potere, il modo in cui ce lo rappresentiamo. Immaginiamo un’orchestra col suo direttore. A prima vista, o perlomeno secondo i filtri attraverso cui siamo abituati a vedere le cose, si potrebbe pensare che il direttore è la persona che ha maggior potere di tutti; ma cosa succederebbe se mentre il direttore alza la bacchetta e comanda di iniziare a suonare nessuno dei musicisti lo facesse? Il ruolo del direttore diventerebbe improvvisamente inutile e il suo presunto potere svanirebbe nel nulla.

Chi dunque detiene realmente il potere e la capacità di decidere e di influenzare ciò che gli accade intorno? Il singolo musicista, naturalmente e, fuor di metafora, ognuno di noi, a patto che sia disposto ad accettarlo e a riconoscerselo.

In tal senso niente e nessuno ha potere su di noi se non siamo noi stessi a darglielo.

La portata di questa affermazione è rivoluzionaria in quanto ci restituisce responsabilità e potere laddove tutto tende a togliercelo: pensiamo al sistema sanitario che ci vede pazienti passivi e dipendenti dalle cure che qualcuno ha deciso per noi, nonostante le recenti scoperte delle scienze mediche confermino la naturale capacità d’auto-guarigione del nostro corpo; pensiamo al contesto politico e socio-economico che decide per noi e ci considera semplici risorse da sfruttare quando invece potremmo essere protagonisti della nostra vita e artefici del nostro destino.

Per non parlare del sistema della salute mentale, che considera la tristezza e il disagio psicologico come una conseguenza dei geni ereditati; il che significa che non ci resta che soffrire a denti stretti, quando invece ogni persona ha in sé la capacità (il potere) di uscire dalla propria situazione di sofferenza semplicemente riscoprendo e imparando ad utilizzare le proprie risorse e potenzialità interiori.

Articolo del dott. S. Falcini (www.stefanofalcini.com) per Anticorpi.info

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Risultato dal lavoro congiunto di Giorgio Nardone e di Paul Watzlawick, questo volume presenta in forma sistematica il modello di terapia breve per la soluzione di problemi psicologici specifici.

L'approccio strategico alla psicoterapia, ossia la moderna evoluzione della terapia sistemica in simbiosi con l'ipnoterapia di Milton Erickson, rappresenta una prospettiva rivoluzionaria rispetto alle forme convenzionali di intervento psicoterapeutico.

Si tratta di un modello teorico e operativo per la soluzione in tempi brevi dei problemi individuali, di coppia e di famiglia, applicabile anche a contesti interpersonali più ampi, e non solo clinici.

"Come nel gioco degli scacchi esistono particolari combinazioni di mosse nei confronti di una determinata apertura dell'avversario, nella Terapia esistono particolari programmi di strategia per specifici tipi di problemi presentati dai pazienti. Così come esistono in ambedue i "giochi" - gli scacchi e la Terapia - particolari strategie con cui reagire alle mosse dell'avversario, mosse e contromosse. Ma spesso la creatività dei giocatore/terapeuta deve modificare il sistema di mosse prevedibile, per trovare nuove, inaspettate, ed apparentemente illogiche, soluzioni strategiche vincenti all'interno dell'infinita gamma di combinazioni possibili in una interazione comunicativa tra due o più persone, in modo tale che la complessità del gioco e la gamma delle possibilità si amplifica e diviene enorme."

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