Gabrielli e Draghi: la Dittatura è servita!

di Giuliano Castellino

Il Capo della Polizia, Gabrielli e l’uomo dei poteri forti finanziari Draghi, dichiarano che la vecchia normalità non esisterà più.

Mario Draghi, ricette di buon senso inascoltate a Roma come in ...

Le leggi repressive e liberticide anti Covid sono il nuovo modello. Bavagli, distanziamenti ed arresti di massa verranno imposti a colpi di austerità, manganelli e Tso.

Ormai gli uomini del potere hanno tirato giù la maschera e se fino a qualche anno fa operavano con più discrezione, nascosti nell’ombra, oggi, arroganti e spavaldi come non mai, non nascondono più i loro piani diabolici.

Tutti i giornali hanno commentato l’intervento di qualche giorno fa di Mario Draghi al Meeting di CL; varie le letture, ma le parole di uno dei sacerdoti del Nuovo Ordine Mondiale Sanitario, dai più designato come l’erede di “Giuseppi” Conte, non hanno lasciato dubbi sul futuro dell’Italia.

In mezzo alle ipocrite dichiarazioni di sostegno ai giovani e al loro futuro, gravemente compromesso dal Covid, Draghi ha detto: “Dobbiamo accettare l’inevitabilità del cambiamento con realismo e, almeno finché non sarà trovato un rimedio, dobbiamo adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche”.

Insomma, senza troppi giri di parole, “mister Britannia” ci dice che lockdown, mascherine, multe, arresti di massa e distanziamento vanno accettati come fossero la “nuova normalità”. Una delle punte di diamante del Nuovo Ordine Mondiale detta definitivamente l’agenda della politica italiana.

D’altronde, nei giorni scorsi, un altro campione del sistema, il Capo della Polizia, Gabrielli, aveva dichiarato praticamente le stesse cose. Parole che, pronunciate da colui che ha il potere sull’ordine pubblico hanno fatto venire la pelle d’oca.

Ormai è palese: la libertà sarà un miraggio. Il futuro? Un mondo dominato dalla dittatura terapeutica che troverà sempre nuove, ed inesistenti, emergenze sanitarie per giustificare la sua oppressione. Almeno fino a quando i popoli accetteranno tutto questo senza ribellarsi. Per ora la resistenza è capeggiata da Trump, sostenuto da Boris Johnson e timidamente anche da Putin.

Fuochi di rivolta sono stati accesi a Berlino, Madrid e Varsavia, i popoli iniziano ad organizzarsi ed opporsi alle nuove tirannie. Il 5 settembre sarà la volta di Roma, sarà una giornata di mobilitazione totale, che vedrà il raduno di movimenti, associazioni, gruppi e semplici cittadini che da mesi si stanno opponendo alla dittatura italiana. Un appuntamento importante, forse decisivo per le sorti presenti e future della nostra Italia.

Articolo di Giuliano Castellino

Fonte: https://www.litaliamensile.it/post/gabrielli-e-draghi-la-dittatura-%C3%A8-servita

EBOOK - LA VOLONTà DI POTENZA
di Friedrich Nietzsche

eBook - La Volontà di Potenza

di Friedrich Nietzsche

Il concetto, mutuato probabilmente da Spinoza e da alcuni saggi di Emerson, come Potenza,  viene menzionato per la prima volta da Nietzsche in così parlò Zarathustra, per poi essere ripreso, almeno a margine, in quasi tutte le sue opere successive.

Esso riecheggia inoltre la centralità della volontà nella filosofia di Schopenhauer, dove era intesa come volontà di vivere che si afferma al di là e al di sopra di ogni rappresentazione, nei singoli viventi, e che andava convertita in noluntas, o non-volontà, mediante una sorta di percorso ascetico ispirato allo spiritualismo orientale. Tuttavia la volontà di vivere di Schopenhauer era un'essenza trascendente come la cosa in sé di Kant, mentre la volontà di potenza è un principio del tutto immanente.

La volontà di potenza è per Nietzsche la volontà che vuole se stessa, è cioè una volontà impersonale intesa come perpetuo rinnovamento dei propri valori; questa concezione sposa perfettamente il prospettivismo nietzschiano (da non confondersi con il relativismo), secondo cui l'Uomo deve continuamente aggiornare il suo punto di vista e mai fissarsi su una presunta verità definitiva.

La volontà di potenza non si afferma dunque come desiderio concreto di uno o più oggetti specifici, ma come pulsione infinita di rinnovamento. È evidente in tal senso il nesso profondo che lega il tema della volontà di potenza con quello dell'oltreuomo e dell'eterno ritorno: è caratteristico dell'oltreuomo, infatti, poter assumere su di sé con leggerezza tutto il peso di questa volontà creatrice, accettando e affermando l'inesorabile ripetizione dell'attimo creativo, che soggiace alla teoria dell'eterno ritorno.

Presentiamo tradotta, per la prima volta in italiano, l'opera che Nietzsche vagheggiò per anni come esposizione organica e compiuta della sua dottrina, e che lasciò soltanto abbozzata in una quantità di note dal 1882 al sopraggiungere della malattia.

La presente traduzione è condotta sull'ultima recente edizione che è la prima in cui l'opera si presenta con unità e compiutezza di libro, essendosi lo studioso che l'ha curata preoccupato di ordinare il materiale secondo il piano fissato da Nietzsche stesso in una nota del marzo 1887, e di trascegliere nel caos delle note quanto si coordina in esposizione unitaria della dottrina fondamentale di Nietzsche.

Doveva essere, fin da quando scriveva il “Zaratustra” e segnava le prime note, il capolavoro in prosa, l'opera complessiva e fondamentale: “qualcosa di immenso e portentoso”. Doveva essere l'esposizione della sua visione del mondo intorno a quella che ne era divenuta l'idea centrale: la volontà di potenza.

Doveva essere l'opera d'arte — da cui non si può pensare scompagnato il pensiero di Nietzsche: anche qui la più vagheggiata: “come introduzione: la cupa solitudine della campagna romana. La pazienza nell'incertezza. La mia opera deve contenere un giudizio complessivo sul nostro secolo, su tutta la modernità, sulla raggiunta “civiltà”.

Ogni libro come una conquista, tasto — tempo lento — fino alla fine drammaticamente succinto, infine catastrofe e improvvisa liberazione”.

Fu l'opera dal destino più doloroso. Mutila, caotica, subì profanazione in una prima superficiale edizione piena di errori del 1901. Per i più fedeli cultori del pensiero di Nietzsche, per la sorella stessa di lui, l'edizione di “La volontà di potenza” rimase un problema pieno di difficoltà.

Dal 1906 il manoscritto è tutto fedelmente pubblicato con tutti gli inconvenienti del disordine, delle ripetizioni, dei fuor d'opera. Con questa edizione è raggiunto, con fedeltà nella scelta, nell'ordine e nell'interpretazione filosofica, anche il massimo accostamento alle esigenze dei lettori: quanto di meglio, date le tragiche vicende del lavoro, si è potuto fare per conservare l'essenza.

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