Come sono morto e… tornato indietro

Caro diario, quanto segue è estremamente personale. Non l’ho raccontato che a pochissimi. Ho deciso ora di condividerlo con tutti, in quanto il momento è maturo.

Attraversamento tunnel - esperienze pre morte

Il 3 Agosto 1985… era uno di quei giorni siciliani d’estate infinita. Stavo tornando dal mare. Il mio vecchio motorino di “settima mano” arrancava mentre si arrampicava per i paesini dell’Etna.

Mio cugino Marco, 15 anni, mio coetaneo si teneva aggrappato a me con la brezza estiva fra i capelli ricci. Tentavamo di raggiungere Via Grande, ma il vecchio mezzo surriscaldato non ce la faceva proprio. A un certo punto nella salita più difficile si spense. Decidemmo allora di prendere un altra strada, più lunga ma con meno salita. Tornammo indietro, lungo la piccola strada contornata dai muri a secco di pietra lavica. Fino all’incrocio.

Guardai a destra e sinistra. Non vedendo arrivare nessuno decisi di passare. Accelerai per arrivare dalla parte opposta della strada ma… il motorino si spense di nuovo. Vidi a quel punto un’automobile uscire dalla curva a velocità folle. Veniva verso di noi. Rimasi paralizzato, poi chiusi gli occhi sperando che ci evitasse. L’autista ci vide e frenò… lasciando circa 16 metri di gomme sull’asfalto. A qual punto il tempo sembrò rallentare. Il rombo dell’auto. Lo stridore dei freni. L’orrendo rumore dell’impatto.

Sedici metri di frenata. Nonostante questo, l’impatto fu devastante. La perizia certificò in seguito che l’automobile viaggiava a più di 100 Km orari. Marco fu lanciato in alto, poi ricadde sulla testa sfondando il parabrezza. Io invece fui lanciato lateralmente a 8-10 metri di distanza.

L’auto maciullò completamente la mia gamba sinistra. E mi lanciò in aria. Quando atterrai sulla parte destra entrambe le estremità si spezzarono. Poi rimasi li, come una bambola spezzata, per quattro ore! 

Il 4 di agosto in Sicilia non si muove nulla. Tutte le ambulanze erano “in ferie”. Sapete… un altro di quei casi di “mala sanità”. Nessuno osava muovermi, per timore di aggravare le mie condizioni. Continuavo a sanguinare, tutto l’asfalto era cosparso di sangue. Alla fine ne persi qualcosa come 4 litri.

Avevo 23 fratture esposte nella gamba sinistra, 12 nella gamba destra, il braccio destro spezzato. Avevo perduto più sangue di quanto un essere umano possegga. Quando l’ambulanza finalmente arrivò mi diedero per spacciato. Eppure sono qui a raccontarlo.

Mio cugino, invece, un ragazzino di soli 15 anni come me, aveva solo un polso spezzato. Ma la botta che aveva preso in testa si rivelò mortale. Lasciò il suo corpo fisico dopo cinque giorni di coma. Marco era un geniale fumettista. I suoi genitori, straziati dalla perdita dell’unico figlio avuto in tarda età, dedicarono il resto della loro vita allo stabilimento della “Fondazione Marco Montalbano” per il fumetto: http://www.fondazionemarcomontalbano.org/.

Passai settimane fra la vita e la morte. Subendo diverse operazioni. I medici non riuscivano a credere che rimanessi in vita. Eppure accadde. Il recupero durò più di un anno.

Durante tutto il tempo dell’incidente rimasi cosciente. A parte circa 10 minuti fra l’impatto e l’arrivo dei primi testimoni. Questi dieci minuti hanno cambiato la mia vita. E non solo.

Portali
Appena il corpo fisico di Giuseppe si schiantò sull’asfalto, la sua essenza fu separata da esso. Fu come risucchiata in un tunnel strettissimo, come una pallina in un tubo a vuoto. Era velocissimo. Avevo un forte senso di nausea e disorientamento, come quando si sta sulle montagne russe. A circa tre quarti del tunnel il viaggio vorticoso si fermò.
Non era un luogo particolare, sembrava un qualunque pezzo di un tunnel.

Lì iniziò il Giudizio. Una sequenza accelerata delle scene cruciali della mia vita, con la facoltà di comprendere con esattezza se esse fossero Giuste o meno. O meglio se avessi o meno fatto la scelta giusta. Non vi era un Dio a giudicarmi. Solo io che osservavo spassionatamente il risultato di quella esistenza.

In alcuni casi la Risposta era evidente, in altri sorprendente. Ma alla conclusione del processo le azioni Giuste pesavano sulla bilancia più di quelle sbagliate. Mica di tanto, eh… Mi ero perso un sacco di buone occasioni. Ma più del 50% di cose buone le avevo fatte.

Beh, avevo passato il Giudizio. Il viaggio lungo il tunnel continuò, fino ad arrivare alla sua conclusione, una specie di portale tondo da cui traboccava Luce. Sulla Soglia mi fermai. Fu il primo atto di volontà che avessi fatto da quando tutto questo era iniziato.

Sapevo che se avessi “messo piede” nella Luce non sarei più potuto tornare. Ma sapevo anche che non ero pronto per andare. Vi era un qualcosa che dovevo fare nel Mondo prima. Una precisa Missione che doveva essere assolta. Tornai così in quel corpo distrutto.

Questa non fu la fine della Storia… fu il suo Inizio e la mia Iniziazione…

 Fonte: corvide.blogspot.it

MORENDO HO RITROVATO ME STESSA
Viaggio dal cancro, alla premorte, alla guarigione - Con nuovo epilogo
di Anita Moorjani

Morendo ho Ritrovato Me Stessa

Viaggio dal cancro, alla premorte, alla guarigione - Con nuovo epilogo

di Anita Moorjani

Partendo dall'esperienza di premorte, Anita Moorjani condivide in modo toccante e con grande ispirazione tutto quello che ha imparato sulla malattia, sulla guarigione, sulla paura, sull'amore e sulla potenziale grandezza riposta in ciascuno di noi.

Se pensi che bisogna faticare e soffrire per avere una dimensione spirituale, allora non hai ancora capito di cosa si tratta.

Nata e cresciuta in una famiglia tradizionale hindu, fin da bambina Anita è stata condizionata dagli usi e costumi della cultura e della religione. Dopo anni di dure lotte per seguire il proprio cammino cercando di soddisfare le aspettative degli altri, una meravigliosa rivelazione l’ha portata a scoprire il potere creativo dell’universo e alla realizzazione di cose che non avrebbe mai creduto possibili.

Infatti, colpita dal cancro, dopo quattro anni di propagazione della malattia in tutto il corpo, Anita cadde in uno stato di prostrazione tale da accedere a una esperienza di premorte grazie alla quale ottenne la rivelazione del suo valore intrinseco in quanto essere umano... e scoprì anche la causa reale della malattia. Dopo aver ripreso conoscenza, le sue condizioni di salute migliorarono rapidamente e poté lasciare l’ospedale senza che ci fosse più alcuna traccia del cancro nel suo corpo!

Partendo dall’esperienza di premorte, Anita condivide in modo toccante e con grande ispirazione tutto quello che ha imparato sulla malattia, sulla guarigione, sulla paura, sull’amore e sulla potenziale grandezza riposta in ciascuno di noi. La sua storia demistifica la falsa credenza secondo cui per essere spirituali sia necessario compiere un percorso di privazione e sofferenza. La prospettiva di Anita è molto più coinvolgente e illuminata e offre a ciascuno la possibilità di essere se stesso.

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2 commenti

  1. tiziana perricone

    Ho conosciuto e frequentato per diversi anni i genitori di Marco Montalbano, per la cui Fondazione ho fatto un’Istallazione d’Arte anni fa. Il padre, Paolo, grande e rinomato pittore, è morto da qualche anno.
    Se n’è andato a causa dello sviluppo di un tumore improvviso allo stomaco nel giro di una settimana. Ho vegliato il suo corpo accompagnandolo spiritualmente durante lo stadio intermedio del post – mortem. Era sereno. Sono molto contenta di questo racconto di esperienza di pre – morte del nipote.

  2. Bellissimo.quello che spesso non capiamo è che con i nostri 5sensi percepiamo solo una piccolissima parte del universo intorno a noi.ci sono sicuramente entità e dimensioni nascoste ai nostri sensi.L errore è credere che quello che non vediamo non esiste.nel caso specifico è certo che quando il corpo muore, la nostra essenza o anima si trasferisce in un altra dimensione a noi ora sconosciuta

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