Carnevalata ONU: Arabia Saudita eletta alla commissione per i diritti delle donne!

In quel che resta dell’ONU, ormai è un continuo carnevale. L’Arabia Saudita è stata eletta alla ‘Commissione per i diritti delle donne delle Nazioni Unite’, provocando l’indignazione dei gruppi dei diritti umani.

Arabia Saudita eletta alla commissione per i diritti delle donneIl regno è ora uno dei 45 Paesi che siedono nel panel per “promuovere i diritti delle donne, documentare la realtà delle vite femminili in tutto il mondo e modellare le norme globali sulla parità di genere“.. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse invece da piangere!

Il regno islamico ultra-conservatore ha infatti una politica statale di segregazione tra uomini e donne. “Ogni donna saudita deve avere un tutore maschio che prenda tutte le decisioni al suo posto, controllando la vita di una donna dalla sua nascita fino alla morte”, ha dichiarato Hillel Neuer, direttore dell’UN Watch. “L’Arabia Saudita vieta alle donne perfino di guidare automobili.”

Almeno cinque Stati dell’UE hanno votato, con una votazione segreta, per i Sauditi! Il voto è stato accolto con calore da Helen Clark, ex amministratore del programma di sviluppo delle Nazioni Unite e primo ministro della Nuova Zelanda. Alla domanda sull’elezione dei Sauditi alla commissione, su Twitter, Clark ha vaneggiato: “È importante sostenere chi lavora per il cambiamento. Le cose stanno cambiando, ma lentamente”.

A marzo, l’Arabia Saudita ha lanciato la sua prima riunione del consiglio delle ragazze, con foto pubblicitarie che mostrano 13 uomini sul palco e nessuna donna. Gli organizzatori hanno dichiarato che le donne erano coinvolte nell’evento, ma che erano state obbligate a sedersi in una stanza separata.

Il Global Gender Gap del 2015 ha classificato l’Arabia Saudita 134a su 145 paesi per la parità di genere. È l’unico paese al mondo dove le donne non possono guidare e non possono ottenere una patente di guida. L’Arabia Saudita, paese in cui il Regno Unito esporta più armi in ssoluto, è già al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.

Fonte: http://www.imolaoggi.it/2017/04/24/carnevalata-onu-arabia-saudita-eletta-alla-commissione-per-i-diritti-delle-donne/

2084. LA FINE DEL MONDO
di Boualem Sansal

2084. La Fine del Mondo

di Boualem Sansal

Nell'Abistan – un impero cosí vasto da coprire buona parte del mondo – 2084 è una data presente ovunque, stampata nel cervello di ognuno, pronunciata in ogni discorso, impressa sui cartelli commemorativi affissi accanto alle vestigia dello Shar, la Grande Guerra santa contro i makuf, i propagandisti della "Grande Miscredenza".

Nessuno sa a che cosa corrisponda davvero quella data. Qualcuno dice che ha a che fare con l'inizio del conflitto, altri con un suo particolare episodio. Altri ancora che riguardi l'anno di nascita di Abi, il Delegato di Yölah, oppure il giorno in cui Abi fu illuminato dalla luce divina, al compimento del suo cinquantesimo anno di età. In ogni caso, è da allora che l'immenso paese, che era detto semplicemente il "paese dei credenti", fu chiamato Abistan, il mondo in cui ci si sottomette gioiosamente alla volontà di Yölah e del suo rappresentante in terra, il profeta Abi.

La Grande Guerra santa è stata lunga e terribile. Le sue tracce sono religiosamente conservate: edifici sventrati, muri crivellati, interi quartieri sepolti sotto le macerie, enormi crateri trasformati in immondezzai fumanti. Tuttavia, l'armonia piú totale regna ora nelle terre dell'Abistan. Nessuno dubita delle autorità – gli Onorevoli e gli Adepti della Giusta Fraternità e i membri dell'Apparato – cosí come nessuno dubita che Yölah abbia offerto ad Abi di imprimere un nuovo inizio alla storia dell'umanità. L'abilang, una nuova lingua, ha soppiantato tutte le lingue precedenti, considerate stolti idiomi di non-credenti. Le date, il calendario, l'intera storia passata dell'umanità non hanno ormai piú alcuna importanza e senso nella Nuova Era, e tutto è nella mano di Yölah. Yölah sa le cose, decide del loro significato e istruisce chi vuole. Agli uomini non resta che "morire per vivere felici", come recita il motto dell'esercito abistano.

Perché, però, dubbi e sospetti si insinuano nella mente del trentacinquenne Ati al ritorno a Qodsabad, la capitale dell'impero, dopo anni trascorsi in un sanatorio arroccato su una montagna? Perché nel suo cuore si fa strada la tentazione di attraversare la Frontiera, al di là della quale, si dice, vivano i Rinnegati, i makuf, i propagandisti della Grande Miscredenza capaci di tutto?

Ispirato alla celebre opera di George Orwell 1984, "2084. La fine del mondo" narra di un mondo futuro dove tutti gli incubi del presente sembrano realizzati nella forma di una feroce teocrazia totalitaria.

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