Produttività del lavoro e “liretta”. La Distruzione pianificata dell’Italia

di Thomas Fazi 

Il Prof. Lucio Baccaro parla della crescita della produttività del lavoro in Italia rispetto alla Germania: con la “liretta” la produttività nel settore manifatturiero è cresciuta molto più rapidamente in Italia che in Germania fino al 1995, per poi collassare.

Cosa sarà mai successo alla metà degli anni Novanta per determinare un’inversione così drastica? Quelli sono ovviamente gli anni della radicale riconfigurazione del nostro assetto economico-istituzionale, conseguente all’adesione dell’Italia alla sovrastruttura economica europea (post-Maastricht) e alle varie (contro)riforme regressive ad essa associate: fissaggio del tasso di cambio (perdita di fatto della sovranità monetaria), deregolamentazione/precarizzazione del mercato del lavoro, compressione dei salari, politiche fiscali restrittive e privatizzazione della grande industria pubblica.

In pratica tutte le “riforme” che avrebbero dovuto renderci più “forti” e più “competitivi” hanno avuto l’effetto diametralmente opposto: la deindustrializzazione e “mezzogiornificazione” dell’Italia – a beneficio soprattutto della Germania – e la retrocessione del nostro paese a un ruolo fortemente subordinato all’interno della gerarchia di potere europea.

Tutto ciò era facilmente prevedibile (…ed infatti era stato previsto da numerosi politici ed economisti). Ma fu fatto lo stesso, perché l’obiettivo non è mai stato quello di rendere l’Italia più forte, quanto quello di “spezzare le reni” ai lavoratori italiani ed espropriare la collettivita di tutta una serie di beni pubblici.

In pratica, le nostre classi dominanti hanno sacrificato il sistema-paese stesso sull’altare della loro guerra di classe. Ecco perché oggi salvare l’Italia – partendo dal recupero della sovranità monetaria e delle leve di politica economica – vuol dire anche e soprattutto combattere il nemico interno: le oligarchie neocoloniali che hanno svenduto il paese.

Articolo di Thomas Fazi 

Rivisto da Conoscenzealconfine.it

Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-produttivit_del_lavoro_e_liretta_la_distruzione_pianificata_dellitalia_in_un_grafico/33535_34892/

TRADITORI AL GOVERNO
Artefici, complici e strategie della nostra rovina
di Marco Della Luna

Traditori al Governo

Artefici, complici e strategie della nostra rovina

di Marco Della Luna

Servilmente, l'Italia si adatta a vivere per pagare gli interessi ai creditori, a tempo indeterminato. Sin dagli anni Settanta, è una storia di incompetenze ed errori clamorosi oppure di tradimenti e strategie verticistiche, che producono danni per l'Italia con paralleli vantaggi economici e politici per Germania, Francia e, in generale, i capitali dominanti. Ma erano davvero errori? E chi dobbiamo ringraziare?

Lo schema si ripete: un provvedimento, una riforma, un trattato "sbagliato", preparato da un abile battage ideologico, genera, alla lunga, effetti destabilizzanti, che causano una crisi, alla quale si rimedia con nuovi interventi (comprese le cessioni di sovranità), che coprono i sintomi nel breve, aggravando al contempo i mali strutturali, fino a causare la successiva emergenza, finché tutte le decisioni divengono obbligate, "senza alternativa"

Le tappe più salienti: il serpente monetario degli anni Settanta, il divorzio di Bankitalia dal Tesoro nel 1983, lo SME e la folle gestione della sua crisi nel 1992, con la privatizzazione delle imprese statali e delle Banche di Diritto Pubblico incluso il controllo privato della Banca d'Italia, e poi Maastricht e i suoi vincoli recessivi, l'Euro prematuro e la sua pseudo banca centrale, il "fiscal compact", il MES (meccanismo Europeo di Stabilità) ... ogni volta si dà qualcosa di più e, contrariamente alle promesse, si rimane meno liberi, più instabili, più dipendenti.

Analizzando la situazione, troviamo che all'Italia, dietro la facciata europea, viene applicato il medesimo schema, basato sull'indebitamento guidato e la perdita di sovranità, che il capitalismo USA ha sempre applicato per assicurarsi, a basso costo, le risorse naturali e umane, nonché il controllo politico, di molti Paesi della sua area di influenza, sotto la bandiera della libertà e di un molto asimmetrico liberismo commerciale.

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