“Kuzu”, la radice amica dello stomaco

La soluzione “verde” per bruciore gastrico, reflusso ed ernia iatale.

Nei cambi di stagione lo stomaco si fa sentire. Usiamogli un occhio di riguardo. Ascoltiamolo e diamogli i rimedi giusti. È facile prendere un antiacido, una pasticca per il mal di stomaco, un gastroprotettore, ma purtroppo, spesso, anche questi medicinali specifici, possono contribuire ad aggravare il problema che vorremmo risolvere.

“Scegliamo invece soluzioni verdi che non interferiscono con il fisiologico processo digestivo, ma stimolano il corpo a riequilibrarsi in modo naturale” raccomanda la naturopata Monica Bertoletti (“Naturalmente sani”, alias Monique Bert, ideatrice del gruppo fb “Medicina Evolutiva, Naturopatia e Detox” e coautrice “Tiroide Approccio Evolutivo”, gruppo fb creato dal dr. Andrea Luchi).

Effetto tampone sullo stomaco

Da sempre utilizzato nella medicina tradizionale e in erboristeria, il “kuzu” può essere un valido rimedio naturale per lo stomaco e altre patologie. Ma come si usa e quali sono i suoi specifici effetti?

Si usano le radici di uno splendido fiore viola blu, da cui si estrae un particolare amido che viene facilmente digerito dallo stomaco e assorbito dall’intestino. Il composto pare contenga alte concentrazioni di isoflavoni come la daidzeina, un antinfiammatorio, antimicotico e antitumorale naturale. La fecola poc’anzi citata ha un forte effetto alcalinizzante, ovvero previene l’acidosi soprattutto a livello di sangue e dei succhi gastrici.

Utilizzato nella cucina giapponese come addensante e vellutante per zuppe, minestre e passati di verdura, sin da tempi antichi è impiegato anche per la cura di malanni minori. La tradizione vuole il kuzu come alimento di base per ritrovare le energie, ma è soprattutto l’effetto tampone sullo stomaco ad averlo reso popolare in tutto il mondo.

Il kuzu esplica i suoi effetti benefici soprattutto a livello di stomaco, prevenendo però tutte le irritazioni a carico dell’apparato digerente, dal cavo orale al retto. Di seguito alcune delle applicazioni più frequenti per tipologia di disturbo:

Acidità di stomaco: con il suo effetto tampone, il kuzu assorbe i succhi gastrici in eccesso dando immediato sollievo da dolore e bruciori, riducendo quindi le recidive in caso di blanda ulcera;

Reflusso gastroesofageo: grazie alle sue proprietà antiacide, previene la salita dei succhi nell’esofago e la loro propagazione nelle vie respiratorie, dando immediato sollievo soprattutto ai pazienti portatori di ernia iatale;

Stitichezza: stimola la morbidezza delle feci al pari di una nutrizione ricca di fibre, sbloccando quindi gli stati di stitichezza cronica;

Dissenteria: l’effetto tampone si estende anche all’intestino, dove non solo allevia l’irritazione di color e retto, ma aiuta anche ad aumentare la consistenza delle feci e a trattenere l’acqua in caso di diarrea;

Febbre: il kuzu sarebbe anche in grado di diminuire la temperatura negli stati febbrili connessi all’influenza;

Stanchezza: l’amido presenta anche specifiche proprietà per il recupero dell’energia e del buon equilibrio psicofisico, quindi è consigliato in primavera o nei cambi di stagione, quando il corpo fatica ad adattarsi ai repentini cambiamenti climatici”.

Come assumerlo

“Si versano uno o due cucchiaini di kuzu in un bicchiere d’acqua fredda, si lascia sciogliere e si porta il tutto a ebollizione finché l’amido non si schiarisce, passando da biancastro a trasparente. Si consuma a piccoli sorsi, anche più volte nell’arco della giornata. Aggiungendo un po’ di salsa di soia o miso, diventa un consommé. Si può aggiungere a fine cottura a zuppe e minestre”.

Controindicazioni

“Il Kuzu – ci tiene a precisare la naturopata – pur essendo ricco di fitoestrogeni, non è controindicato in modo assoluto a chi ha problemi ormonali e tiroidei. Se lo si utilizza al bisogno ed in piccole quantità, di sicuro non ci sono problemi. Diverso è usare prodotti concentrati già in commercio”.

Bioterapia nutrizionale

In caso di gastralgie, inclusa l’ulcera occorre masticare bene i cibi per evitare che ristagnino troppo a lungo nel lume gastrico e danneggino il trofismo della mucosa, non usare alimenti troppo caldi o freddi e mangiare LENTAMENTE.

Fra tutti gli alimenti, quelli zuccherini sono certamente i peggiori, in quanto in ambiente acido fermentano e distendono il lume, aumentando i problemi. No a farine, quindi. No frutta cruda insieme alle farine (pane, pasta, dolci, polenta). Sì frutta cotta. Riso e patate sì, ma non sotto forma di minestre. L’eccesso di liquidi in generale, costituisce una controindicazione assoluta. Usare gli alimenti più asciutti possibile.

Evitare la carne rossa per non stimolare l’azione dell’acido cloridrico, ma anche per il ferro, che lede le mucose. Predigerire con limone petto di tacchino o di pollo e poi cuocerlo rapidamente, per non denaturare le proteine che sarebbero molto irritanti altrimenti per la mucosa gastrica. Sconsiglio il pesce e tutti latticini. Uovo sì, ma non sodo. Ridurre al minimo i grassi animali per evitare lentezza digestiva, solo olio evo e mai cotto, per non stimolare il fegato, non richiesto in queste situazioni.

Verdure: povere in cellulosa, quindi ridurre crucifere come cavolfiore, broccoli e broccoletti sia per il contenuto in iodio e zinco, rame, sia per lo stroma compatto. Sì a cavolo cappuccio, sia verde che rosso. Evitare verdure ricche di ferro, gastrolesivo, come radicchio, rucola, spinaci. Fa eccezione l’ortica, che pur essendo ricca di ferro, è un farmaco in gastriti e ulcere.

Quindi, verdure, meglio cotte, povere in ferro e cellulosa. Lenitive sono: lattuga, indivia, finocchio, asparagi, carciofi e zucchine. I legumi sono di difficile digestione nelle patologie gastriche, sia per il ferro che per la cellulosa. Il peperoncino ha una azione eupeptica e facilita i processi digestivi, inoltre è un cicatrizzante efficace e provoca vasodilatazione locale, arrivando sangue (che ha pH alcalino), si attivano i fattori di difesa e riparazione tissutale. La capsaicina ha azione antibatterica documentata, utile contro HelicobacterPylori. Unico limite all’utilizzo di peperoncino: insufficienze renali con iperazotemie e creatinemie o AIP. L’eccesso di sostanze azotate lo rende inadatto ed essendo una solanacea può aumentare la permeabilità intestinale. Per la stessa ragione il peperoncino aggrava alcune forme di ipertensione, che scompaiono se si riduce o elimina il consumo.

In sintesi: pochi zuccheri semplici, niente minestre o alimenti imbibiti di acqua, proteine ridotte, predigerite o crude (prosciutto), niente legumi, verdure cotte povere di cellulosa, ferro e iodio, frutta cotta o cruda, ma non molto acida e poco zuccherina, niente formaggi e latticini, sempre considerato quali sono i cibi ammessi dal piano alimentare seguito e concordato con un medico o nutrizionista.

“Occorre tener presente – conclude Monica Bertoletti – che problemi di stomaco ricorrenti o cronici richiedono una valutazione generale da parte di un terapeuta. In ogni caso, è fondamentale curare gli organi correlati, ossia intestino e fegato, con un approccio a 360 gradi, che comprenda anche gli aspetti energetici ed emotivi”.

Fonte: https://www.orticaweb.it/kuzu-la-radice-amica-dello-stomaco/

Un commento

  1. Praticamente non si può mangiare nulla!
    O meglio poca varietà di verdura cotta, frutta, uova e carne tacchino o pollo predigerita.
    In compenso si dovranno assumere una infinità di integratori per compensare tutto quello che non si assume.
    Trovare due specialisti che la pensano nello stesso modo è praticamente impossibile! Come dobbiamo regolarci noi poveri “ignoranti” in materia?

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