Siamo “Figli delle stelle”? La Vita viaggia nello spazio con la Polvere Interstellare

di Fabio Perelli

Lo spostamento della vita da un pianeta a un altro è possibile: forme di vita terrestri si avventurano abitualmente (e senza troppi problemi) oltre l’atmosfera.

Un pianeta che accoglie la vita non è una scatola a tenuta stagna. L’atmosfera del pianeta Terra fa tanto per contenere il mondo vivente al suo interno, permettendo un flusso molto limitato da e verso l’esterno. Tuttavia, qualcosa ogni tanto sfugge al suo ‘controllo’ e si lascia trasportare passivamente nello spazio interplanetario, potenzialmente raggiungendo altri pianeti.

Nessuno sa se tramite questo meccanismo la vita terrestre sia stata in grado di “fecondare” altri luoghi, o se la stessa sia arrivata da qualche altra parte. Ma certamente il nuovo lavoro guidato da Arjun Berera, dell’University of Edinburgh’s School of Physics and Astronomy, dimostra che lo spostamento della vita da un pianeta a un altro è possibile, e che forme di vita terrestri si avventurano abitualmente e senza troppi patemi oltre l’atmosfera.

Lo studio, pubblicato su Astrobiology, mostra come flussi di “polvere interstellare”, che viaggiano a velocità che raggiungono i 70 km al secondo, possono collidere con particelle presenti nella nostra atmosfera, riuscendo a sbalzarle fuori dal campo gravitazionale terrestre, fino a ritrovarsi alla deriva negli spazi interplanetari.

Un discreto numero di forme di vita si trova comunemente oltre i 150 km dalla superficie terrestre, una distanza alla quale il rischio di essere scagliati fuori dall’atmosfera dai flussi di polvere interstellare è concreto. Tra esse oltre a batteri e alghe microscopiche, figurano anche piccoli animali, come gli incredibili “tardigradi”, le cui doti di resistenza e resilienza negli spazi interstellari sono già state descritte.

È già da tempo, a dire il vero, che si sospetta la possibilità che la vita possa viaggiare da un pianeta a un altro, e che in questo modo possa aver fecondato luoghi lontani. Secondo una teoria controversa, nota come “panspermia”, lo sbocciare della vita sul nostro pianeta, si dovrebbe proprio a un antico bombardamento di corpi extraterrestri, da cui sarebbe “sbarcata”.

La novità del lavoro di Berera e colleghi, è insita nella dimostrazione che la vita, per colonizzare un altro pianeta, non necessita per forza di grandi impatti, come quelli di asteroidi, comete o meteoriti, ma può essere veicolata anche da semplici flussi di polvere interstellare. Questi ultimi avvengono con molta più frequenza, e aumentano in modo considerevole la probabilità che alcune semplici forme di vita effettivamente possano aver colonizzato altri pianeti o che la stessa vita terrestre possa avere una provenienza ‘aliena’.

Anche la stessa composizione dell’atmosfera del nostro pianeta come di qualsiasi altro, appare pertanto in quest’ottica continuamente soggetta alle influenze delle sostanze contenute nella polvere interstellare. “L’affermazione che le collisioni di polvere spaziale possano spingere organismi per distanze enormi tra i pianeti”, spiega Berera, “solleva alcune eccitanti prospettive su come la vita e le atmosfere dei pianeti si sono originate. Il rapido flusso di polveri interstellari intercorre tra tutti i sistemi planetari e può essere un fattore comune nel proliferare della vita.”

Articolo di Fabio Perelli

Fonte: https://oggiscienza.it/2017/12/12/polvere-interstellare-vita-spazio/

LE INFLUENZE CELESTI
Uomo, universo e mistero cosmico
di Rodney Collin

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Quest'opera è uno dei tentativi più arditi di dare un volto nuovo all'interpretazione della storia, della fisiologia, dell'astrologia, della medicina, della cosmogonia, dello spazio, del tempo, della psicologia, del diritto, della polemologia. Opera interessantissima, sopratutto perché, come nella tradizione della Quarta Via, onnicomprensiva, non settaria, aperta ad ogni possibile verifica e cambiamento. Non dogmatica, unisce i principi della deduzione in un tutto inseparabile.

Quando il matematico e filosofo russo Ouspensky incontrò George Ivanovich Gurdjieff, iniziava un nuovo capitolo dell'eterna storia della Verità.
Gurdjieff era un personaggio particolare, e sosteneva di trattare di "cristianesimo esoterico", applicato secondo metodi che finalmente stavano per essere rivelati a coloro che intendevano lavorare su se stessi.

Ouspensky scrisse un'opera interessantissima su questo incontro e sui metodi che Gurdjieff applicò nell'arco di tempo in cui restò in contatto con lui. In seguito, Ouspensky decise di lavorare per conto proprio, separando il "sistema" da colui che lo aveva insegnato.

Inizia un periodo di conferenze a Londra, dove Rodney Collin lo conosce e inizia a lavorare ad un progetto ambizioso: la classificazione di tutte le scienze alla stregua dei principi esposti nel "metodo".

Il libro si sviluppa su basi autonome, intimamente vissute dall'autore. Al cultore di esoterismo vengono offerte stimolanti ipotesi di lavoro che possono condurre ad una comprensione profonda di alcuni tra i più affascinanti misteri della vita: le antiche e autentiche basi dell'astrologia, la reincarnazione, il destino dell'uomo, la liberazione dal ciclo delle nascite e delle morti vengono esposti in modo distaccato, e senza pregiudizi di ordine morale e condizionamenti dottrinari o di tipo orientale.

L'opera è nello stesso tempo audace, leggibile, e convincente. Kenneth Walker l'ha definita: "un tentativo tremendamente audace di trattare dei misteri dell'universo e della vita e la morte dell'uomo. Dall'insieme delle sue considerazioni emerge la conclusione che lo scopo di ogni cosa nell'universo, dal sole alla cellula, è quello di ottenere un livello superiore di consapevolezza.

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