Lockdown a Shanghai: l’Incubo Distopico della Città Cinese

di Miriam Gualandi

Le poche e frammentarie notizie che arrivano da Shanghai, in Cina, sembrano tratte direttamente dalle pagine di un libro futuristico e distopico.

Milioni di persone chiuse in casa, droni che sorvolano le città intimando alle persone di “contenere il proprio desiderio di libertà”. Animali domestici positivi al Covid destinati all’abbattimento, pazienti “infetti” prelevati e condotti in ospedali da campo in zone limitrofe, a volte anche a centinaia di chilometri di distanza dalle proprie abitazioni.

Siamo di fronte, a quanto sembra, al totale fallimento dell’approccio “zero covid”, politica che avrebbe dovuto portare la Cina fuori dall’emergenza coronavirus grazie ad un dispiegamento di test di massa e rigidi lockdown a cadenza regolare. La propaganda cinese ne aveva fatto una strategia vincente, che garantiva meno morti e una crescita economica migliore rispetto ad altri paesi. Controllo sociale e crescita economica al massimo non sono novità per il Paese, che ad oggi però tiene in ostaggio milioni e milioni di cittadini con le stesse fallimentari misure.

Il risultato è dunque che da fine marzo Shanghai è completamente chiusa fino a data da destinarsi. Come riporta The Economist, i cittadini avrebbero avuto anche pochissimo tempo per prepararsi, al punto da prendere d’assalto i supermercati. Sulla piattaforma di messaggistica Weibo sarebbero apparse anche diverse richieste di aiuto di persone a cui viene impedito di lasciare la propria abitazione, anche per motivi di salute; inoltre mancano farmaci e le persone si accapigliano per l’acqua potabile. Video ripresi con i cellulari mostrano folle di cittadini respinti dalla polizia e le urla dai balconi della città.

Magazzini e centri espositivi abbandonati sono stati trasformati in centri di isolamento improvvisati per i positivi al test. Addirittura, come riporta sempre The Economist, il Governo avrebbe inizialmente applicato una politica per cui i bambini positivi al covid, anche se di pochi mesi, venivano separati dai propri genitori. Diversi video apparsi sui social cinesi avrebbero contribuito a creare lo scandalo, costringendo il governo a concedere ai genitori infetti di restare con i propri figli e ai genitori sani di bambini infetti di fare domanda per andare con loro.

Pochi giorni fa le autorità avrebbero annunciato che cominceranno ad allentare il blocco nelle comunità in cui non si segnalano casi positivi entro 14 giorni dall’ultimo test. I cittadini potranno uscire dalle proprie abitazioni e muoversi nel proprio quartiere.

Una situazione di controllo e repressione inimmaginabile dopo due anni di emergenza sanitaria. E viene da chiedersi se a qualcuno interessano i diritti umani di milioni di cittadini cinesi.

Articolo di Miriam Gualandi

Fonte: https://www.byoblu.com/2022/04/10/lockdown-a-shanghai-lincubo-distopico-della-citta-cinese/

LA GLOBALIZZAZIONE DELLA NATO
Guerre imperialiste e globalizzazioni armate
di Mahdi Darius Nazemroaya

La Globalizzazione della Nato

Guerre imperialiste e globalizzazioni armate

di Mahdi Darius Nazemroaya

"Questo libro è obbligatorio da leggere per coloro che si sono impegnati a invertire la rotta della guerra e della conquista imperialista da parte della più imponente macchina bellica del mondo" Michel Chossudovsky - Direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione

Originata dalla Guerra Fredda, l’esistenza della North Atlantic Treaty Organization era giustificata quale argine di difesa nei confronti di ogni minaccia sovietica nei confronti dell’Europa Occidentale.

Tale ragion d’essere è da lungo tempo svanita con il collasso dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda. Nonostante ciò la NATO ha continuato a espandersi senza sosta proprio verso Est, in direzione del suo antico nemico.

La Jugoslavia in particolare ha costituito un punto di svolta per l’Alleanza Atlantica e il suo mandato. L’organizzazione ha mutato il proprio quadro strategico da difensivo in offensivo sotto il pretesto dell’umanitarismo.

Proprio partendo dalla Jugoslavia la NATO ha intrapreso il proprio cammino verso la globalizzazione, andando a interessare un’area di operazioni più estesa al di fuori del continente europeo.

Assurta via via sempre più a simbolo del militarismo statunitense e della diplomazia dei missili, la NATO ha agito come braccio del Pentagono ed è stata dislocata nelle zone di combattimento dove sono stati impegnati gli Stati Uniti e i loro alleati.

Dov’è finito l’originario scopo difensivo per cui la NATO è stata creata?
Quali sono i progetti occulti che sottendono a questa organizzazione?

Scopri la Globalizzazione della Nato,
tra Guerra imperialista e colonizzazione armata

Indice

Ringraziamenti

Prefazione. Le avvertenze di un consigliere del Segretario generale dell'ONU, di Denis J. Halliday

1 Uno sguardo d'insieme sull'espansionismo della NATO: prometeismo?
2 L'UE, l'espansionismo della NATO e il Partenariato per la Pace
3 La Jugoslavia e la reinvenzione della NATO
4 La NATO in Afghanistan
5 Il Dialogo Mediterraneo (DM) della NATO
6 La NATO nel Golfo Persico. L'Iniziativa per la sicurezza nel Golfo
7 La penetrazione nello spazio postsovietico
8 La NATO e gli alti mari. Il controllo delle rotte marittime strategiche
9 Il progetto dello scudo missilistico globale
10 La NATO e l'Africa
11 La militarizzazione del Giappone e dell'Asia-Pacifico
12 L'avanzata nel cuore dell'Eurasia: l'accerchiamento di Russia, Cina e Iran
13 Le controalleanze eurasiatiche
14 La NATO e il Levante: Libano e Siria
15 L'America e la NATO rapportati con Roma e gli alleati peninsulari
16 Militarizzazione globale: alle porte della terza guerra mondiale?

Note
Appendice. La strada per Mosca passa da Kiev

Fonti delle Illustrazioni

La NATO in Afghanistan - Anteprima di "La Globalizzazione della Nato"

La collocazione dell’Afghanistan ha sempre avuto un particolare significato.

Questa Nazione priva di sbocchi sul mare si trova esattamente in una posizione mediana all’incrocio tra Asia centrale, subcontinente indiano e Medio Oriente. Il Paese è importante per diverse ragioni geo-strategiche ed economiche.

Per prima cosa, l’Afghanistan costituisce uno snodo geo-strategico che va a lambire l’Iran, la ex Unione Sovietica e la Cina, rendendolo parecchio appetibile. Nel corso della sua intera storia quest’area geografica è servita da cuscinetto tra Iran, India e Cina. Più tardi, dopo essersi reso indipendente dall’Iran, l’Afghanistan ha rivestito la stessa funzione tra l’Iran, la Russia (e poi l’URSS) e l’India, a quel tempo ancora sottoposta al dominio coloniale britannico, successivamente divisa tra Repubblica dell’India e Pakistan. L’Afghanistan è il luogo ideale per inserire un cuneo tra le grandi potenze eurasiatiche e per stabilire una presenza militare permanente da cui lanciare future operazioni in tutto il continente.

In secondo luogo, esso rappresenta la porta di ingresso ai Paesi dell’Asia centrale ricchi di materie prime, che permette di bypassare i territori dell’Iran, della Federazione russa e della Cina. Ciò costituisce un fattore di notevole importanza poiché consente a forze extra-regionali come Stati Uniti o Gran Bretagna di usare questo Paese allo scopo di aggirare tali potenze rivali della regione. Per anni uno dei progetti più importanti per Washington e le sue corporation è stato un corridoio energetico che passasse in territorio pakistano e afgano, partendo dai campi petroliferi e dalle riserve di gas naturale dell’Asia centrale.

Le missioni di combattimento della NATO si sono concentrate in gran parte nel sudovest e nel nord-ovest dell’Afghanistan, proprio dove era stato progettato il percorso di una pipeline strategica che trasportasse petrolio e gas naturale dall’Asia centrale fino all’Oceano Indiano. Prima dell’11 settembre 2001 Washington era stata coinvolta in negoziati infruttuosi col governo talebano al fine di garantire la sicurezza per questo corridoio energetico in progettazione.

Per continuare a leggere, clicca qui: > La NATO in Afghanistan - Anteprima di "La Globalizzazione della Nato"

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