Fisco: Prelievi diretti delle Tasse dal nostro Conto corrente

Nessun limite ai poteri del fisco. In una intervista al Messaggero, a spiegare le nuove modalità di prelievo è il capo dell’Agenzia delle Entrate. I prelievi saranno effettuati direttamente sui conti correnti degli italiani.

Tasse casa 2017: esenzioni e scadenze per il pagamento ...

Secondo Ernesto Maria Ruffini “…il tema delle scadenze potrebbe essere un buon punto di partenza per il secondo capitolo della riforma fiscale”. E quale? Prelievo alla fonte, in nome di una semplificazione dei pagamenti.

Solo per Iva e Irap si parla addirittura fino a 31 versamenti… Il fisco però ti è “amico”, quindi “per ridurre questi numeri il fisco potrebbe chiedere ogni mese o ogni tre mesi l’autorizzazione al contribuente di prelevare il dovuto dal suo conto corrente, con le compensazioni già fatte automaticamente o come crediti per le successive scadenze. In questo modo il numero dei versamenti sarebbe da 4 a 12 l’anno”.

E se sbagliano? E se si innesca un contenzioso? Davvero il prelievo alla fonte risolve i problemi? Perché lo Stato, che è di nome e di fatto un cattivo pagatore, non compensa le tasse con i debiti che le pubbliche amministrazioni vantano verso le imprese che da anni non ricevono il dovuto?

E se invece fosse il cittadino ad avere il diritto di entrare nel conto corrente dello Stato e prendere quello che gli spetta? O è solo il fisco a poter accedere e prelevare ciò che pretende, senza proroghe, sconti e rinvii mentre non ci sono più lacrime per piangere?

Fonte: https://www.lanuovapadania.it/economia/fisco-prelievi-diretti-delle-tasse-dal-nostro-conto-corrente/

TECNICHE DI RESISTENZA INTERIORE
Come sopravvivere alla crisi della nostra società
di Pietro Trabucchi

Tecniche di Resistenza Interiore

Come sopravvivere alla crisi della nostra società

di Pietro Trabucchi

In questo libro agile e intelligente, che è an­che un interessante excursus sulle princi­pali conquiste cognitive dell'essere umano nell'arco della sua straordinaria evoluzione - e solo all'apparenza un manuale self-help - l'autore ci insegna a decifrare i segnali più chiari e allarmanti della nostra attuale "de­cadenza" ma anche le tecniche per recupe­rare e allenare quello straordinario patrimo­nio di risorse psicologiche che chiamiamo "resilienza".

Prima ancora che economica, la crisi da cui tutti ci sentiamo attraversati si sta rivelando, essenzialmente, interiore. Nella nostra so­cietà, caratterizzata dal venir meno dei tradi­zionali vincoli di fiducia e di responsabilità, assistiamo infatti a un progressivo indebo­limento delle forze mentali e motivazionali degli individui.

Se, come sembra, il dominio incontrastato della tecnologia ha tracciato l'unico orizzonte possibile di futuro, non vale più nemmeno la pena chiedersi se Inter­net ci renda stupidi o intelligenti. La rispo­sta c'è già: essere sempre connessi con un al­trove, "condividere" ogni esperienza per la paura di non percepirla come davvero reale, ci sta trasformando in persone disattente, di­stratte, dissociate.

Se non utilizzate in maniera consapevole, le tecnologie digitali - computer, social network, smartphone - riducono la capacità di rimane­re concentrati anche per pochi istanti su di un obiettivo, minano le nostre fondamenta cor­poree e percettive.

Sono tanti i fattori educa­tivi e culturali legati allo stile di vita che de­terminano un simile scenario: crediamo che ogni minima difficoltà possa essere affron­tata e superata per mezzo di pillole o aiuti esterni; ci sentiamo demotivati quando la no­stra volontà individuale è ostacolata perché in antitesi con la propensione al consumo; miti come "il talento" o le "capacità innate" - sup­portati dal ricorso a una genetica non di rado fraintesa - erodono la fiducia nelle capacità personali del soggetto di raggiungere il suc­cesso grazie alla fatica e all'impegno.

Ma non tutto è perduto. Attingendo alla sua esperienza di preparatore mentale di cam­pioni, come a quella di docente universitario e ricercatore, Trabucchi sostiene che possiamo ancora farcela, se non staremo fermi ad aspet­tare che siano le riforme politiche o ammini­strative a salvarci, se ciascuno di noi comin­cerà a lavorare per primo sulle proprie risorse interiori.

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