L’annullamento del Sacro Femminile e delle Società Gilaniche

Dobbiamo agli studi di Riane Eisler e di Marija Gimbutas la meravigliosa scoperta delle società cosiddette “Gilaniche”. Un pezzo di storia che è stato deliberatamente eliminato dai testi scolastici di base…

La società di cui facciamo parte ha una struttura gerarchica e innegabilmente patriarcale, in cui il cognome familiare (discendenza arbitraria) deriva dal padre, mentre il genoma (discendenza oggettiva) viene trasferito dalla madre ai figli… In questo tipo di società, la donna per affrancarsi da millenni di schiavitù, si è emancipata assumendo un ruolo maschile pseudo equalitario. Difficile immaginare una società basata su valori diversi.

Eppure non è sempre stato così! Per riuscire ad individuare questa grande egregora che governa la nostra realtà, dobbiamo avvalerci di studi relativamente recenti. Ci troviamo infatti in presenza di una programmazione collettiva che è stata molto ben nascosta; per fare ciò è stato necessario falsificare i libri di storia (e non è la prima volta), tagliandone via un pezzo: circa 3/4 mila anni appena…

Quando pensiamo al Paleolitico e al Neolitico, ovvero al periodo che va tra il 7000 ed il 1500 a.c., siamo portati ad immaginare un bruto capellone con una clava che trascina una donna per i capelli nella caverna. Nulla di più sbagliato! Ci troviamo, invece, in presenza di una società evoluta, creativa, equalitaria e profondamente fondata sul “Sacro femminino”.

Dobbiamo queste informazioni alle ricerche di Riane Eisler (antropologa) e di Marija Gimbutas (archeologa) due studiose che hanno affrontato il contesto oscuro del periodo post-diluviano. Purtroppo, gli studi di queste due ricercatrici si svolgono nel secondo dopoguerra e si muovono in un terreno di impegno sociale ad indirizzo marcatamente femminista. Inoltre, i loro studi hanno trovato come unica vera cassa di risonanza, alla fine degli anni ’60 dello scorso secolo, l’ambiente culturale anarchico/politico, in questo modo attirandosi addosso strali di maledizioni da parte di ogni accademico dell’epoca. Questo malinteso culturale, ha messo in secondo piano l’assoluta bontà e veridicità degli stessi studi, anche a livello scientifico.

Marija Gimbutas

Marija Gimbutas

Nel 1991, l’archeologa lituana Marija Gimbutas affermava: Rifiuto l’assunto secondo il quale con il termine civiltà ci si riferisca necessariamente a società guerriere maschili. La base di ogni civiltà risiede nel suo livello di creazioni artistiche, di conquiste estetiche, di valori non materiali e di liberà, che danno significato, valore e gioia alla vita per tutti i suoi cittadini, così come un equilibrio di potere tra i due sessi”.

Le società equalitarie del dopo diluvio

Quando parla di civiltà con un alto livello di arte, libertà ed estetica, Gimbutas si riferisce a quelle società neolitiche (7.000-3.000 a.C circa) da lei stessa scoperte e studiate, che si caratterizzano per essere non patriarcali, non violente e prive di una gerarchia sociale (non a caso gli uomini e le donne godono degli stessi diritti). Le ricerche e i ritrovamenti dell’archeologo James Patrick Mallory, hanno avvalorato le sue teorie. Queste civiltà, sono state studiate anche dall’antropologa austriaca Riane Eisler, la quale ha introdotto i concetti di “gilania” e di “androcrazia”, definendo le società scoperte da Gimbutas, “gilaniche”.

Secondo Riane Eisler esistono e sono esistiti due modelli di società: quello mutuale (gilanico) e quello dominatore (androcratico). Il primo si basa sul potere creativo, si ispira al concetto di unione ed è equilibrato; il secondo, invece, si fonda sul potere distruttivo (guerra, imposizione violenta, sfruttamento, gerarchia sociale), sviluppa in modo prioritario gli strumenti del dominio (guerra e schiavitù) ed è squilibrato.

L’elemento più importante delle società di tipo dominatore è il ruolo subordinato della donna, in ogni ambito della vita sociale. È importante far presente che in nessun sito o tomba appartenuti ad una società gilanica, sono state trovate armi, neppure nell’età della lavorazione dei metalli, e che nessuna raffigurazione riporta scene di guerra. Al contrario, questi siti si sono rivelati ricchi di simboli presi dalla natura, immagini e statuette femminili gravide o in fase di parto. Le rappresentazioni della Grande Madre, che rappresentano l’espressione sacra e votiva delle società gilaniche, sono state rinvenute in tutta Europa testimoniando l’ampia diffusione di queste civiltà.

Delfini
Secondo Riane Eisler, un primo, importante, esempio di società di tipo gilanico è quella minoica dell’antica Creta, in tutto il periodo che precede il dominio degli Achei. I reperti rinvenuti nella città di Cnosso, quali ceramiche, sculture e affreschi, dimostrerebbero che l’isola godeva di un buon sviluppo economico in moltissimi ambiti e che i suoi abitanti, donne incluse, godevano di libertà e autonomia.

I Kurgan, i “buoni” padri indoeuropei dei libri di storia ed il genocidio delle culture gilaniche

L’ipotesi dei popoli Kurgan, fu presentata per la prima volta nel corso degli anni Cinquanta da Marija Gimbutas, e fu rielaborata nel corso dei decenni successivi. La cultura kurgan (caratterizzata da territorialismo, arti belliche e sistema sociale patrilineare e patriarcale) si riferisce a quella di alcune tribù «mobili e pastorali, che si ritiene parlassero protoindoeuropeo e che si espansero in Europa tra il 4.500 e il 2.500 a.C.». Essa, che è stata ipotizzata e ricostruita sulla base di un lessico protoindoeuropeo e confermata da studi di linguistica indoeuropea e di archeologia, è «caratterizzata da un’agricoltura rudimentale, dal territorialismo, dalle arti belliche e da un sistema sociale patrilineare e patriarcale».

Gimbutas ipotizzò tre ondate di invasioni dei popoli indoeuropei in Europa, che portarono all’estinzione delle società gilaniche. Questi tre stadi di espansione territoriale, che secondo Lehmann possono essere collegati con i tre principali gruppi di lingua indoeuropea in Europa, si verificarono:
• tra il 4000 e il 3500 a.C.
• tra il 3500 e il 3000 a.C.
• tra il 3000 e il 2500 a.C.

Le popolazioni indoeuropee, patriarcali e guerriere, provenienti dall’area caucasica e siberica, si introdussero in Europa, estinguendo o assoggettando con le armi le comunità gilaniche, imponendo un modello sociale gerarchico e guerresco, dove la forza fisica e l’autorità maschile erano gli elementi dominanti.

Ogni donna, da quel momento, fu destinata alla schiavitù e al concubinaggio forzato. L’ordine naturale e pacifico venne represso. Si istituì la proprietà privata. I popoli assoggettati furono mantenuti e ‘normalizzati’ entro rigide leggi (sedicenti divine, in realtà marziali) e in condizione di servitù permanente.

Questa servitù e ‘questo stato’, venne con il tempo metabolizzato dalla coscienza umana, divenendo normalità, consuetudine, ovvietà, alla quale ci si è abituati. E’ dunque qui, e per questi motivi, che nasce la cultura del dominio e la struttura piramidale dello Stato.

Ed è da questa logica oppressiva che nascerà quella che oggi viene definita paradossalmente ‘civiltà‘. Il nostro intendere la politica, la moderna organizzazione sociale, l’autorità costituita, i confini e gli eserciti, derivano quindi dai Kurgan ed è ovvio che, dopo 3000 anni di questa cultura, sembra impossibile oggi concepire un altro sistema di organizzazione sociale diversa da quella statale. Si possono notare spaventose differenze tra le rappresentazioni artistiche cretesi, ad esempio, e quelle dei loro colleghi conquistatori achei… come se il tempo fosse arretrato di millenni.

Quindi possiamo concludere che in un’epoca post diluviana, l’essere umano si sia organizzato naturalmente in una forma sociale pacifica ed evoluta, equalitaria, creativa e basata sul sacro femminile della Dea Madre. Tutto ciò che conosciamo sulla nostra società in quanto gerarchia, proprietà, territorialità, valore dei beni, strutture politico sociali è una grande Egregora, del tutto arbitraria, non “necessaria”, anzi, inimmaginabile se non imposta con la forza. Una dimostrazione di come il Darwinismo dia il nome di “sopravvivenza del più adatto”, all’esercizio sistematico della violenza e della prevaricazione; concetto che, se applicato a creature dotate di consapevolezza, non può essere certo fatto passare come educativo in senso stretto…

La credenza di aver bisogno di strutture sociali organizzate, autoritarie, immanenti e di dover eleggere rappresentanti, costituire codici di leggi, di prevalere o soccombere, non è altro che una ipotesi, un potenziale, assurto a gigantesca forma pensiero schiavizzatrice.

Fonte: http://allediecidellamattina.altervista.org/la-grande-egregora-della-gerarchia-e-lannullamento-del-sacro-femminile-le-societa-gilaniche/

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