Testimonianza di Elena Vio (Infermiera Ribelle)

Io sono infermiera. Non ho fatto il giuramento di Ippocrate ma lo sento profondamente mio. Per questo dopo la sospensione e la morte di mio marito, infermiere anch’esso, in ospedale, mal curato perché famiglia no vax (e sottolineo… NO VAX: IO SONO ORGOGLIOSA DI ESSERLO) mi sono licenziata.

Non appartengo più a questa sanità che da tempo ha smesso di essere al servizio della persona ma solo del dio denaro. Io sono andata a lavorare in terapia intensiva Covid tra il 2020 e 2021, prima della sospensione; per fortuna in quella dove ho lavorato non ho mai assistito a balletti ma piuttosto a una profonda cura dei pazienti… a meno che non fossero no vax.

C’è una ignoranza abissale nel discorso terapie anti covid e vaccini nella quasi totalità degli operatori, sia medici che infermieri, una volontà di non informarsi e una adesione pressoché totale ai PROTOCOLLI e ai diktat che vengono dall’alto. Ottusi e ciechi. Peccato, perché dal punto di vista pratico ho assistito a grande manualità e professionalità. Ma come automi e, sottolineo, prima che si vaxassero.

Gli anni passati hanno plasmato questa categoria, e a parte pochi e sparuti elementi, non c’è possibilità di ragionamento nemmeno di fronte all’evidenza. Per esempio: il primario e i medici della terapia intensiva Covid dove lavoravo sono stati tra i primi a sottoporsi alla vaccinazione anticovid, prima dose fine dicembre 2020 e seconda dose metà gennaio 2021. Bene, dopo la prima dose siamo rimasti senza medici per più di una settimana, tutti a casa ammalati e positivi (per quel che può valere il tampone farlocco). Dopo la seconda dose, idem.

Il primario ha perfino dato una intervista sul giornale locale, stupefatto per l’accaduto, dandosi la spiegazione che “FORSE ERA GIÀ AMMALATO E COVAVA L’INFEZIONE MA CERTAMENTE NON C’È CORRELAZIONE CON LA VACCINAZIONE”.

Questi non li recuperiamo più, figuriamoci adesso con le tre-quattro dosi. Io ormai aspetto il karma. La persona più importante della mia vita non è più al mio fianco, la mia vita è distrutta ma non cederò mai, per le mie figlie e le future generazioni. (Testimonianza di Elena Vio)

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Abbiamo sempre detto, ormai da anni, che la “pandemia” non è stata altro che l’ennesimo tentativo progettato dalle élite di assoggettare la popolazione mondiale al loro volere. È una lotta tra il bene ed il male, tra luce e tenebre.

Ma chi comanda veramente il mondo da secoli se non da millenni? Sappiamo che tutte le più grosse ed influenti famiglie che detengono tutti gli aspetti del vero potere in tutti i settori della nostra vita, i burattai, sono ebrei Ashkenaziti.

In un’interessante intervista di Marcello Pamio a Giovanni Cianti, l’autore descrive con dovizia di particolari, come questo gruppo etnico, (che si stima essere sull’ordine delle 8-10 milioni di persone sparse per il globo), non solo sia dotato di un quoziente intellettivo superiore alla norma, ma goda di una grande longevità per via del loro DNA, che si guardano bene di mescolare con quello delle persone fuori dal loro gruppo (l’intervista è piena di nomi e cognomi di alcune di queste persone).

Da questa premesse, parte il racconto di un popolo che è stato ed è tanto potente quanto nascosto ai più. E che da “mandriani” controllano a loro piacimento gli esseri umani, trattati da loro, per l’appunto, come un gregge da condurre (questi due anni di covid ce ne hanno dato prova lampante).

Rispondono ad un solo ed unico dio, da millenni, che per loro si chiama Satana. Ed ecco spiegato perché ai giorni nostri si sta facendo di tutto per sdoganare la chiesa di Satana (Chelsea Clinton docet).

Nell’intervista trovano spazio anche le figure di Donald Trump e Vladimir Putin, anch’essi considerati dall’autore facenti parte della grande famiglia degli Ashkenaziti.

Articolo di Leonardo Santi

Fonte: https://t.me/+RgVqdy7j2kM5YTE0 (canale telegram di Leonardo Santi)

GLI SPECCHI ESSENI
Il codice per interpretare la mappa della tua vita
di Giovanna Garbuio

Gli Specchi Esseni

Il codice per interpretare la mappa della tua vita

di Giovanna Garbuio

Giovanna Garbuio ci offre quattordici potenti strumenti di conoscenza, conosciuti come gli "specchi esseni": un interessante schema di indagine che ci può venire in aiuto per interpretare la realtà, grazie a quello che riflettiamo negli altri, permettendoci di riscoprire chi siamo e perché accade ciò che accade.  

Secondo la teoria degli specchi esseni la realtà, che viviamo come qualcosa di altro da noi stessi, reagisce a come siamo. Il mondo che percepiamo all'esterno è solo una proiezione di come siamo al nostro interno e quello che osserviamo in un altro individuo è solo il riflesso di ciò che proviamo per primi nei confronti di noi stessi.

Dato che tutto ciò che ci accade nella vita è solo una proiezione della nostra interiorità, risulta molto efficace utilizzare ogni situazione, ogni accadimento esterno come un'indicazione per comprendere meglio noi stessi.

La realtà fuori di noi infatti serve semplicemente per indicarci quei lati del nostro carattere, quelle angolazioni della nostra personalità e quegli aspetti del nostro inconscio che ci ostiniamo a non voler vedere, continuando a non riconoscerli come nostri.

L'autrice dimostra che il mondo che percepiamo lì fuori è solo una proiezione di come siamo "dentro".

Quello che osserviamo in un altro individuo è il riflesso di ciò che proviamo per primi nei confronti di noi stessi. Pertanto l'incontro con l'altro, percepito come qualcosa di diverso da sé, rappresenta in realtà un incontro con se stessi, perché l'altro non è che il riflesso di ciò che di noi stessi a livello oggettivo non riusciamo a percepire.

In base a come siamo ed eventualmente a come cambiamo, la realtà è costretta ad adeguarsi.

Il problema è che finché non sappiamo chi siamo, quel che ci accade nella vita è completamente fuori controllo, al punto da far sembrare che il meccanismo alla base dell'evoluzione della realtà sia esattamente l'opposto di ciò che è.

"Non è necessario che tu cambi niente di te, non devi diventare qualcuno di diverso da quello che sei e soprattutto non è necessario che impari nulla di più di quello che già sai".

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